Claudio Pinti è positivo all’Hiv da almeno nove anni e pur sapendolo ha avuto rapporti sessuali non protetti con oltre 200 donne durante quest’arco temporale. L’hanno soprannominato l'”untore dell’Hiv” proprio per questo motivo, ma oltre all’epiteto, il suo modus operandi gli ha anche fatto guadagnare un arresto per lesioni dolose gravissime.
Il mandato di cattura è avvenuto martedì 13 giugno 2018, l’uomo è stato prelevato dalla Polizia che ha condotto le indagini assieme al Servizio Centrale Operativo (SCO) presso la residenza dei suoi genitori ad Ancona.
Oltre 200 le vittime dell’untore dell’Hiv
Si stima che il numero delle donne infettate dall’untore dell’Hiv sia superiore a 200, sarebbero ben 228 in totale. La localizzazione di queste sfortunate donne è in corso, difatti l’uomo è un autotrasportatore e ciò lo ha portato a viaggiare per tutta la penisola italiana, dandogli l’opportunità di conoscere ed incontrare tantissime potenziali partner e dunque altrettante potenziali vittime. Egli nega di essere affetto dall’Hiv e rifiuta di curarsi, ma ad agosto del 2017 è morta la sua ex compagna a causa dell’AIDS, probabilmente è stato lui ad infettarla, se le indagini dovessero confermarlo, oltre all’accusa di lesioni dolose gravissime, dovrà rispondere anche di omicidio volontario.
A far partire le indagini è stata la segnalazione della compagna, che un mese fa si era sottoposta a delle analisi del sangue e casualmente aveva scoperto di essere stata contagiata. La sua denuncia ha portato all’arresto dell’untore dell’Hiv in tempi molto ristretti, a firmare il mandato di cattura il gip Carlo Cimini che ha motivato il provvedimento anche a causa del possibile rischio di altri contagi da parte di Claudio Pinti.
Il racconto della compagna di Claudio Pinti
Agli agenti della Sezione crimini di genere della Polizia, la donna ha dichiarato: «Mi ha defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute». Passato lo shock iniziale dopo la scoperta della sua sieropositività, la vittima ha deciso di denunciare in modo da fermare quest’epidemia. Lei e l’untore dell’Hiv si erano conosciuti a febbraio di quest’anno, poi ad aprile lei cercava di curarsi per un’influenza che non voleva saperne di andar via, solo così ha scoperto la sua sieropositività. Ha provato a chiedere a Claudio Pinti delucidazioni a riguardo, ma lui ha negato di essere malato e per confutare ogni accusa ha persino inscenato un autoesame mediante il kit per il prelievo ematico. Agli agenti che lo hanno arrestato, l’uomo ha detto «Se siete convinti, procedete alla perquisizione…», incurante dell’ordinanza di custodia cautelare di 11 pagine che si è ritrovato in mano. Presso l’abitazione dei suoi genitori in cui si trovava, gli agenti hanno anche sequestrato due pc, due cellulari e un tablet, che ora sono al vaglio degli inquirenti per risalire ai suoi contatti e dunque alle sue vittime, difatti lui usava anche le chat per adescarle. Al momento l’untore di Hiv si trova presso il carcere di Montacuto e la polizia ne ha diifuso nome, cognome e foto, lanciando un appello:
“Per esigenze investigative e per il rilevante interesse pubblico che potrebbe riguardare eventuali altre vittime di reato, la Squadra mobile di Ancona sta cercando di contattare coloro che abbiano eventualmente avuto incontri sessuali con Claudio Pinti”. Il numero da chiamare è 0712288595.
Valentino Talluto: HIValentino
Quello di Pinti non è il primo caso di untore dell’Hiv: già alcuni anni fa un altro uomo era stato arrestato per il medesimo motivo, ossia, aver infettato volontariamente le proprie fidanzate e amanti, evitando di usare il preservativo. Stiamo parlando di Valentino Talluto, soprannominato HIValentino, arrestato a dicembre del 2015 e condannato nell’ottobre 2017 a 24 anni di carcere per aver infettato trenta ragazze, anche minorenni, consapevole di essere affetto dall’Hiv. Ad occuparsi del caso era stata Nadia Toffa che in un servizio de Le Iene aveva intervistato una delle sue vittime, la quale aveva raccontato:
“L’ho conosciuto appena dopo i miei diciotto anni, siamo stati insieme per circa sette mesi. Prima di sottopormi a un piccolo intervento, ho fatto delle analisi e ho scoperto di aver contratto l’Hiv. Avevo una carica virale altissima pur non avendo mai avuto disturbi”. Poi però la telefonano dalla Questura: “Mi chiedono se conoscevo un certo Valentino e così mi convocano con urgenza”. Le spiegano che l’infezione l’ha presa da lui. Una delle sue ultime partner, dopo aver scoperto il contagio, l’ha denunciato e da lì gli inquirenti avevano ricostruito una rete di almeno trenta vittime, inclusa una donna che all’epoca dell’infezione era incinta. “E’ stato tragico scoprirlo così. Sono stata innamorata di un serial killer, di un pazzo che ti ha contagiata apposta assieme a mezzo mondo”. Al momento del rapporto Valentino Talluto diceva alla partner-vittima: “Lo facciamo senza preservativo perché è più bello. Oggi noi vittime ci sentiamo su WhatsApp per supportarci aiutandoci l’una con l’altra. Ci sceglieva tutte vergini, ci voleva pure per infettarci. Stavo con un mostro. Poi i suoi gusti sono cambiati. Ha iniziato a cercare persone sposate, è stato anche con una donna incinta, una cosa orribile”.
Trenta ragazze che, a loro volta, ignare di essere state infettate, potrebbero aver contagiato altre persone e così via, se non hanno usato le dovute precauzioni. Lo stesso meccanismo potrebbe essere stato messo in atto dalle inconsapevoli 200 vittime di Claudio Pinti.
Due menti perverse e al tempo stesso estremamente lucide nel portare avanti un simile progetto di contagio sistematico. L’unica arma contro individui come Claudio Pinti e Valentino Talluto è la protezione: usate il preservativo, proteggete voi stessi e le vostre o i vostri partner. Sempre e comunque.
Carmen Morello