Nella fredda Danimarca, nascosta tra i quartieri di Copenaghen, arde una piccola stella. Un concentrato di musica e colori, di passioni e ideali: la Città Libera di Christiania.
Christiania è una micronazione che da 50 anni combatte per mantenere la sua autonomia. Ma è anche un esperimento sociale che prevede l’autogestione, la proprietà collettiva, la democrazia diretta e la liberalizzazione di certe droghe come l’hashish o la marijuana.
La sua storia inizia con l’occupazione di un complesso militare abbandonato, presso il canale di Stadsgraven, nel 1971. Nel 1972 Christiania raggiunge un accordo con il Ministero della Difesa per il pagamento di elettricità e acqua. Allo stesso tempo viene etichettata dal governo danese come “esperimento sociale” e perciò tollerata. Ma già l’anno successivo, con il nuovo governo, si tenta di sgomberare l’area. O comunque di sottoporla ad una forma di regolarizzazione. I christiani si difendono tenacemente e vedono salva la loro indipendenza. Questo sarà solo il primo di una lunga serie di tentativi (falliti) miranti a sottomettere Christiania al potere dello Stato. Ma nel 2021 Christiania avrà 50 anni e alle spalle mezzo secolo di libertà.
Non solo droga
Ai più la Città Libera di Christiania è nota per il grande commercio di cannabis e derivati (che è illegale in Danimarca). Un’attività che è sempre stata malvista dal governo ma che, nonostante gli alti e bassi, gli stop e le riprese, prosegue tuttora. Il progetto iniziale prevedeva anzi la liberalizzazione di tutte le droghe. Ma ciò ha causato numerosi problemi, dovuti principalmente ai narcotrafficanti o ad altre persone interessate al traffico di droga dentro la città. Così dopo circa 20 anni dalla sua fondazione, la comunità di Christiania ha deciso all’unisono di bandire tutte le droghe pesanti, come l’eroina o la cocaina, lasciando libere di circolare quelle leggere. Ma Christiania non è solo un ritrovo di sballati che vogliono fumare marijuana. Gli ideali e gli obiettivi che guidano questa città e la sua comunità sono ben altri e molto più virtuosi.
Il modello christiano
Jacob Ludvigsen e gli altri “padri fondatori” (perlopiù hippie e anarchici) descrissero così lo scopo della nascente Città Libera:
“L’obiettivo di Christiania è quello di creare una società autogestita nella quale ciascun individuo si sente responsabile del benessere della comunità intera. Questa comunità deve essere economicamente autosufficiente e lo sforzo comune deve essere sempre quello di dimostrare che l’inquinamento mentale e fisico può essere evitato.”
I principi della comunità
Insieme all’autogestione e all’autosufficienza, gli altri pilastri del modello christiano sono la proprietà collettiva e la democrazia diretta. Ogni cittadino è responsabile del bene comune e può partecipare attivamente alle decisioni delle varie assemblee. Certo, la democrazia diretta potrebbe avere dei limiti o delle imperfezioni, ma i christiani sono certi che ciò non influenza negativamente le proposte politiche o la loro esecuzione. Anzi, essendo necessaria l’approvazione comune, un particolare progetto deve necessariamente essere ben pensato per il bene di tutti. E coloro che s’impegnano nella sua promozione saranno gli stessi che si occuperanno della gestione. Così facendo si garantiscono vari servizi, si creano posti di lavoro e la piccola comunità christiana può portare avanti il suo piano di sviluppo ecosostenibile.
Aspetti della vita sociale
Oggi, lo “Stato Libero di Christiania” occupa una superficie di quasi 8 ettari e conta circa 1000 cittadini. Possiede anche un sito web, dove è possibile trovare di tutto. Dalla storia della città agli eventi in programma, dalle piattaforme per la distribuzione di posti alloggio alle gallerie di foto e video. All’ interno della città sono presenti scuole, asili, poste e pronto soccorso. Oltre a bar, ristoranti, teatri, sale da ballo, da sport, da gioco… Ovviamente non mancano le istituzioni politiche, come i vari (ben 14) comitati tesorieri e l’Assemblea Comune, cuore pulsante della democrazia di Christiania. A tutto ciò si aggiungono un’infinità di eventi culturali, musicali, teatrali che ogni anno si svolgono all’interno della Città Libera. Christiania è infatti un focolaio di artisti e talenti. Ma è anche una delle mete più gettonate di tutta la Danimarca. In grado di attirare circa 5 milioni di turisti ogni anno.
La peculiarità di Christiania
Christiania è diversa da certi ecovillaggi o da altri progetti utopici-comunitari come Auroville, in India. Perché è una micronazione. Possiede una bandiera, un inno ufficiale (che tradotto sarebbe “Non puoi ucciderci”) e una propria moneta. Ma contrariamente ai microstati, come San Marino o il Principato di Monaco, la sovranità delle micronazioni non è riconosciuta. E anche per questo lottano i christiani. Affinché la loro casa venga riconosciuta e considerata a tutti gli effetti come uno stato sovrano e indipendente.
Le micronazioni
Quella delle micronazioni è una tematica spinosa ma interessante. Al mondo esistono numerose micronazioni. Alcune sono nate per gioco (le cosiddette “ludo nazioni”), altre per fini illeciti e altre ancora per semplice capriccio (come nel caso del Regno di Talossa). Tutte vantano dei possedimenti territoriali (reali o fantastici), hanno dei cittadini e presentano alcuni apparati pseudo-statali. Spesso stampano moneta, producono francobolli ed emanano leggi proprio come uno stato. Ciò nonostante non godono di alcun riconoscimento . La loro esistenza non ci tocca minimamente anche se, da un certo punto di vista, potrebbe essere un’ottima risorsa per pensare (o ripensare) la legittimità dello stato-nazione, del suo potere e delle sue strutture per come li conosciamo.
Altro Stato/Altro Mondo
Recentemente alcune micronazioni si sono date l’appellativo di Quinto Mondo. Con l’intento di collocarsi in maniera ironica e polemica all’interno di quella gerarchia economica che differenzia l’umanità in primo, secondo, terzo e quarto mondo. Ma tra tutte le micronazioni, Christiania è sicuramente l’esempio più eclatante, oltre che il più longevo. La sua struttura sociale, i valori condivisi dalla sua comunità e gli obiettivi di sviluppo ecosostenibile fanno della Città Libera un piccolo baluardo utopico e un modello a cui ispirarsi.
Così, quella di Christiania potrebbe essere la storia di un quinto mondo che ci mostra come un altro mondo non è solo auspicabile, ma anche possibile.
Vincenzo Rapisardi