Il governo cileno ha inaugurato il mese globalmente dedicato alla celebrazione dell’orgoglio identitario della comunità Lgbtq affermando l’urgenza dell’approvazione della legge sul matrimonio egualitario.
Il Presidente Sebastiàn Piñera ha pronunciato parole per lui inedite a favore di un disegno di legge che fu depositato in parlamento nel 2017 per volere dell’ex Presidente cilena, la socialista Michelle Bachelet.
Colei che ha preceduto Piñera alla guida del paese propose la sostituzione della norma che tutt’ora definisce il matrimonio come “l’unione tra un uomo e una donna” con un provvedimento che definisca giuridicamente le nozze in modo più inclusivo, come “unione tra due persone”.
Nel 2017 Piñera era il candidato avversario di Bachelet alla corsa per la rielezione alla carica di presidente e riguardo alla legge sul matrimonio egualitario assunse una posizione di assoluta contrarietà.
Quattro anni più tardi, agli sgoccioli del suo mandato, il politico e imprenditore cileno pare aver cambiato idea tanto convintamente da pronunciare queste parole in favore della norma un tempo osteggiata:
Dobbiamo approfondire il valore della libertà, compresa la libertà di amare e formare una famiglia con la persona amata e anche il valore della dignità di tutte le relazioni di amore e affetto tra due persone. Penso che sia giunto il momento per il matrimonio egualitario nel nostro paese.
Una simile presa di posizione a favore del matrimonio egualitario da parte dell’attuale presidente cileno non era attesa non solo a causa della precedente opinione da lui espressa a riguardo, ma, più in generale, per la storia personale e ideologica di Piñera.
L’uomo che attualmente governa con il sostegno di quattro diverse forze politiche appartenenti al campo della destra e del centrodestra, ha un passato da uomo d’affari chiacchierato e di successo che gli è valso la citazione sulla rivista Forbes come una delle personalità più ricche al mondo.
Dal punto di vista politico Sebastiàn Piñera è stato spesso criticato dagli oppositori per l’ambiguità della sua posizione riguardo la dittatura di Augusto Pinochet. Uno dei fratelli, José Piñera, è stato ministro del lavoro e della sicurezza sociale nei primi anni di governo del generale cileno da cui prese poi le distanze e contro cui votò nel referendum del 1988 che gli costò il potere.
L’attuale presidente, come il fratello, si pronunciò alle urne a sfavore di Pinochet dopo esserne stato un iniziale sostenitore.
La propria storia politica, così come la fede cattolica, non hanno impedito a Piñera di annunciare la necessità di compiere un passo fondamentale che vada nella direzione della realizzazione di una condizione di uguaglianza sostanziale tra coppie eterosessuali e coppie omosessuali.
La comunità LGBTQ cilena non ha potuto che dirsi soddisfatta dall’annuncio fatto dal leader del paese, accolto come “una grande svolta storica per la destra”, apprezzata seppur tardiva.
In un paese dove il conservatorismo cattolico è molto potente, però, non poteva astenersi dal levarsi la voce contraria dell’istituzione clericale.
La conferenza episcopale cilena ha affermato di comprendere “la necessità di prendere posizioni importanti” da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti, ma riguardo a questa legge si è sentita di rammentare la presunta differenza che i fedeli dovrebbero saper vedere tra unioni omosessuali e unioni eterosessuali:
Quelli di noi che seguono Gesù Cristo come Salvatore e Signore e sono guidati dal suo insegnamento, hanno la certezza che il matrimonio stabilito e voluto da Dio è solo tra un uomo e una donna, una comunione che fa nascere la vita e fonda la famiglia.
I vescovi cileni hanno argomentato la propria posizione forti delle parole contenute nell’esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”, ricordando che, comunque, in Cile è già presente una legge utile a riconoscere le unioni civili e tanto basta, dal loro punto di vista, per ritenere rispettati i diritti e la dignità delle coppie formate da persone dello stesso sesso.
La norma cui i vescovi fanno riferimento è effettivamente in vigore in Cile dal 2015, ma la legge sul matrimonio egualitario costituirebbe un fondamentale passo avanti nel rispetto dei diritti della comunità arcobaleno.
Se il disegno presentato in parlamento venisse effettivamente approvato, per esempio, per le coppie omosessuali si aprirebbe la possibilità dell’adozione.
La legge, però, ha anche un valore che potremmo definire “formale” solo a patto di non intendere il termine come un sinonimo di “astratto”.
Ha un significato molto concreto, infatti, l’idea di affermare l’uguaglianza tra tutti i tipi di unione. La stessa dignità, lo stesso valore, le stesse possibilità riconosciuti a tutti gli affetti, a tutti gli amori a tutti gli individui. Contribuire con un atto giuridico ad annullare formalmente le gerarchie che ancora popolano le mentalità e influiscono in maniera fondamentale sulle esistenze delle persone.
Da qui deriva la necessità di una legge sul matrimonio egualitario, tanto urgente che pare sia stata notata anche dall’attuale Presidente cileno.
Silvia Andreozzi