Fanno scalpore le dichiarazioni a caldo del pugile campano Clemente Russo al termine dell’incontro perso ingiustamente contro il russo Evgenij Tishchenko nei quarti di finale dei Giochi Olimpici di Rio.
“Anche chi non capisce un cavolo di pugilato ha visto che avevo vinto io,” ha tuonato Clemente, “dal 2012 è ricominciato lo schifo di prima.” Ecco come si è presentato alla telecamere il vicecampione olimpico dopo il verdetto shock della giuria.
Era fuori di sé, con l’adrenalina ancora in circolo, lo sguardo gonfio di rabbia, sudava, incredulo, non se lo aspettava un giudizio del genere da parte della giuria, unanime. Uno shock, uno scandalo, un insulto alla sua strepitosa carriera, con due argenti olimpici a Londra 2012 e a Pechino 2008, due ori nei Campionati mondiali dilettanti, l’ultimo vinto nel 2013 ad Almaty in Kazakistan, e due ori nei Giochi del Mediterraneo.
Anche coach Damiani ha commentato sbalordito: “È stato un furto.” Sì, lo è stato, non c’è altro modo per dirlo, perché chi ha avuto occasione di guardare l’incontro, avrà intuito che qualcosa non andava già alla fine della prima ripresa, dominata nettamente da Clemente, che grazie a un rapidissimo gioco di gambe riesce a imbambolare il russo Tishchenko colpendolo un paio di volte con due ganci violenti, che i giudici non vedono. O fanno finta di non vedere. Pazienza.
Si riprende. E al secondo round, Clemente è più deciso di prima, ma è costretto a scoprirsi se vuole vincere e concede più spazi a Tishchenko che mette a segno qualche colpo, mai pieno, ma Clemente c’è, mantiene bene la posizione sul ring, avanza e si difende. È agile a dare e a schivare i pugni del suo avversario. La ripresa termina equilibrata, ma non per i giudici che la assegnano ancora una volta al russo Tishchenko.
Nel terzo e ultimo round si spera in un ko da parte di Clemente, unica chance per ribaltare l’incontro. Un ko che non arriva. Clemente è fuori dai Giochi olimpici, ma ha vinto lui.