Il sasso frantuma le forbici e viene avvolto dalla carta; la carta avvolge il sasso ma viene tagliata dalle forbici; le forbici tagliano la carta ma vengono frantumate dal sasso.
In un podio di egualitaria importanza, gli oggetti della triade diventano comparabili. Forme, vantaggi, svantaggi e utilizzi li caratterizzano, lasciando possibile il paragone per dei motivi: sono materie, fanno parte tutte dello stesso argomento e sono correlati dalle alterne facoltà di poter “battere” ed “essere battuti”.
Assunto questo: In modo analogo, clandestino può battere donna violentata? Il parallelismo menzionato da Giorgia Meloni sussiste? Immigrazione e violenza di genere sono termini appaiabili? Riflettiamoci insieme su, compiendo prima un dovuto passo indietro.
Giorgia Meloni, l’impropria morra cinese
È il primo settembre e Giorgia Meloni sta tenendo un comizio a Perugia. Su un palco posto in piazza IV Novembre da voce al programma del suo partito, scritto per le elezioni del 25 settembre. Arriva il momento del tema immigrazione e con esso anche quello delle dichiarazioni contestabili.
“Secondo me quando qualcuno lo fai entrare ( l’immigrato ndr), gli devi dare una vita dignitosa, da italiano, da cittadino! Chiaro? Però per farlo devi governare i flussi, sennò la situazione ti scappa di mano e accade quello che abbiamo visto accadere, che loro non vedono, perché chiaramente abitano nei quartieri molto altolocati gli immigrati non c’arrivano” sostiene Meloni, adducendo con “loro” agli oppositori di coalizione.
Poi l’espressione incriminante: “Ovviamente loro sono solidali con le violenze nei confronti delle donne, purché a operare quella violenza non sia un clandestino perché nella loro morra cinese clandestino batte donna violentata“, una tesi ambigua in cui, diversamente, il pronome “loro” viene utilizzato per sostituire il nome di tutti coloro che hanno criticato la decisione della leader di pubblicare il video dello stupro di Piacenza.
Clandestino o donna violentata, è davvero un dilemma?
È chiaro cosa volesse intendere Meloni. La deputata ha retoricamente dichiarato che per “loro” è più importante dare alloggio a un clandestino piuttosto che tutelare una donna da una violenza sessuale. Alla base, l’idea impugnabile sull’ immigrazione: i clandestini, nella visione di FdI, sono in prevalenza delinquenti.
Così, la comparazione del “chi batte chi” trova senso per chi da senso alla congruenza “più clandestini, più stupri” . Allora bisogna porsi, prima di rispondere alla domanda di Meloni, un altro interrogativo: clandestino c’entra con donna violentata?
Se la risposta fosse “si”, sarebbe “no” la replica al quesito del comizio (clandestino batte donna violentata); se la risposta fosse “no”, alla questione aizzata da Giorgia non si darebbe neanche la ragione di esistere.
Gabriele Nostro