Sulle unioni gay alcune dichiarazioni sottolineano un dibattito interno alla Chiesa. Ma sono, forse, solo casi isolati.
Deboli speranze
A Bonassola, in provincia della Spezia, il parroco don Mignani si è reso protagonista di un gesto simbolico. Durante le celebrazioni per la domenica delle palme, il sacerdote si è rifiutato di benedire gli ulivi simbolo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme. “Se non posso benedire coppie formate da persone dello stesso sesso, non benedico neppure le palme” ha detto il sacerdote.
Gesto, quello di Mignani, di protesta contro il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), l’organo della Curia imputato a “promuovere e custodire la fede”. Il testo riporta come per il Vaticano “non è lecito benedire relazioni che implicano una prassi sessuale al di fuori dell’unione indissolubile uomo-donna”.
La protesta levata dal parroco arriva insieme ad altre prese di posizione importanti, come quella di Padre Maggi e del Vescovo di Anversa, Johan Bonny. Il primo, frate da alcuni già considerato “eretico”, si è chiesto perché “si benedicono case, animali, oggetti, ma due persone che si vogliono bene no”. Il secondo ha chiesto pubblicamente scusa alle coppie gay, dichiarando di vergognarsi della sua Chiesa e di avere “incomprensioni intellettuali e morali” con il Vaticano.
I conservatori
Da un lato, dunque, troviamo inaspettatamente una parte ragionevole. Dall’altro, la parte più conservatrice della Chiesa non fa fatica a farsi sentire.
Il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole, ha chiesto ai suoi 30.000 follower su Facebook di pregare perché non passasse la legge Zan al Senato. Rifacendosi ad una nota della CEI, di cui abbiamo già scritto, D’Ercole ha sottolineato “il rischio della deriva liberticida e dell’indottrinamento dei giovani mediante le teorie del Gender”.
Parole che suonano ridondanti e vecchie, chiuse da un minaccioso “non facciamo polemiche ma preghiamo, liberi di manifestare la nostra opinione e pronti al confronto”. L’accostamento di una legge contro l’omotransfobia alla limitazione delle libertà sembra un gesto disonesto, tuttavia è questa la posizione che sembra prevalere in Vaticano.
Un paradosso, figlio probabilmente della volontà della spina dorsale della Chiesa di mantenere nel 2021 un’istituzione impermeabile agli stimoli della società, in linea esclusivamente con la propria storia.
La posizione del papa
Inizialmente, un’apertura della Chiesa alle unioni gay era sembrata quella di Papa Francesco, che in un documentario si era detto favorevole a creare “una legge sulle unioni civili”. Prontamente, il Vaticano aveva smentito queste parole indicando che Bergoglio si riferisse “a certe disposizioni dello stato” e non “alla dottrina della Chiesa”.
Smentita confermata proprio dall’assenso dato da Papa Francesco documento della Congregazione citato in apertura. Lontana, dunque, la rivoluzione, almeno per la parte maggioritaria della Chiesa, quella che decide veramente la linea da dottare.
Resta, per i cattolici che vedono negati i propri diritti da quella che considerano “casa”, una speranza data da questi piccoli gesti di ribellione. Per padre Alberto Maggi, “due persone omosessuali che si amano non hanno nulla da temere”, perché “dove c’è amore c’è Dio”. Un Dio che per ora, anche se con qualche timido segno di apertura, sta sbattendo loro la porta in faccia.
Emanuele Di Casola