Viviamo in una società tendenzialmente maschilista e uno stupro diventa, anziché un atto sempre e comunque da condannare, oggetto di dibattito a seconda dei casi. Molteplici le volte in cui si è accusata la vittima.
In questi giorni ne abbiamo sentita di ogni a riguardo dello stupro di Rimini e un po’ meno riguardo a quello di Fiumicino. Non sono, purtroppo, gli unici casi di violenza sessuale che quest’estate sono stati perpetrati.
Il dramma della violenza sulle donne è un tema d’attualità, il problema è che lo è da troppo tempo e sembra non avere intenzione di smetterla di esserlo. Combattere questi crimini è difficile e la società in cui viviamo, tendenzialmente maschilista non aiuta.
Lo stupro, che è l’atto più violento e vigliacco che si possa perpetrare, in questi tempi è diventato un malaugurio da rivolgere al “nemico” politico. Sui social è un proliferare di invocazioni, auguri e speranze che questo pregevole fatto possa capitare alla presidentessa della camera Laura Boldrini.
Quando gli fai notare che stanno sbagliando, che quello che hanno appena pronunciato non è un insulto ma l’invito a un crimine, quello che ottieni come risposta è che meriti anche tu la stessa sorte. Dalla loro parte hanno poi l’esponente di “Noi con Salvini”, Saverio Siorini, che ha pensato di espandere l’augurio a tutte le donne del PD.
Quando succederà alla Boldrini e alle donne del Pd?”
La gravità della violenza sessuale per molti è incompresa e se ne indignano solo a convenienza. Altri invece cercano di dargli una spiegazione fredda e cinica.
E’ il caso del mediatore culturale di Rimini che ha pensato bene di spiegarci che lo stupro “è peggio solo all’inizio, poi la donna si calma e diventa come un rapporto normale”. Una frase che riduce tutto al “piacere” del rapporto e che trasforma la donna in un oggetto.
Sia il mediatore di Rimini, sia l’esponente di “Noi con Salvini” sono stati sospesi.
Le donne vittime di stupro non sempre hanno la forza e il coraggio di denunciare la violenza subita. Spesso ci si nasconde dietro al silenzio e si cerca di ricominciare da capo sperando di dimenticare quel dramma. E’ sbagliato, bisogna sempre denunciare il fatto in modo che il carnefice venga consegnato alla giustizia.
Certo, poi dipende anche dai giudici che ti trovi di fronte.
Perché non hai chiuso le gambe?”
Il giudice in questione è Robin Camp, canadese. Non siamo noi ad avere l’esclusiva sugli idioti.
Un processo per una donna vittima di stupro è già complicato di suo. Deve rivivere quei momenti, raccontarlo, raccontare il dolore e la paura provate. Se ci si trova di fronte un giudice maschilista diventa ancora più difficile. Oltre il danno anche la beffa di essere non creduta e schernita da chi dovrebbe fare giustizia.
Perché questo accade? Perché siamo una società che, magari anche inconsciamente, è maschilista.
In presenza di stupri, se il colpevole non è un immigrato, si tende sempre a colpevolizzare la vittima e a giustificare il carnefice, o quanto meno dargli delle attenuanti.
“Se l’è cercata“, “Si, ma girare da sola di notte”, “Chissà come era vestita”
Tutti commenti aberranti che girano liberamente sul web e trovano anche il consenso di altri utenti.
I ragazzi, e le ragazze, di oggi crescono assistendo a tutto questo e con determinate convinzioni.
Se un calciatore, o un personaggio qualsiasi dello show business, frequenta una donna diversa al giorno viene incensato, invidiato ed elogiato per la sua “vita da bomber“.
Se ad avere lo stesso comportamento fosse una donna gli epiteti sarebbero diversi. Perchè? Perchè il maschilismo è radicato nella società.
La cosa più triste è vedere anche donne tenere questi comportamenti.
Cambiare questo modo di pensiero può essere il primo passo per riuscire a combattere queste violenze, diventare una società che ha rispetto per tutte le donne e che si stacca da questo modo di pensare “maschio” dominante.
La società si cambia sempre a piccoli passi, iniziamo nel nostro piccolo.
Christian Gusmeroli