Su cinema e dinosauri la nostra fantasia deve fare i conti con la scienza.
Veloci, letali e sbagliati.
Da Jurassic Park in poi, cinema e dinosauri hanno unito le forze portando questi antichi rettili allo status di vere e proprie stelle dell’immaginario collettivo. Però, dal 1993, anno di uscita del film, la ricerca ha fatto scoperte che si scontrano con la fantasia autoriale e di conseguenza con la nostra. Alcuni di questi rettili sono passati alla storia in maniera diversa da come raccontano i ricercatori. Per esempio, il più che famoso velociraptor non è il grosso predatore da branco descritto nei vari Jurassic Park. Questo piccolo teropode poteva arrivare al ginocchio di un essere umano e, come tutti i dromeosauridi , era dotato di piume. Inoltre, la ricerca ha da poco sfatato un mito centrale di tutta la saga, compresi i più recenti Jurassic World: i “raptor” non cacciavano in branco. Uno studio dell’università del Wisconsin ha studiato i loro denti, comprendendo che probabilmente si comportavano come i draghi di Komodo. I velociraptor attaccavano spesso la stessa preda, ma senza vera collaborazione.
Geografia e habitat fantasiosi
All’inizio del primo film vediamo il professor Grant effettuare degli scavi archeologici in Montana, Stati Uniti. Qui recupera il fossile di un velociraptor, cosa più impossibile che improbabile. Questo dinosauro abitava l’Asia e più precisamente la Mongolia, da cui il nome scientifico Velociraptor Mongoliensis. Però, Grant avrebbe potuto trovare un Deinonychus, un parente del raptor dalle dimensioni maggiori. Invece, in Jurassic Park III il mercenario Cooper, che sperava di vedere un T-rex da vicino, vede i suoi sogni infranti quando uno spinosauro lo sbrana in pochi attimi. Nonostante il riuscito impatto filmico, difficilmente avremmo trovato lo spinosauro in una foresta: recenti studi dimostrano che questo grande predatore si era adattato alla vita acquatica. La ricerca sottolinea la sua struttura adatta al nuoto, con tanto di grossa coda pinnata evolutasi per la locomozione in acqua. Questo fa intuire che probabilmente non era un gran camminatore, figurarsi un corridore provetto.
La star dei carnivori
Nel rapporto tra cinema e dinosauri, la star indiscussa della serie e nemesi dello spinosauro nel terzo capitolo è sicuramente il Tyrannosaurus rex. Nei tanti film della saga vediamo questo predatore iconico mentre corre, ruggisce e lecca le persone nella grotta sotto la cascata del Mondo Perduto. Niente di tutto questo è plausibile. Infatti, la struttura delle gambe del T-rex non era adatta alla corsa in velocità. Questo predatore si è adattato per risparmiare energia, risultando più un maratoneta che un corridore. Il suo leggendario ruggito è un altro falso filmico: gli scienziati ipotizzano che il re dei rettili tiranni emettesse un mormorio soffuso, molto simile a quello degli attuali coccodrilli. Infine, la lingua del T-rex e della maggior parte dei dinosauri era poco mobile e incapace di essere utilizzata per leccare.
Diamo al cinema quello che è del cinema
Il piccolo velociraptor non è l’unico dinosauro filmico con dimensioni esagerate. Per quanto fosse realmente massiccio, anche lo stegosauro ha subito un ingrandimento cinematografico, apparendo sullo schermo molto più grande di quanto fosse davvero. Gli individui più grandi potevano raggiungere i nove metri, ma le loro dimensioni sarebbero andate riducendosi per via della competizione con i loro contemporanei. Anche il gigantesco mososauro dei due Jurassic World è più grande del dovuto. Gli esemplari di questa specie tendevano a non superare i 17 metri, più o meno la lunghezza di una megattera. Inoltre, la saga cinematografica ci mostra scene in cui gli pteurosauri sembrano avere il vizio di rapire in volo gli esseri umani. Purtroppo per la rappresentazione filmica, i fossili di questi rettili volanti dicono diversamente. I resti degli pteurosauri sono stati ritrovati quasi sempre vicino al mare o altri ambienti acquatici, suggerendo che fossero adatti più alla pesca che alla caccia all’uomo. Pure lo sputo velenoso del dilofosauro risulta improbabile: anche se non possiamo confermare il contrario,questi predatori potevano superare i quattrocento chili e difficilmente avrebbero avuto bisogno di quest’arma alla Alien.
Il beneficio della finzione
Nonostante gli errori e le imprecisioni, il cinema ha permesso la diffusione di questi miti preistorici nella cultura di massa. Film come Jurassic Park, con tutte le licenze del genere, hanno avuto la capacità di alimentare la passione per i dinosauri e, conseguentemente, per la scienza, la storia e la natura. Possiamo perdonare errori e inesattezze del cinema quando è capace di appassionare e raccontare visivamente ciò che altrimenti non potremmo vedere, neanche se fossimo stati li. Ne è un esempio la coesistenza, in Jurassic Park, di tirannosauri e stegosauri: il tempo che intercorre tra queste due specie è maggiore di quello che intercorre tra il T-rex e noi.
Si ringrazia Roberto Cavicchi per la preziosa consulenza.
Daniele Tolu