Si faceva chiamare Christine Granville, ma il suo vero nome era Krystyna Skarbek. Polacca di nascita, britannica di adozione, da quando i servizi segreti del Regno Unito la scelgono – primato storico per una donna – come spia durante la Seconda Guerra Mondiale. Scaltra, seduttrice e con licenza di uccidere: non è un caso che Ian Fleming, autore della celebre saga di 007, si sia ispirato a lei per creare il prototipo della Bond girl.
Una vita, due vite
La biografia di Christine Granville sembra materia di una sceneggiatura cinematografica. Krystyna Skarbek (questo il suo vero nome) nasce a Varsavia nel 1908. I genitori, preoccupati dall’aspetto fragile della neonata, la battezzano in fretta, senza solennità, salvo poi ripetere la cerimonia nel 1913. Così, a soli 5 anni, la bambina ha già due certificati di battesimo e diverse date di nascita: il primo passo verso un destino di doppie identità era segnato. In breve spicca per intelligenza, ma anche per bellezza, al punto da essere incoronata Miss Polonia nel 1930. Tutto sembra deporre a favore di un’esistenza dorata e sicura.
Si sposa, ma il matrimonio dura poco perché la vita coniugale ordinaria non riesce a realizzare le aspirazioni di una donna chiamata alla straordinarietà. Poi il nazismo: il carattere indomito di Krystyna le impedisce di scegliere la staticità e ignorare quella che stava assumendo i contorni della peggiore minaccia mai esistita alla libertà, sua vocazione prima e insopprimibile. L’obiettivo si fa allora chiarissimo per lei, ebrea a metà. All’alba della guerra, nel 1939, si impegna per aiutare i connazionali in fuga verso la Francia. Quindi parte, lasciando il secondo marito in Egitto, alla volta dell’Inghilterra. E la sua vita cambia per sempre. Di lì a poco diventerà infatti Christine Granville, mettendo a frutto le abilità tradizionalmente mascoline imparate dal padre, dall’equitazione allo sci alpino. Il fascino femminile, d’altra parte, sarà invece l’arma indispensabile da affiancare alla sua preferita: il pugnale d’assalto.
Al servizio di Sua Maestà
La giovane è dunque a Londra, nel 1940, quando viene costituito il SOE, Special Operations Executive, un’organizzazione segreta finalizzata a sabotare i piani dei nazisti. Autorizzata da Winston Churchill (che la inaugura con il folgorante appello: “E ora incendiate l’Europa”), la squadra speciale arruola Krystyna, capace di farsi valere a dispetto di ogni stereotipo femminile. La sua presenza, in un mondo di uomini di azione, è un caso più unico che raro. Ma ha talento da vendere e l’innato magnetismo, in grado di stregare ogni uomo al suo passaggio, la rende preziosa. Inizia un periodo di rocambolesche missioni.
In Ungheria conosce Andrzej Kowerski: i due si innamorano – una relazione aperta compatibile con le esigenze di due agenti segreti. Insieme riescono a sfuggire alla Gestapo. Lei nel bagagliaio dell’auto del console britannico, lui al seguito fino al confine, che attraversano sotto falso nome. È allora, nel 1941, che Krystyna si trasforma in Christine Granville, sulla carta più giovane di 7 anni.
A Sofia, la coppia fornisce all’ambasciata britannica il microfilm contenente le evidenze dei preparativi per l’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione sovietica da parte della Germania nazista. Poi ancora, i due, ormai inseparabili, lavorano in Egitto, Algeria, Francia e Italia, dove stabiliscono un fil rouge tra partigiani e Resistenza d’oltralpe.
Passione fatale
Sono anni frenetici, di incarichi sotto copertura, identità multiple, interrogatori e torture, evasioni brillanti e surreali, nemici violenti e fanatici. Niente, insomma, che non si ritrovi in un romanzo di Ian Fleming, che proprio a Christine Granville guarda nel tratteggiare Vesper Lynd, prima Bond girl, nonché matrice di tutte le altre, in Casino Royale (1953). L’indipendenza, lo charme e l’intelligenza, la capacità di mentire mantenendo un candore genuino: sono le coordinate di un personaggio, ma anche di una donna in carne e ossa, sempre un passo avanti nella modernità. Il padre di James Bond non era certo l’unico a essere rimasto ammaliato dalla spia polacca. Ma, con decine di amanti in tutto il mondo, Christine non si era mai lasciata definire da un rapporto con l’Altro.
Finita la guerra, nonostante le onorificenze guadagnate, l’ormai ex agente deve adattarsi, suo malgrado, a una vita anonima. Il governo inglese, intimorito da una donna che aveva visto troppo, censura ogni pubblicazione che la riguarda. Christine cerca di accettare la normalità, fatica più che nelle imprese eccezionali che l’avevano vista protagonista, finché trova impiego come assistente di bordo su un transatlantico. Sono gli ultimi fuochi.
Nel 1952 viene ritrovata in una stanza di un piccolo albergo londinese, pugnalata a morte da un uomo non ricambiato, che non accettava di vivere sullo sfondo di quella che per Christine Granville era l’unica vera e, purtroppo, fatale passione: la libertà.