Ergastolo ed isolamento diurno. Queste sono le pene che la Procura di Milano ha richiesto per Alessandro Garlaschi, tranviere 39enne che il 7 febbraio scorso uccise Jessica Valentina Faoro. La richiesta giunge direttamente da Cristiana Roveda, la pm che si occuperà del processo per l’omicidio Faoro iniziato oggi stesso.
La tragedia
Garlaschi, arrestato poche ore dopo aver compiuto l’omicidio, aveva accolto la ragazza in casa sua offrendole ospitalità in cambio di aiuto con le faccende domestiche. Jessica, che aveva una storia complicata alle spalle, in quei fatidici giorni di inizio 2018 era alla ricerca di un alloggio, e la casa dove vivevano Garlaschi e sua moglie doveva esserle sembrata perfetta. Ben presto, però, il rifugio si era trasformato in un luogo spaventoso. Sembra infatti che Garlaschi si fosse infatuato della giovane ospite, e si fosse reso colpevole di molestie nei suoi confronti appena pochi giorni prima dell’omicidio.
Le molestie
Nella notte tra il 31 gennaio e il 1° febbraio Jessica aveva telefonato ai carabinieri affermando che Garlaschi le aveva fatto proposte sessuali e le aveva messo le mani addosso. Proprio un’altra molestia sarebbe, secondo gli inquirenti, il movente dell’omicidio. Jessica avrebbe rifiutato di cedere alle avances dell’uomo, e questi l’avrebbe quindi colpita con ottantacinque coltellate, salvo poi tentare di disfarsi del cadavere bruciandolo.
Le dichiarazioni di Garlaschi
Nei mesi scorsi il tranviere ha cambiato la sua versione più volte, affermando dapprima che si fosse trattato di legittima difesa, e poi confermando di aver colpito Jessica, seppur con sole tre coltellate, aggiungendo inoltre di non ricordare altro di quella terribile notte. Ha affermato che Jessica gli piaceva, ma ha negato di averla mai molestata, riferendo di averle pagato i vestiti e il parrucchiere in cambio dei lavori domestici che svolgeva. Nel settembre scorso, Francesca Santini, difensore di Garlaschi, aveva affiancato all’imputato un consulente psichiatrico per accertarne la capacità di intendere e di volere.
Il processo
La richiesta della pm Roveda giunge nel contesto dell’odierna udienza a porte chiuse, la prima del processo con rito abbreviato a Garlaschi. Di fronte al tribunale, oltre ai parenti della vittima, sono presenti anche alcune delle ragazze che Jessica aveva conosciuto nel periodo precedente al suo incontro con Garlaschi. Le ragazze manifestano la loro rabbia nei confronti delle istituzioni che non hanno aiutato Jessica, e chiedono giustizia per la loro amica. La presenza dei genitori ha riacceso le polemiche nate nel febbraio scorso, in occasione del funerale della ragazza.
La sentenza definitiva è prevista per metà dicembre, e a giudicare dalle premesse, saranno due settimane molto importanti.
Francesco Cambilargiu