il consumo di cibi ultraprocessati sta pericolosamente aumentando nei paesi a reddito medio-basso

Cibi ultraprocessati

Nei paesi in via di sviluppo, la crescente diffusione dei cibi ultraprocessati sta cambiando radicalmente le abitudini alimentari delle persone e ponendo preoccupanti problemi alla salute pubblica.

Dalle affollate strade di Dhaka, in Bangladesh, ai bambini che vanno a scuola in Kenya, sempre più individui stanno facendo ricorso ai cibi ultraprocessati per saziare la loro fame e affrontare lunghi spostamenti. Questo fenomeno sta preoccupando gli esperti in quanto potrebbe avere nel lungo termine gravi implicazioni sulla salute, soprattutto in termini di malattie non trasmissibili come il diabete e le patologie cardiache.

Il caso di Jewel Ahmed, un conducente di risciò a Dhaka, è l’emblema di questa tendenza. Quando deve mangiare durante le lunghe soste nel traffico caotico della città, la sua scelta ricade su un rotolo di pane dolce ricco di burro confezionato con cura in un imballaggio di plastica. Questi rotoli, noti come “roti bun”, vengono venduti per soli 10 taka (circa 7 centesimi di euro) agli stessi chioschi dove i conducenti di risciò acquistano tè pesantemente zuccherato per placare la fame e la stanchezza.

Ahmed spiega che consuma spesso due o tre di questi rotoli al giorno accompagnandoli con il tè, ma che a volte si sente ancora affamato. In passato la sua dieta era molto più nutritiva e si basava su pesce e verdure. Purtroppo l’aumento della salinità nei fiumi intorno a Bhola, sua città natale, ha messo fine alla sua attività di pesca, costringendolo a trasferirsi in città e a cambiare drasticamente stile alimentare.

Ahmed non è l’unico ad essere passato ai cibi ultraprocessati. In molti paesi in via di sviluppo gli snack stanno diventando sempre più predominanti nelle diete, servendo da fonte di energia per i lavoratori impegnati durante il giorno e per i bambini in viaggio da e per la scuola. Larga parte persone addirittura consuma snack in sostituzione ai pasti completi.

La causa di questo fenomeno

La causa dell’aumento del consumo di cibi ultraprocessati nei paesi in via di sviluppo è multifattoriale. I ritmi di lavoro frenetici delle persone, in particolare in macroregioni come l’Asia e l’Africa, spingono molti individui a consumare snack. Il costo crescente degli alimenti tradizionali è un altro elemento che porta le persone a consumare snack, poiché quest’ultimi rappresentano alternative più economiche anche se meno salutari.

Un ulteriore aspetto è il passaggio dall’agricoltura familiare all’agricoltura industriale nelle zone rurali. Questo ha portato molti contadini lontani dalle loro case e li ha resi più dipendenti da soluzioni alimentari preconfezionate e altamente processate. Inoltre il fenomeno dello spuntino (piccolo pasto fatto tra colazione, pranzo e cena per saziare la fame o soddisfare uno sfizio) è in costante diffusione in tutto il mondo e rappresenta un cambiamento alimentare significativo rispetto al secolo precedente, quando gli snack erano molto meno comuni.

Il rapporto sul consumo di cibi ultraprocessati

Secondo il rapporto 2022 State of Snacking del produttore di snack Mondelez, il 55 per cento delle persone intervistate in tutto il mondo consuma almeno un pasto a base di snack ogni settimana, una percentuale che sale a quasi i due terzi in Asia.

Il consumo di snack è diventato la norma, con molti individui che mangiano in fretta durante la giornata, spesso sul luogo di lavoro o in ufficio. Questa tendenza è diventata comune a livello globale. Barry Popkin, nutrizionista che ha osservato l’aumento del consumo di cibi ultraprocessati nei diversi paesi, spiega che le abitudine alimentari sono cambiate a partire dagli anni Settanta prima negli Stati Uniti, poi rispettivamente nel Regno Unito, nel resto dell’Europa e nei paesi in via di sviluppo. Consumando spuntini sul luogo di lavoro o in ufficio, gradualmente larga parte della popolazione mondiale ha modificato la propria dieta adeguandola a uno stile di vita on-the-go, cioè frenetico.

L’aumento del consumo di snack è stato alimentato dal raddoppio delle loro vendite tra il 2006 e il 2019 nei paesi in via di sviluppo. Questi paesi sono al centro dei piani economici delle aziende alimentari da quando quest’ultime hanno saturato i mercati dei paesi occidentali, come gli Stati Uniti, dove il 57% dell’apporto alimentare proviene dai cibi ultraprocessati.

Secondo le ricerche di Popkin questa tendenza ha portato a un incremento delle malattie non trasmissibili soprattutto tra i bambini. Alcuni studi recenti indicano un aumento globale dei casi di cancro tra le persone sotto i 50 anni, fenomeno che gli esperti collegano a diete ricche di snack.

La “doppia sfida”

Nel dicembre 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato una serie di articoli sulla “doppia sfida” della malnutrizione, che coinvolge problemi legati sia alla carenza alimentare che all’obesità. Questa “doppia sfida” colpisce i paesi a reddito medio-basso, costringendo l’Oms a ridefinire le strategie per affrontare la malnutrizione.



Le aziende alimentari stanno investendo notevoli risorse nella promozione dei cibi ultraprocessati, soprattutto verso il pubblico giovane. Questo crea un sistema alimentare che favorisce cibi ad alto contenuto calorico ma carenti di nutrienti essenziali, a scapito di opzioni più salutari come frutta, verdura e proteine magre.

Le ricerche di Popkin dimostrano che la questione della “doppia sfida” della malnutrizione sta crescendo più velocemente nei paesi più poveri, soprattutto in Africa subsahariana e in Asia. Questo trend rappresenta un problema significativo, poiché colpisce non solo le future generazioni ma anche gli individui adulti, portando a un aumento delle malattie non trasmissibili.

Tra un pasto e l’altro non ci sarà più differenza

Thomas Reardon, esperto di sistemi alimentari presso la Michigan State University, sottolinea che la distinzione tra uno spuntino e un pasto completo sta scomparendo a causa dei cambiamenti nelle diete. I cibi ultraprocessati stanno diventando parte integrante della vita quotidiana. Ciò che una volta era considerato uno spuntino è ora per molti un pasto economico e veloce, spesso consumato in movimento.

Il problema più rilevante è che tale alimenti offrono molte calorie e pochi nutrienti essenziali. Tale problema ha portato all’aumento della malnutrizione in molti paesi in via di sviluppo. Nonostante alcuni alimenti ultraprocessati possano offrire un certo vantaggio in termini di costi e comodità personale, essi rappresentano una minaccia per la salute pubblica e l’equilibrio alimentare.

Nelle regioni dell’Africa subsahariana e del sud-Asia, la “doppia sfida” della malnutrizione è particolarmente evidente, con l’aumento del sovrappeso e dell’obesità che si scontra con i problemi di sottosviluppo e denutrizione infantile. Questo complicato equilibrio pone una problematica significativa alle politiche di salute pubblica e alle strategie per migliorare la nutrizione in queste regioni.

Per affrontare questa emergenza alimentare è essenziale sviluppare politiche mirate che affrontino le radici del problema promuovendo l’accessibilità a cibi sani e l’educazione alimentare. È necessaria una stretta collaborazione tra settori e governi per contrastare il proliferare dei cibi ultraprocessati e ridurre il “doppio fardello della malnutrizione” che minaccia la salute pubblica nei paesi a reddito medio-basso.

Nicola Scaramuzzi

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