Che si usi la bicicletta per professione, passione o esigenza, i ciclisti sono parte debole dell’utenza stradale e devono essere tutelati.
Ogni anno sulle strade italiane perdono la vita più di duemila persone. A parole, “la strada è di tutti”. I fatti invece ci dicono che la strada è un campo di battaglia in cui vige la legge del più forte. Lo scorso anno, 180 delle 2.875 vittime totali erano ciclisti. Per non parlare dei feriti. Chi usa la bici sulle nostre strade rischia costantemente la vita. Questo accade soprattutto a ciclisti professionisti e amatori che, in assenza di una rete di vere piste ciclabili, sono costretti a circolare (avendone pieno diritto) su strade spesso molto trafficate.
A nulla servono, però, le generalizzazioni: non è giusto pensare che sia sempre colpa degli automobilisti, perché ogni caso è una questione a sé. Eppure, chiunque sia il colpevole, è evidente che a pagare le conseguenze maggiori di un incidente, nella stragrande maggioranza dei casi, è sempre la categoria più “debole”. O, per meglio dire, meno “protetta” fisicamente. Se dunque esistono delle categorie più a rischio, non è forse dovere di tutti tutelarle?
Sicurezza e rispetto
Certo, non sempre la colpa è del più forte. Da ciclista e automobilista, non posso non riconoscere che ci siano ciclisti spericolati e inesperti, o interi gruppi di cicloamatori che occupano l’intera sede stradale scatenando, in questo caso, giustamente, la rabbia degli altri utenti. D’altro canto, come già detto, non è giusto generalizzare nemmeno in senso opposto, scaricando la colpa sui ciclisti o alimentando sentimenti d’odio nei loro confronti. Un odio che si sta diffondendo negli ultimi anni, anche e soprattutto attraverso i social, e che ha provocato diversi casi di omicidi o tentati omicidi stradali intenzionali ai danni di ciclisti. Ciclisti rei semplicemente di utilizzare un mezzo di trasporto inviso a molti, nonostante gli enormi vantaggi e pregi del ciclismo sia come sport sia come pratica individuale.
In fondo, però, basterebbe un po’ di rispetto reciproco. Rispetto da parte dei ciclisti nei confronti degli altri utenti della strada. Perché la strada è di tutti non può essere solo uno slogan retorico. E rispetto da parte delle altre categorie di utenza nei confronti dei soggetti più deboli e vulnerabili perché quei soggetti hanno diritto di circolare su strada tanto quanto le auto. Un rispetto che parte da piccoli comportamenti da adottare in campo di sicurezza stradale. Comportamenti che, finalmente, non sono più solo raccomandazioni, ma leggi. Dal 2019, infatti, grazie allo sforzo congiunto di corridori professionisti e associazioni a tutela dei ciclisti e della loro sicurezza sulle strade, la cosiddetta “regola del metro è mezzo” è diventata legge. In base all’articolo 148 del Codice della strada, è ora “vietato il sorpasso di un velocipede a una distanza laterale minima inferiore a un metro e mezzo”.
Un piccolo passo, a fronte di uno sforzo davvero minimo da parte dei guidatori, per garantire la sicurezza di tutti. Perché chi ci rallenta nel nostro tragitto, prima di essere un tanto odiato ciclista, è una persona.
Cristina Resmini