Chico Forti, dopo 24 anni di detenzione in Florida, è tornato in Italia con volo di stato per finire di scontare la sua pena, ed è stato accolto in aeroporto con orgoglio e commozione dalla premier Meloni nel favore generale dell’opinione pubblica. L’entusiasmo della destra per la riuscita operazione diplomatica è stato però subito affiancato dalla profonda indignazione della sinistra: è davvero necessario riservare un trattamento preferenziale di natura istituzionale nei confronti di un uomo condannato all’ergastolo?
Il ritorno in Italia di Chico Forti, annunciato con grande clamore il 1° marzo scorso, è stato senza dubbio uno dei più importanti successi diplomatici compiuti dal governo di Giorgia Meloni.
Il 65enne trentino, detenuto da 24 anni nelle carceri della Florida con l’accusa di omicidio, è stato rimpatriato in Italia con volo di stato per permettergli di scontare la pena nel proprio paese natale, accanto alla madre 96enne che si era più volte detta preoccupata di non riuscire a rivederlo. Proprio poche ore fa, da Rebibbia Forti è stato trasferito al carcere di Verona, e a breve gli avvocati chiederanno un incontro con la madre.
La commossa accoglienza di Giorgia Meloni e del governo
Contravvenendo a qualsiasi consuetudine, la premier Giorgia Meloni si è recata all’aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma) per accogliere il detenuto: l’incontro tra i due, durato circa un’ora, è stato immortalato da uno scatto destinato a rimanere nella storia. Lui le sorride in maniera posata, con aria di gratitudine; lei sfodera un sorriso a trentadue denti e i suoi occhi tradiscono una grande emozione, mista a orgoglio, quasi come si trovasse alla laurea della figlia, invece che di fronte a un ergastolano appena rimpatriato.
La Presidente del Consiglio ha poi annunciato il successo diplomatico in un post sulla sua pagina Facebook:
Chico Forti è tornato in Italia. Fiera del lavoro del Governo italiano.Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione.
Molti ministri, da Tajani a La Russa, hanno espresso parole di soddisfazione nei confronti dell’operato del governo e della diplomazia italiana e statunitense, e anche la stampa non è stata da meno: Il Foglio titola “Chico torna in Italia, la sinistra non parla più”; il Giornale, con tono più sentimentale che polemico, titola invece “In Italia, 24 anni dopo”, senza che ci sia bisogno di specificare chi, e come.
Gli encomi di Tele-Meloni per Chico Forti
L’edizione di punta del Tg1 ha dedicato un’intervista esclusiva a Forti, in cui lui, ringraziando Meloni e il governo, ha ribadito la sua innocenza, e si è commosso ricordando gli anni passati in carcere lontano dai propri cari.
Guardando i primi piani sugli occhi umidi di Forti, e le domande del giornalista sulla sofferenza della detenzione e della lontananza da casa, è impossibile non dare ragione a chi, dopo i recenti fatti di censura degli intellettuali di sinistra, ha soprannominato le reti della televisione pubblica italiana “Tele-meloni”, in quanto ormai canali resi portavoce delle istanze politiche della premier e del suo partito.
Numerosi i servizi strappalacrime sul passato di Forti, da imprenditore a detenuto, le interviste ai parenti, gli encomi sull’operato del governo. Un vero e proprio viaggio dell’eroe quello ritratto dall’informazione RAI, che dopo le angherie e le ingiustizie subite all’estero riesce a tornare finalmente in patria, e vi torna da eroe.
L’indignazione della sinistra non tarda ad arrivare
Dopo l’entusiasmo della prima ora, si sono levate molte voci di dissenso nei confronti della premier e della sua accoglienza a Forti: molti i giornalisti che si sono chiesti se sia giusto che, a livello simbolico, un premier presenzi al rimpatrio di un condannato all’ergastolo stendendogli un tappeto rosso, e senza peraltro che in nessuna occasione si faccia riferimento a possibili errori giudiziari.
Il Fatto Quotidiano titola “Benvenuto assassino”, e il dibattito, dai social ai salotti tv, si infuoca: com’è possibile che un uomo condannato per omicidio, venga accolto con sorrisi, abbracci e commozione? Travaglio si dice esterrefatto dal comportamento di Meloni e risponde piccato ad Alessandro Sallusti, che lo accusa di “rosicare”, dandogli del “poveretto”; Augias e Gramellini, su La7, si interrogano riguardo il pericoloso precedente costituito da questa azione inaspettata; la giornalista Ferrario commenta dubbiosa che da parte della premier sarebbe stato opportuno tenere un profilo molto più basso sulla questione.
La maggior parte, però, si interroga: cosa farà Meloni quando, a tornare in Italia, sarà Ilaria Salis?
Chico Forti e Ilaria Salis: due pesi e due misure
Enrico Forti, affettuosamente conosciuto come “Chico”, fu accusato in via definitiva per l’omicidio avvenuto nel 1998 dell’australiano Dale Pike, e condannato all’ergastolo. Si sarebbe trattato inoltre di un “crimine nel crimine”, poiché l’omicidio sarebbe avvenuto in seguito a un tentativo di truffa da parte di Forti nei confronti del padre di Dale Pike, Anthony, proprietario del Pikes Hotel di Ibiza. Insomma, se non un assassino, quanto meno un faccendiere coinvolto in affari poco chiari.
L’imprenditore si è sempre dichiarato innocente e vittima di un clamoroso errore giudiziario, per l’assenza di prove schiaccianti a suo carico, che però non hanno impedito al tribunale della Florida di attribuirgli il massimo della pena.
E’ chiaro che il governo stia utilizzando due pesi e due misure, se pensiamo che proprio in queste settimane il dibattito pubblico è infiammato dalla detenzione a Budapest di Ilaria Salis, denigrata dai sostenitori della destra e che proprio di recente ha ottenuto i domiciliari non di certo grazie all’ inesistente operato dei ministri Nordio e Tajani. Va specificato inoltre che Ilaria Salis non è accusata di aver ucciso qualcuno, e che i personaggi coinvolti nella supposta aggressione erano nerboruti neonazisti che nemmeno l’hanno denunciata.
Che dire, poi, del trattamento riservato a Beniamino Zuncheddu, libero dopo 33 anni di carcere da innocente, e completamente ignorato da Meloni perché non si trattava un caso utile ad aumentare i propri consensi? Anche in questo caso, le azioni del governo si commentano da sole.
Innocente o colpevole? Non è questo il problema
Fermo restando che, innocente o colpevole che sia, il ritorno in patria di Chico Forti è assolutamente cosa buona e giusta affinché vengano tutelati i suoi diritti – la possibilità, quindi, di scontare gli anni di detenzione secondo le leggi italiane e di incontrare i propri cari senza costringere a viaggi intercontinentali la mamma di 96 anni – quello che è certo è che l’azione di Meloni crea un precedente molto scomodo da reiterare, perché qualora si trovassero nella stessa situazione detenuti non ideologicamente affini alle politiche della destra, Meloni si troverebbe prigioniera delle sue stesse scelte, e sarebbe facile per i detrattori della premier rinfacciarle un trattamento iniquo verso concittadini detenuti all’estero.
Non deve stupire che il governo Meloni e la stampa di destra abbiano accolto il ritorno di Forti con così tanto entusiasmo: il rimpatrio del concittadino è stato un colpaccio per il governo Meloni, che alla vigilia delle Elezioni Europee 2024 mostra così ai suoi elettori di essere, sul piano degli Esteri, più solida e capace che mai. È inoltre risaputo che il garantismo verso politici e imprenditori truffaldini sia sempre stato un baluardo della destra italiana, da Berlusconi al recentissimo caso Toti.
Come scrive Selvaggia Lucarelli, restano nella mente le immagini della commemorazione dei morti nella strage di Cutro, e un contrito Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lasciato solo davanti a quello stuolo di bare a ricordare quella tragedia senza precedenti. In quell’occasione, la premier Meloni e gli altri ministri, troppo impegnati a proseguire nella loro campagna elettorale senza fine, non si erano di certo scomodati a presenziare.
Forse Chico Forti è davvero innocente, ma noi questo non lo sapremo mai con certezza. Chi di sicuro, invece, innocente non è, è questo governo sempre più orwelliano, che tenta di convincerci in tutti i modi con la sua “neolingua” che un condannato all’ergastolo è un eroe, e chi lo riporta a casa il suo fedele destriero.