Ciad, regione del Guerà, Africa. La banca dei cereali che senza soldi riesce a sconfiggere usurai e povertà.
Nel 1994 nel cuore dell’Africa nasce la Banca dei cereali: prestito e credito senza soldi. Unica moneta di scambio: Il miglio. Grazie a essa centinaia di villaggi hanno sconfitto la fame.
Franco Martellozzo, il creatore
Franco Martellozzo, classe 1938, 84 anni oggi, arriva nella secca e arida regione del Guerà, Ciad, più di cinquanta anni fa. Inizia il lavoro come missionario. Si occupa di scuola, pozzi e carestia. Vive il periodo dei ribelli, non scappa resta a combattere con amore per il suo popolo ciadiano.
Quando tutto ebbe inizio
1994, Ciad. L’anno della peggiore carestia della storia.
Da cosa era stata provocata? Sicuramente dalla mancanza di piogge, ma a questo si era aggiunto un altro problema comune: la maggioranza dei contadini, per pagare i debiti verso gli usurai dei cereali, aveva lavorato nei campi di questi ultimi piuttosto che nei propri. Gli usurai poi avevano imposto prezzi proibitivi sul mercato dei cereali.
Per risolvere il problema in modo radicale bisognava liberare i contadini dagli usurai e non solo distribuire viveri. Da lì la decisione: il missionario Franco Martellozzo decise di rimborsare i successivi raccolti per costituire un fondo di riserva che permettesse ulteriormente dei prestiti interni senza ricorrere ai diabolici usurai schiavisti.
Il sistema è semplice
Agli agricoltori si prestano uno o più sacchi di cereali che si trovano nella banca. I contadini si impegnano a rendere il sacco, dopo il raccolto, con un interesse di venti chili di miglio.
L’inizio è stato arduo, essenzialmente per due ragioni:
- I contadini non erano abituati a rimborsare ma solo a ricevere.
- Gli usurai agirono attraverso una propaganda subdola dichiarando che questo sistema di prestiti era contrario alla religione musulmana, essendo la maggioranza del popolo ciadiano di questa religione.
Furono necessarie molte riunioni e molti incontri anche ad alto livello con le autorità amministrative e religiose. Alla fine però l’idea passò e le banche si svilupparono aumentando fino alla cifra attuale di 340, con altri gruppi che intendono ancora aderire. Insomma attraverso più di 30.000 capi famiglie toccando all’incirca 350.000 persone.
Non solo banche
Non è finita qui. I progetti intorno a tutto questo stanno dando vita a nuovi piani: integrazione delle donne con organizzazione di orti comunitari e alfabetizzazione, con l’obbiettivo di permettere alla donna di liberarsi dalla schiavitù familiare ed economica ancora molto radicata nel Ciad.
Formazioni per tutta la popolazione, per la gestione ecologica dei terreni senza ricorrere a prodotti chimici, e fabbricazione di materiale agricolo leggero a trazione animale adatto ai terreni del posto.
Prospettive per l’avvenire
Tutte queste attività hanno portato pace e benessere nonché una buona intesa tra cristiani e mussulmani nella regione del guerà in Ciad.
Ma la battaglia non è ancora vinta per una moltitudine di motivi, come ad esempio mancanza o sovrabbondanza di piogge o semplicemente poca volontà da parte dei cittadini, un certo numero di banche rimborsano malamente e gli stock diminuiscono. Che fare allora?
Il progetto è di riprogrammare, in contatto diretto con le autorità locali, una sensibilizzazione capillare affinché ogni villaggio investa nella gestione della propria banca dei cereali, considerandola una chiave preziosa per l’avvenire del villaggio e non solo come una delle ricorrenti attività proposte dall’esterno come accade spesso con gli interventi delle ONG nei paesi del terzo mondo.
Per le banche che funzionano correttamente, invece, vengono elaborati progetti più avanzati che concernono:
- La commercializzazione dei cereali
- La selezione delle sementi e la lotta contro i nemici della coltura con prodotti ecologici locali
- La mobilizzazione dei bambini per la piantagione di alberi contro la desertificazione
- La salvezza delle api selvatiche attraverso l’apicultura
Insomma, un futuro ancora molto in salita quello del Ciad, ma sicuramente promettente.
Questo sistema è ormai diffuso in tutta la regione del Guerà. Un progetto che sta salvando centinaia di bambini e famiglie dalla fame. È giunto il momento di prenderne atto e di sperimentare questo sistema anche in altre zone dove fame e usura hanno la meglio.
Silvia De Lucia