C’è aria di cambiamento in Cile. Il voto tenutosi nel weekend, che comprendeva più cose, dall’elezione della nuova Assemblea Costituente a quella di sindaci e governatori, ha infatti sbaragliato le destre. A vincere sono stati i candidati indipendenti, i rappresentanti degli indigeni e le liste di sinistra dell’opposizione.
A colpire, soprattutto, non è solo la sconfitta dei partiti di governo, ma la sconfitta di tutta la politica tradizionale. Il popolo ha scelto candidati nuovi, giovani e spesso non legati ai partiti storici del Cile.
Il Cile e la nuova Costituzione
La forte volontà popolare che chiedeva un cambiamento radicale con la politica del passato, infatti, ha portato lo scorso anno ad referendum per superare la Costituzione introdotta da Pinochet nel 1980.
Il risultato del voto del 25 ottobre 2020 non è stato che il progredire di una situazione accesa nel paese, che dal 2019 protestava contro le diseguaglianze. La pandemia, poi, ha reso le disparità nel paese sempre più evidenti.
Il referendum del 2020 aveva visto vincere la richiesta di una nuova Costituzione. Inoltre i cileni hanno chiesto un’Assemblea Costituente appositamente eletta, proprio per avere un distacco maggiore dalle politiche del passato.
Il voto di questo weekend ha reso molto evidente un cambiamento di rotta che ha le sue radici, quindi, in due anni di proteste, di scontri e di richieste che ora passano nelle mani della neonata Assemblea Costituente.
L’Assemblea, composta da 155 membri, vede due terzi dei seggi assegnati a candidati indipendenti, alle due liste di sinistra e ai rappresentanti delle comunità indigene. La coalizione di destra, che comprende anche l’estrema destra, non ha raggiunto il suo obiettivo di un terzo dei seggi, arrivando a malapena ad un quarto.
I seggi saranno divisi equamente fra uomini e donne. La parità di genere, infatti, sarà uno dei nuclei centrali della nuova Costituzione, vista la fortissima spinta femminista nel paese. Sarà anche la prima Costituzione ad essere scritta dopo la nascita del movimento #MeToo, che in Cile ha portato a una serie di proteste sul diritto all’aborto e contro il femminicidio.
Altri punti importanti saranno i diritti degli indigeni e le riforme economiche e di mercato.
Lo stesso presidente Piñera ha dovuto ammettere che il governo non è stato in grado di intercettare le richieste dei cittadini, ammettendo la sconfitta.
Nella capitale Santiago, una sindaca femminista e comunista
Altra grandissima novità proviene dalle elezioni amministrative.
Irací Hassler, infatti, sarà la seconda donna sindaca della capitale Santiago e la prima femminista e comunista.
La sindaca, eletta con il Partito Comunista del Cile, è un volto noto. Ha partecipato nel 2011 alle proteste studentesche, che chiedevano una riforma del sistema educativo cileno per poterlo rendere completamente pubblico ed accessibile. Dal 2016 è stata consigliera comunale d’opposizione a Santiago.
In parte brasiliana e laureata in Ingegneria Commerciale all’Università del Cile, la donna è in effetti simbolo di quello che vuole essere il nuovo Cile: giovane, progressista, femminista. La nuova Costituzione può essere un passo avanti nella giusta direzione.
Giulia Terralavoro