Sono 261 i miliardi spesi dai vacanzieri cinesi nel solo 2017. Una cifra enorme e che ha un peso non solo economico ma anche politico. Di questo il Governo di Pechino se ne è accorto già da tempo, veicolando i suoi turisti laddove vi fosse necessità di invogliare trattative vantaggiose al paese e, contrariamente, boicottando le visite dove non vengano esauditi i ‘desideri’ dello stato cinese.
Nuova Zelanda, 2019: Pechino ‘scoraggia’ il turismo
Lo scorso anno, per esempio, sono stati ben 141 mila i turisti cinesi sparsi in tutto il mondo. E in questo momento storico, a subire questa sorta di ricatto o ’embargo’ è la Nuova Zelanda, rea di aver tolto la rete 5g della Huawei per una normale e lecita questione di sicurezza. Ma da questa decisione è scaturito lo stop della campagna di lancio della Nuova Zelanda indotta da Pechino. Si prevede quindi un crollo in picchiata delle visite, con la scusa ben programmata che è meglio andare in paesi dove c’è la possibilità di usufruire di una propria rete all’estero.
Ma il caso della Nuova Zelanda è solo l’ultimo di una lunga serie dove, senza fare tanto rumore o proclamare guerre a base di bombe e armi, Pechino ha affossato il turismo nei paesi che non si adeguavano alle loro richieste o ai loro ‘desideri’.
L’isola di Palau, nel 2018, ha osato, come riportato su Il Giornale.it ” di dire no alla richiesta di abbandonare il riconoscimento della ribelle Taiwan per la grande Cina”. La fonte di sostentamento maggiore della piccola isola era proprio il turismo cinese che incideva per il 45%.
Ma anche la Corea del Sud, che è sempre stata una meta turistica molto gradita dai cinesi, nel 2017, a causa di una differenza di opinione sul Thaad, sistema anti missile americano, è stata vittima del ricatto turistico. I visitatori Made in China sono scesi da 7 a 3 milioni in pochissimi mesi.
Il ricatto di Pechino al contrario
Ma questa ‘politica’ ricattatoria, che veicola i turisti come soldi, vale anche al contrario, ovvero serve a premiare chi accetta i dettami cinesi.
Nel 2018 il governo cinese ha indetto l’anno delle vacanze di Turchia, con l’arrivo di mezzo milione di turisti, raddoppiando quelli del 2017. Una sorte di miracolo per l’economia turca in crisi, che ha convinto Ankara a prendere parte al progetto della nuova via della Seta. La Cina può quindi premiare o punire i paesi utilizzando il suo enorme flusso turistico. E così anche i viaggi diventano magheggi politici dove gli esseri umani sono sempre più simili a pedine inermi.
Marta Migliardi