La produzione di parmesan (alter ego contraffatto con cui semplice formaggio viene venduto come se fosse Parmigiano Reggiano) supera quella del prodotto originale. A rivelarlo sono i dati forniti da Coldiretti e presentati a Expo 2015.
Si tratta di un fenomeno che indica un mercato in forte crescita, quello appunto delle imitazioni dei prodotti made in Italy. Si pensi che sui mercati esteri circa due terzi dei prodotti acquistati dai consumatori stranieri riguardano celebri contraffazioni delle eccellenze italiane. Durante l’incontro organizzato da Coldiretti “La lotta alla contraffazione e alla pirateria”, svoltosi all’interno dell’Esposizione Universale, è stato evidenziato come le imitazioni dei prodotti agroalimentari nostrani facciano registrare un giro d’affari pari a 60 miliardi di euro.
Il Made in Italy nel mondo
Nel contesto internazionale l’Italia è uno dei Paesi con il più ricco e variegato patrimonio agroalimentare, all’interno del quale le produzioni tipiche nazionali costituiscono un vero diamante all’interno di un più ampio insieme di prodotti altamente differenziato. Ed è proprio la ricchezza e la varietà del made in Italy a rappresentare il vero punto di forza, collocato in un contesto di crescente apprezzamento verso i prodotti con un forte contenuto di tipicità e qualità.
La presenza poi sempre maggiore di consumatori attenti agli aspetti qualitativi e nutrizionali in termini di apporto calorico, genuinità, originalità e unicità dei prodotti, favorisce l’apprezzamento e la valorizzazione della dieta mediterranea, al punto che in questi ultimi anni l’enogastronomia italiana rappresenta uno dei fattori di successo e di identificazione del made in Italy.
Se si parla di prodotti agroalimentari tipici, il Parmigiano Reggiano non è certo l’unico prodotto d’eccellenza italiano ad essere vittima di contraffazione: altri esempi sono infatti il Chianti svedese o il pesto thailandese.
Come la stessa associazione dei coltivatori diretti dichiara:
“La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del made in Italy alimentare nel mondo ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro. Si tratta di prodotti che nulla hanno a che fare con la realtà produttiva nazionale”.
Quali sono i prodotti italiani più contraffatti?
lavocedinewyork.comAd essere colpiti da imitazione sono i prodotti agroalimentari più rappresentativi della qualità italiana: dal Parma Salami del Messico al Parmesao del Brasile, fino al Parmesan (come detto prima) diffuso praticamente in tutto il mondo.
E poi ancora, i pomodori San Marzano coltivati negli Stati Uniti, lo Spicy Thai Pesto, l’olio Romulo con tanto di lupa sull’etichetta venduto in Spagna, la mortadella ‘siciliana’ diffusa in Brasile, un Salami Calabrese prodotto in Canada, il Barbera bianco romeno e il provolone del Wisconsin. Ma non finisce qui: abbiamo anche le penne Napolita del Lancashire, i fusilli Di Peppino austriaci, e anche il Caffè Mario e il Napoli Tomato.
Stando all’indagine svolta da Coldiretti, la contraffazione dei prodotti alimentari italiani partirebbe dai Paesi emergenti o più ricchi, come l’associazione spiega in una nota:
“Il falso made in Italy a tavola colpisce in misura diversa tutti i diversi prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi, ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. In realtà a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia”.