Cina, la sorveglianza degli Uiguri tra tecnologia e controllo demografico

sorveglianza degli Uiguri
Il governo cinese ha perfezionato la sorveglianza degli Uiguri, la minoranza turcofona che vive nella regione dello Xinjiang, grazie a un sistema di controllo combinato.

La popolazione Uigura si concentra nella zona meridionale della regione, dove rappresenta oltre il 90% della popolazione locale. Questa minoranza, di religione islamica, è tristemente nota a livello internazionale per le detenzioni su base etnica portate avanti dall’amministrazione centrale cinese.

Perché la Cina esercita un forte controllo nei confronti degli Uiguri?

Il Partito Comunista Cinese sembra deciso ad indebolire l’identità Uigura a favore della creazione di un’identità culturale cinese orientata al patriottismo.

La motivazione principale della spinta per l’omologazione culturale nasce a seguito degli attentati terroristici della frangia estremista della popolazione Uigura. Questo gruppo ha commesso dozzine di attacchi terroristici dagli anni Novanta al 2016. Gli attacchi che hanno fatto maggior scalpore sono stati quello del 2009, un exploit di violenza tra la popolazione Han e la popolazione Uigura nella regione dello Xinjiang, e l’attacco terroristico di matrice islamica del 2014 presso la stazione di Kunming (provincia dello Yunnan), che ha visto l’omicidio di 31 persone.





Il Partito Comunista Cinese teme realmente la possibilità di altri attacchi terroristici. Gli attacchi potrebbero minare profondamente la stabilità sociale, l’economia e il ruolo del Partito Comunista Cinese stesso. Per questo motivo, la lotta al terrorismo si fonda sulla prevenzione.

Come è controllato lo Xinjiang?

La vera presa di posizione per la sorveglianza degli Uiguri è cominciata dopo l’elezione dell’attuale (e futuro) Presidente Xi Jinping.

Nel 2016, nomina Chen Quanguo come nuovo Segretario di Partito della provincia dello Xinjiang. Chen era stato Segretario di provincia nel Tibet, un’altra regione particolarmente sensibile a causa dei lunghi scontri per l’indipendenza.

Sullo stampo delle tecniche adottate in Tibet e in seguito ai discorsi del Presidente Xi pervenuti sui famosi Xinjiang Papers, Chen Quanguo ha iniziato delle tecniche estremamente pervasive per il controllo della popolazione Uigura. Gli ingressi delle moschee hanno iniziato a essere tappezzati di immagini del Presidente Xi Jinping, sono stati vietati i veli integrali e le barbe lunghe, la lingua Uigura non è più insegnata nelle parti più turbolente dello Xinjiang, i genitori vengono incoraggiati a non dare nomi con un forte significato religioso ai neonati.

La sorveglianza degli Uiguri sfrutta la tecnologia più avanzata

Nello Xinjiang viene utilizzato uno dei sistemi di videosorveglianza più avanzati al mondo, tra cui il sistema di riconoscimento facciale e l’obbligo di download di specifiche app per il controllo delle ricerche online.
Il Sistema prende il nome di Integrated Joint Operations Platform (IJOP). Si tratta di un programma che raccoglie i dati degli utenti, evidenziando i dati anomali e potenzialmente pericolosi.
Questa piattaforma traccia i dati di tutti nella regione dello Xinjiang. Monitora le persone attraverso i loro telefoni, le loro auto e i documenti di identità.

Alcune delle app considerate pericolose sono, ad esempio, WhatsApp, Viber, Telegram, e le VPN, tutte app bloccate in Cina. Il sistema permette anche di controllare le relazioni tra utenti. In parole povere, permette alla polizia di accedere alle informazioni di tutti i contatti di coloro che sono ritenuti sospetti.

Oltre alla tecnologia

Un altro sistema utilizzato per la sorveglianza degli Uiguri è la convivenza con membri del Partito inviati appositamente nella regione per controllare le famiglie locali. Queste persone si comportano come un parente alla lontana, portando regali ai bambini e parlano con le famiglie. Alla fine, però, riferisce alle autorità i dettagli ambigui.

Nelle ultime settimane, il The Guardian ha pubblicato un articolo basato su una ricerca condotta da Adrian Zenz, antropologo tedesco noto per i suoi studi sul Xinjiang, che sostiene che le donne Uigure sono sottoposte a test di gravidanza bimestrali per il controllo delle nascite e sterilizzazione.

 

I campi di rieducazione

I campi di rieducazione sono dei centri creati appositamente dal governo cinese per reindirizzare i pensieri estremisti e prevenire il terrorismo. Secondo i media occidentali, nei campi ci sarebbero oltre 1 milione di persone trattenute. Tuttavia, The Grayzone, un sito di giornalismo indipendente, dichiara che i sistemi di ricerca utilizzati da ONG con il supporto del governo statunitense, sarebbero poco chiari, intervistando un ristrettissimo numero di persone e basando le loro informazioni su speculazioni.

Pechino non ha mai negato l’esistenza di questi campi, come nemmeno le politiche di controllo attuate nella regione. Il governo cinese ha invece sempre negato l’esistenza di un piano sistematico per la detenzione di massa.

Noemi Rebecca Capelli

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