Città-rifugio per giornalisti e scrittori: le oasi della libera espressione

Città-rifugio

Nel mondo, la libertà di espressione è sempre più minacciata. Esistono, però, delle città-rifugio nelle quali scrittori, giornalisti e artisti possono rifugiarsi ed esprimersi senza paura. E hanno una storia antichissima

L’accoglienza e la protezione di persone in fuga dal proprio Paese ha radici molto antiche.
Nel corso della storia, i templi e le città hanno rappresentato luoghi di protezione. Si dice che già ai tempi di Cristo, nel regno di Israele e di Giuda, esistessero sei città di rifugio dove potevano trovare asilo colpevoli di omicidio involontario. La tradizione venne poi ripresa dall’Antica Grecia, dove i perseguitati potevano chiedere a-sylon (protezione dal pericolo) in un tempio o in una città.

Le cose cambiarono con  il consolidamento dello Stato moderno, nel quale il diritto di asilo e di protezione dei rifugiati prese la forma di un privilegio concesso dal sovrano come segno di misericordia.
Con la Convenzione di Ginevra sull’Asilo Politico del 1951, Il diritto di asilo venne concesso solamente ai rifugiati europei scappati dal proprio Paese di origine prima del 1951. Solo in seguito, nel 1967, il diritto fu esteso a tutti i rifugiati.

La Convenzione di Ginevra, tuttavia, si limita a concedere il diritto di asilo a coloro che fuggono per un “timore di persecuzione fondato”.
Ciò esclude, di fatto, gli enormi flussi di immigrati per questioni discriminatorie, economiche, o di condizioni di vita.

1994, città-rifugio per intellettuali oppressi

Nel 1993, in seguito agli omicidi in Algeria di diversi scrittori, in particolare quello di Tahar Djaout , il Carrefour des littératures de Strasbourg (Crocevia dei letterati di Strasburgo), lancia un appello per la creazione di una struttura per la protezione dei perseguitati.
Nel novembre dello stesso anno, un gruppo di intellettuali tra cui Jacques Derrida, Pierre Bourdieu, Toni Morrison e Salman Rushdie fonda il Parlamento internazionale degli scrittori che, nel 1994, da vita a una rete di “città rifugio”.
All’iniziativa partecipano grandi città come Barcellona, Amburgo e Liverpool, dove troveranno protezione molti artisti e scrittori in fuga dall’Algeria.

L’idea alla base della città-rifugio, secondo Deridda, è garantire la democrazia dello Stato, e riformulare la politica e il diritto all’accoglienza in tutta l’Europa.

Che si tratti dell’estraneo in generale, dell’immigrato, dell’esiliato, del rifugiato, del deportato, dell’apolide, del profugo (tutte categorie da distinguere con molta prudenza), noi invitiamo queste nuove città-rifugio a modificare le politiche degli Stati, a trasformare e a rifondare le modalità dell’appartenenza delle città allo Stato.
Per esempio in una Europa in formazione o nelle strutture giuridiche internazionali, ancora dominate dalla regola della sovranità statale. Regola intangibile o supposta tale, ma anche sempre più precaria e problematica

Il Parlamento si preoccupa anche di proteggere e diffondere il lavoro degli intellettuali rifugiati.




Pubblicano Autodafé, una rivista internazionale diffusa in otto lingue, e fondano un sito Internet per favorire la circolazione delle opere censurate.

L’organizzazione si scioglie nel 2004, lasciando il posto alla Rete internazionale delle città d’asilo (INCA), fondata in Francia e composta da ben 25 Paesi.
Tuttavia, l’organizzazione, il cui scopo era fornire accoglienza e protezione a scrittori minacciati o costretti all’esilio, si dissolve nel 2005.

ICORN, rete internazionale di città-rifugio

Sulla scia dei progetti nati tra il 1994 e il 2005, nel 2006 viene fondata ICORN (International Cities of Refuge Network), in collaborazione con PEN International.
La fondazione avviene a Stavanger, in Norvegia, dove i rappresentanti di 15 città si riuniscono per dar vita a una nuova rete di accoglienza e rifugio a scrittori, giornalisti e artisti.

ICORN protegge e promuove una gamma sempre più ampia di creativi e difensori dei diritti umani, inclusi ma non limitati a blogger, romanzieri, drammaturghi, giornalisti, musicisti, poeti, scrittori di saggistica, artisti visivi, fumettisti, cantautori, traduttori, sceneggiatori ed editori.
ICORN consente loro di continuare ad esprimersi liberamente in un luogo dove sono al sicuro, ma non silenziosi.

Dal 2006, sono più di 70 le città che hanno aderito al programma.
La maggior parte di queste si trova nel Nord e nel Centro Europa. Ma sono presenti anche in USA, Messico, Argentina e Brasile.
Ad oggi, sono 183 le persone rifugiate.

L’agente del cambiamento, sia esso uno scrittore, un artista o un giornalista, fugge da minacce e persecuzioni imminenti; la città membro offre rifugio, il che significa che i valori di ospitalità, solidarietà e libertà di espressione diventano ulteriormente sanciti nel suo ethos

Altri progetti in Europa e Italia

Oltre alla rete internazionale ICORN, esistono molti progetti in Europa e in Italia.
Nel 2012, L’Aia ha lanciato il programma “Shelter Cities Program“.
Lo scopo è offrire accoglienza ai difensori dei diritti umani per un periodo che va dai 3 ai 6 mesi, entro il quale potranno “riposare” per poi tornare alla loro missione. Fanno parte del programma 12 città olandesi, insieme ad altre città in Tanzania, Georgia e Costa Rica.

Anche diverse città della Spagna, (come Madrid, Valencia, la Catalogna e il Paese Basco) hanno avviato dei programmi per la protezione dei difensori dei diritti umani.
In più, attraverso alleanze con ONG, accompagnano e sostengono comunità minacciate prevedendo opportunità di accoglienza temporanea.

Per quanto riguarda l’Italia, esistono diversi programmi di accoglienza.
Uno dei più conosciuti è il piano “Città in Difesa Di“, che vede la partecipazione di Padova, Trento, Verona e Asiago ha approvato una mozione sullo stesso tema.
A Torino, Amnesty International guida un’iniziativa per la protezione dei difensori dei diritti umani.
Mentre, a Milano, le associazioni QC Code e Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa gestiscono un programma di accoglienza temporanea di giornalisti.

Giulia Calvani

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