Nel 1900 l’archeologo Arthur Evans scopre la civiltà cretese, o minoica. Esso infatti libera dalla polvere quel che resta del Palazzo di Cnosso. Questa civiltà prende nome dal suo leggendario re Minosse.
La civiltà minoica si sviluppa nella cosiddetta Età del Bronzo sull’isola di Creta, quindi si sviluppa dal 3000 al 1400 a.C. circa. Questa civiltà aveva molte forze dalla sua parte. Ad esempio è grazie al commercio con Grecia, Asia Minore ed Egitto (nonché ad agricoltura ed allevamento) che costituirà il primo impero marittimo della storia. Va detto che la flotta garantiva una forte difesa, dunque le città cretesi non avevano mura di recinzione.
Il centro delle città minoiche era il Palazzo Reale (esempio di palazzo reale è il Palazzo di Cnosso). Questo tipo di costruzione estremamente complessa ben si adattava all’ambiente intorno (perlopiù costituito da coline). Parecchie terrazze, stanze, magazzini e spazi vari sorgevano circondando il vasto cortile centrale.
Probabilmente fu proprio la vasta e complessa disposizione di questi palazzi, a far nascere la famosa leggenda del labirinto. Labirinto che secondo la leggenda stessa Dedalo costruì per contenere il Minotauro, il mostruoso figlio di re Minosse (nato dall’unione di sua moglie Pasifae con un toro).
In effetti il termine “labirinto” sembra provenire da labrys ossia “doppia ascia”, guarda caso (insieme alle corna del toro ed allo scudo) oggetto venerato ed emblema della sovranità di Creta.
Data la cura impiegata dalla civiltà cretese nella costruzione delle sue città, non c’è da stupirsi che la principale funzione dell’arte minoica sia decorativa. Suo compito è abbellire i palazzi e le tombe di nobili e sovrani. Aumentando così il prestigio di queste costruzioni con suppellettili, affreschi e vasi vari.
I cretesi attribuivano agli animali delle caratteristiche tipiche delle divinità, dunque praticavano la zoolatria. Avevano inoltre particolare interesse per il toro ed il serpente. Sembrerebbe infine che amassero moltissimo la natura, la quale risulta da loro riprodotta molto accuratamente.
Claudio Sciarretti