Il cinema di animazione è da sempre pura e semplice magia. Creature mostruose, storie quotidiane o fantastiche, fiabe per bimbi o racconti adulti per riflettere sulle più disparate tematiche. Ma nel corso degli anni, l’animazione è stata soggetta a infinite trasformazioni ed infiniti ruoli in qualsiasi ambito.
Era il 1892 quando, tre anni prima dell’invenzione del proiettore cinematografico dei fratelli Lumiere, l’inventore francese Charles-Émile Reynaud proiettava il primo tassello del cinema di animazione nelle sale.
Era un risultato rudimentale, pochi fotogrammi in successione per conferire movimento ad un oggetto inanimato, eppure quei pochissimi secondi cambiarono radicalmente il mondo dell’intrattenimento e non solo.
Il cinema di animazione propagandistico
Facciamo un balzo di 40 anni. Ci troviamo negli anni 30′ del 900′. Il mondo è diviso tra due feroci dittature. Quella fascista, di Benito Mussolini, e quella nazista di Adolf Hitler.
Entrambi hanno mantenuto la loro posizione con ogni tipo di mezzo, dalla corruzione alla violenza, dall’odio alla falsa adulazione, fino ad arrivare a toccare anche il mondo dell’intrattenimento cinematografico.
Ed infatti fino al 1945, vennero realizzate opere di cinema di animazione sia a favore che a sfavore delle dittature.
Il cinema di animazione ha avuto tra i maggiori esponenti pro fascismo, Luigi Liberio Pensuti. Animatore stretto collaboratore dell’Istituto Luce e dello stesso Mussolini, il quale promuoveva con le sue opere le varie assurde ideologie fasciste.
Fortunatamente però i film di propaganda più importanti sono i corti Disney antinazisti, i quali al loro interno contenevano messaggi satirici e di scherno nei confronti dello stesso Hitler, come ad esempio “Der Fuehrer’s Face“, corto animato del 1943.
L’opera narra l’assurdo incubo di paperino, costretto a dover sostenere turni di 48 ore giornaliere (nel mondo del cinema di animazione tutto è possibile), in cui realizza ingranaggi bellici circondato da messaggi nazisti e ritratti di Hitler.
Tutto ciò lo porta allo sfinimento, ed è qui che si rende conto che fortunatamente tutto è stato solo un sogno.
Alla fine del corto vediamo lo stesso Paperino abbracciare la Statua della Libertà, come a testimoniare il suo orgoglio di essere americano, e di non appartenere a quelle ideologie.
Ma un altro esempio può esser anche “The Ducktators“, altro prodotto del cinema di animazione del 1942, il quale si prende gioco sia di Hitler che di Mussolini, finendo poi anch’esso in un messaggio pro-USA.
Per questo motivo, Hitler bandì qualsiasi prodotto americano (film Disney compresi) dalla Germania, in modo tale da impedire anche solo un piccolo accenno propagandistico contro le sue ideologie.
Il cinema di animazione però non si è fermato qui. Anzi, la propaganda politica ha messo piede anche nella fredda Russia del Realismo Socialista, fino ad arrivare ai giorni nostri col nuovo corto animato utilizzato per giustificare l’invasione russa ai danni dell’Ucraina ai bambini.
Ma allontanandoci dal mondo propagandistico, il cinema di animazione è riuscito a toccare diversi campi, compreso quelli destinati alle tematiche più adulte e controverse.
Il cinema di animazione adulto
Il cinema di animazione di questo genere ha avuto il suo boom negli anni 70′, un’epoca rivoluzionaria, genuinamente controversa e ricca di idee, opinioni e voglia di cambiare il mondo in meglio.
Fino ad allora, tolta la propaganda e qualche sporadico caso come “La fattoria degli animali” del 1954, il cinema di animazione non era stato davvero impegnato, ma piuttosto si concentrava sull’intrattenimento riservato ai più piccoli.
Ma a rompere le barriere ci furono Ralph Bakshi e René Laloux, che realizzarono rispettivamente “Fritz the cat” e “Il pianeta selvaggio“, facendosi protagonisti di un’autentica innovazione nel mondo del cinema di animazione.
Il primo, “Fritz the cat” è del 1972, ed è una satira incentrata sulla vita americana dell’epoca, sul razzismo, sul movimento dell’amore libero e funge da critica alla rivoluzione politica controculturale, agli attivisti politici disonesti, e all’abuso di potere delle forze dell’ordine.
Il secondo, “Il Pianeta selvaggio”, è del 1973, e tratta tematiche cupe e profonde come l’anti specismo, il razzismo, la schiavitù e la ribellione.
Il tutto è sotto una chiave fantascientifica, in cui vi è un mondo mondo popolato da alieni giganteschi dotati di un’intelligenza sopraffina, i quali trattano gli esseri umani come giocattoli e animali domestici da tener con se, o talvolta, da uccidere.
Dagli anni 80 ai giorni nostri
Più si è andati avanti nel tempo, e più tematiche sono state affrontate all’interno del cinema di animazione.
È dell’anno scorso il film documentario d’animazione “Flee”, che racconta la fuga di Amin dall’Afghanistan alla Danimarca durante l’adolescenza e il suo amore per il compagno Kasper.
Un film dalle tematiche forti, dallo sfondo politico aggressivo e omofobo, che si scontra con la dolcezza di una storia omosessuale meravigliosa.
Ma anche la Disney stessa ci ha deliziato nel corso degli anni con storie e personaggi LGBT e il loro inno all’amore.
Ma il tema dell’amore in tutte le sue forme non è il solo ad aver trovato ripiego nel mondo del cinema di animazione.
Ambientalismo, antimilitarismo e femminismo sono tre grandi temi all’interno di questo mondo, e tutti e 3 sono onnipresenti all’interno di uno dei più grandi studi di produzione animata, lo Studio Ghibli, e all’interno della mente di uno dei fondatori dello studio, Hayao Miyazaki.
È il 1984, quando Miyazaki decide di dare un nuovo carattere e un ruolo diverso alle donne del cinema di animazione.
Soprattutto con i prodotti Disney, fino ad allora il pubblico era abituato a vedere i personaggi femminili come principesse aggraziate, nell’attesa di essere salvate da un bellissimo principe da sposare.
Ma Miyazaki stravolge tutto, e così realizza “Nausicaa della Valle del vento“.
In questo film vi sono tutte le tre tematiche citate precedentemente.
Uno scontro tra uomo e natura, il tema dell’inquinamento, del ripudio verso le armi e verso le guerre, e ultimo ma non ultimo, vi è come protagonista una ragazzina forte, carismatica e coraggiosa che quasi sempre da sola affronta minacce e pericoli per tentare di salvare il mondo, natura e umani compresi.
Nausicaa si discosta del tutto dallo stereotipo fiabesco Disneyano, è una ragazza che mantiene la scena in maniera autonoma, capace di cavarsela da sola in tutto ciò che fa senza aspettare nessuno.
Ci troviamo davanti, ad una delle prime opere del cinema di animazione, se non la prima opera, puramente femminista.
Ma il regista giapponese non si è fermato di certo qui. In quasi tutti i suoi film la protagonista è una ragazzina di quel tipo, e se essa non è protagonista, è sempre quel personaggio capace di risolvere tutto e di aiutare l’ipotetico protagonista come nessun’altro.
L’ambiente e l’odio verso la guerra poi sono altri temi onnipresenti, soprattutto in film come “Porco Rosso”, dove il protagonista Marco Pagot, è un maiale antropomorfo aviatore, divenuto suino per un incantesimo ignoto sullo sfondo del periodo fascista.
E sarà proprio il protagonista, a pronunciare una semplice frase carica di libertà così come di odio verso dittature e conflitti, ovvero:
“Meglio essere un porco che fascista”
Ma altri esempi possono essere anche titoli come il film neorealista “Una tomba per le lucciole“, realizzato dall’altro fondatore dello Studio Ghibli, Isao Takahata.
Esso è un film straziante, ambientato durante la seconda guerra mondiale e che vede come protagonisti un fratello e una sorella di 12 e 4 anni, costretti a vedersela da soli in un mondo distrutto da fame, bombe e malvagità.
Per non dimenticare poi il film più ambientalista di Miyazaki, “Princess Mononoke“, o “Laputa – Castello nel cielo” e il suo antimilitarismo.
Conclusioni
Il cinema di animazione è un mondo fantastico, capace di far sognare chiunque, dai più grandi ai più piccoli.
Divertimento, riflessioni, commozione. Ogni sentimento fa parte di queste opere intramontabili.
Si spera che non arrivi mai il giorno in cui la mente umana smetterà di produrre capolavori animati, ma che invece, essa continui sempre più a spingere su essi e su delle tematiche che possano rendere il mondo, insieme al nostro sforzo, un posto migliore.