Questa mattina gli studenti del liceo Monti di Chieri non sono entrati in aula, per protesta.
Da circa un mese nelle aule di Chieri la temperatura è troppo bassa. In alcune aule addirittura si arriva a 14°: una situazione davvero insostenibile. Gli alunni hanno protestato una prima volta a novembre, uscendo fuori in cortile. Dopo questo primo segno di protesta l’istituto ha alzato la temperatura dei termosifoni di alcune classi, mentre in altre si è continuato a gelare. Il consueto riscaldamento non è comunque assicurato a causa dei bocchettoni dell’aria, che non possono essere attivati perché i filtri non vengono più ripuliti da troppo tempo. Nei corridoi, dove stazionano decine di collaboratori scolastici, la temperatura non sale mai sopra i 14-15 gradi. Stessa cosa in sala professori.
Il disagio dura quindi da diverso tempo e costringe classi intere a stare in aula con la giacca, la sciarpa e i guanti per combattere il freddo. La concentrazione che possono avere nel seguire le lezioni è sicuramente bassa. Il sindaco, invece, informato sul problema della scuola, ha sostenuto che lui riusciva tranquillamente a lavorare anche a 17,5°. Affermazione assurda da parte delle istituzioni, che ha creato numerose lamentele da parte dei membri del gruppo Facebook “Chieri è…”. Solo grazie all’insistenza dei suoi membri e degli studenti la situazione non è finita nel dimenticatoio.
Dopo le lamentele degli studenti, sono stati chiamati dei tecnici a fare delle rilevazioni, le quali però sono state fatte sempre e solo dopo le 11, ossia quando ormai le aule avevano una temperatura più accettabile: non per il riscaldamento, ma per l’effetto stalla creato dal calore umano di trentine di ragazzi chiusi in una stanza. Nessuno ha pensato di misurare la temperatura dei corridoi, in cui i ragazzi trascorrono gli intervalli. Quando Pietro Ratto, professore di storia e filosofia, ha provato a chiedere ai tecnici di farlo, la risposta è stata: “Io rilevo solo dove il preside mi dice di rilevare.”
Il professore che sostiene i suoi alunni
Proprio il professor Ratto ha denunciato a Ultima Voce il disagio che si sta vivendo nella scuola e ha documentato sulla sua pagina Facebook la protesta dei suoi studenti. Una protesta che non è cominciata nel migliore dei modi, visto che si è cercato di convincere i genitori a non mandare i figli a protestare, mentre gli altri docenti hanno visto di cattivo occhio il comportamento degli studenti. “In generale si cerca di far finta di niente. Tutti si lamentano sottovoce, ma se i ragazzi provano a protestare li si ricatta, minacciandoli di interrogarli. Ogni insegnante costringe i suoi alunni a restare in classe perché deve far lezione o interrogare, ostacolando di fatto quell’unica arma del dissenso che potrebbe invece risolvere la situazione nell’interesse di tutti.”
Gli studenti di Chieri fanno quel che è in loro potere per ottenere quello che è un loro diritto, ma le pressioni hanno fatto sentire il loro effetto. Il professor Ratto ha aggiornato così la sua pagina:
Ore 11.30. I ragazzi cominciano a defluire. Hanno ricevuto minacce (“i minorenni non hanno il permesso e gli altri sono stati denunciati”), hanno subito il freddo per tre ore e mezza. Hanno resistito all’intimidazione di divise di vario tipo, determinati a non lasciarsi spaventare.
Insegnanti e bidelli erano tutti dentro. Qualcuno si affacciava alle finestre, qualcuno fotografava. Tutti rigorosamente imbacuccati a osservar da dentro noi, fuori al gelo.
Io ero li, con loro. Ho litigato col maresciallo dei carabinieri, ho ripetutamente invitato colleghi e bidelli a uscire con noi (invece che continuare a protestar sottovoce), senza però ottener null’altro che silenzi imbarazzati e sguardi persi nel vuoto. Ho sentito diversi colleghi dire cose del tipo: “peggio per loro, domani se la vedranno con me”. Senza capire che, se riusciremo mai a tornare a una temperatura accettabile, di questo sacrificio degli studenti beneficeranno tutti. Persino loro, purtroppo.
Ora la presidenza è piena zeppa di assessori, direttori, responsabili e tecnici. I rappresentanti dei ragazzi stanno presenziando alla riunione.
Qualcosa, forse, la nostra protesta ha cominciato a smuovere.
Tutti contro tutti
Se gli alunni sono costretti a fare lezione con il freddo, lo stesso vale per i docenti e il personale ATA. Ma perché allora non fanno fronte comune invece di minacciare o ignorare chi semplicemente vorrebbe delle condizioni migliori in cui studiare? Durante la mattinata il rappresentante degli studenti ha ricevuto una nota: “Alle ore 8.55 il rappresentante degli studenti entra in classe e incita gli studenti a seguirlo per protestare in relazioni alle problematiche di riscaldamento, nonostante l’insegnante abbia riferito alla classe che non poteva uscire dall’aula, dopo aver sentito il Dirigente Scolastico, la maggior parte degli studenti lo segue“. La reazione degli studenti secondo alcuni sarebbe esagerata. Così la docente di francese scrive sul registro: “La classe non si presenta a lezione per protestare contro il freddo nonostante la temperatura decisamente elevata che l’insegnante rileva già già alle ore 8 in classe. Comportamento infantile e non giustificabile che fa perdere di credibilità per possibili azione di protesta future”.
Il problema comunque non è solo del liceo di Chieri, ma interessa tante altre realtà in diverse città, ma mentre in quasi tutte le scuole si fa finta di niente e ci si lamenta in silenzio, questi ragazzi hanno avuto il coraggio di dire basta e di farsi sentire. E la scuola deve insegnare anche questo: il bagaglio culturale deve essere usato per riconoscere le ingiustizie e combatterle.
Camilla Gaggero