La notizia della chiusura delle mense ospedaliere in sette istituti sanitari, avvenuta in seguito a un blitz del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute d’intesa con il ministero della Salute, è solo la punta dell’iceberg di quanto i controlli a sorpresa avrebbero portato a galla. Tanto al Nord quanto al Sud, nonché sia in strutture pubbliche che private, sarebbero oltre un terzo del totale gli ambienti adibiti alla cucina e al lavaggio delle stoviglie ritenuti non a norma all’interno delle strutture sanitarie italiane.
Quello dipinto dall’ultima indagine dei Nuclei Antisofisticazione e Sanità (Nas) del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è un quadro che, pur non giungendo del tutto inaspettato, rivela come in tutta Italia si evidenzi una generale inadeguatezza nell’adempiere alle norme igieniche richieste come standard per le mense delle strutture ospedaliere del paese. Il controllo a campione condotto a sorpresa in 992 istituti ha infatti messo in luce la diffusa presenza di irregolarità di vario tipo e gravità in ben 340 strutture ospedaliere, pari al 34% del totale. Quello che risulta fondamentale sottolineare, in un quadro che presenta elementi inquietanti e inaccettabili, è come le infrazioni penali e amministrative riscontrate dai Nas interessino mense situate in pressoché ogni regione del territorio italiano, operanti sia in strutture pubbliche che private. Se l’immediata chiusura delle mense ospedaliere di sette istituti, che versavano in condizioni tali da mettere in pericolo tutti coloro che se ne servivano, rappresenta la misura più importante tra quelle ordinate come conseguenza del blitz dei Nas, rimane da capire come si intende agire per contrastare quella che si manifesta come una diffusa negligenza riguardo gli standard igienici necessari quando si lavora in una mensa, tanto più se questa viene utilizzata per nutrire persone in uno stato di vulnerabilità come quelle che si trovano nelle strutture ospedaliere.
Cosa ha rivelato l’indagine dei Nas che ha portato alla chiusura delle mense ospedaliere in sette strutture sanitarie
Il controllo a campione disposto dai Nas, d’intesa con il ministero della Salute, ha interessato quasi mille strutture sanitarie sparse per l’Italia, delle quali oltre un terzo si sono rese protagoniste di infrazioni di vario tipo rispetto agli standard di igiene imposti a livello nazionale. Sono 340 le mense ospedaliere che hanno evidenziato irregolarità nel reparto cucina o in quello adibito alla conservazione di alimenti e stoviglie, mentre sono state accertate un totale di 431 infrazioni penali e amministrative, corrispondenti a 230 mila euro di sanzioni pecuniarie complessive. Queste ultime sono disposte qualora le strutture sanitarie sottoposte a controllo dei Nas commettano violazioni nella gestione degli alimenti, non adempiano ai requisiti prestabiliti per qualità e quantità dai capitolati d’appalto e qualora si faccia uso di ambienti privi di adeguata pulizia e funzionalità.
Se le infrazioni minori sono state punite con multe più o meno salate per le strutture coinvolte, quanto portato alla luce dalle indagini in sette istituti ha invece comportato l’immediata chiusura delle mense ospedaliere in questione, nonché un’ondata di inappuntabile sdegno in tutta Italia. Le dichiarazioni dei Nas fanno riferimento a situazioni di estrema gravità, ritrovate in istituti situati sia nel nord che nel sud del paese, talmente raccapriccianti da rappresentare un vero e proprio segnale d’allarme sulla necessità di controlli più stringenti e frequenti della realtà quotidiana delle mense ospedaliere. Dall’invasione di blatte e altri insetti nelle cucine e nei magazzini di un istituto geriatrico e di un ospedale nel milanese, nonché di una casa di cura a Napoli, passando per la muffa e gli escrementi di roditore nella cucina di un ospedale di Ragusa, la documentazione e le parole rese pubbliche dai Nas delineano un quadro terrificante, tanto più se si considera la vulnerabilità di molti degli individui costretti a mangiare ogni giorno in queste strutture.
La chiusura delle mense ospedaliere negli istituti sanitari in questione è stata disposta immediatamente, ma i risultati di analisi di laboratorio condotte nelle strutture interessate dai controlli hanno portato alla luce ulteriori gravissime violazioni altrimenti difficili da notare. La più preoccupante e potenzialmente nociva per la salute riguarda un’azienda di catering di Agrigento, incaricata di rifornire quattro strutture ospedaliere siciliane e scoperta a utilizzare acqua nella quale erano presenti batteri coliformi. I Nas hanno disposto una sospensione immediata dell’attività e la sanificazione delle cisterne per lo stoccaggio dell’acqua, misure necessarie che si spera siano sufficienti e soprattutto non eccessivamente tardive per quanto riguarda la condizione di salute dei commensali.
Le parole dei Nas e le conseguenze dell’indagine
Le dichiarazioni ufficiali dei Nas sottolineano ancora una volta la gravità della situazione evidenziata dal blitz a sorpresa, evidenziando come tanto le carenze a livello strutturale e organizzativo, quanto la mancata osservazione degli standard di igiene imposti dal ministero della Salute potrebbero portare a conseguenze allarmanti per la salute dei pazienti.
“La maggioranza delle infrazioni ha riguardato aspetti sanzionatori amministrativi come le carenze strutturali e impiantistiche dei locali impiegati alla preparazione dei pasti, la mancata attuazione dell’autocontrollo e della tracciabilità, elementi fondamentali per prevenire possibili episodi di intossicazione, ancor più significativi nelle fasce sensibili dei malati degenti”
L’immediata chiusura delle mense ospedaliere colpevoli delle violazioni più gravi, la sospensione dell’incarico di gestione del servizio alimentare disposta nei confronti di aziende negligenti, nonché la disposizione di centinaia di multe e sanzioni sono tutte misure importanti, tuttavia rimane da capire se saranno sufficienti per contrastare una situazione tanto preoccupante quanto endemica. Quella che si evidenzia è la necessità di mettere in piedi un sistema di controlli più efficace e radicato nel territorio, tanto più se si considera l’obbligo morale legato alla tutela di una fascia della popolazione particolarmente vulnerabile.
Chiara Bresciani