Chi non l’ha mai pensato?
Dal bambino che esce per andare a scuola alla bambina che corre a controllare se i gattini del giardino di fronte stanno bene, dalla studentessa universitaria al fioraio, dal papà che accompagna il piccolo all’asilo nido alla mamma che attraversa la città per recarsi a lavoro, dal ciclista per passione all’ambientalista per Natura… tutti, tutte, abbiamo pensato: ma se non ci fossero macchine né clacson né stress né urla né tamponamenti né pericoli? Se recarsi nel luogo che si desidera raggiungere, significasse semplicemente salire sulla propria bici e pedalare? E se questo fosse valido per tutti, per tutte e non equivalesse ad un’eccezione?
Se così fosse, certamente sarebbe meno stressante passare dal tepore di una stanza che conserva ancora il calore di una notte, alla freddezza di una città in subbuglio. Agiterebbe di meno chiudersi la porta alle spalle e lanciarsi nel delirio del traffico, di macchine che sfrecciano, motorini che sorpassano, persone che si precipitano sul marciapiede con la speranza di arrivarci lì, dall’altra parte della strada. E sarebbe meno necessario spararsi a tutto volume nelle orecchie la Joplin o Springsteeen, preferendo senz’altro la loro voce a tutto il caos e il chiasso che caratterizza la strada… la strada che sembra esser fatta solo per macchine e motorini. Solo per gas e rumori, insomma.
E le biciclette? E le gambe di chi cammina? Dove trovano posto e spazio e possibilità per procedere?
Una risposta giunge, piena di entusiasmo e di soddisfazione, dalla Germania: la prima autostrada per le biciclette! Che a pensarci, potrebbe essere definita per quella che è: una Bicistrada! Ed è aria pulita, vento, sole, capelli scompigliati e vestiti sollevati! E sono sorrisi corrisposti, gare senza emissione di fumo e dialoghi senza chiamare in ballo, imprecando contro di loro, i parenti di chi rallenta, di chi frena, di chi sorpassa o di chi non parte a tutto gas appena il rosso diventa verde.
E sono occhi di bambini e di bambine che scoprono e si sorprendono, occhi di giovani che si cercano e che tra le tante, la riconoscono immediatamente la bicicletta che suscita interesse, occhi di nonni e di nonne che possono recarsi in punti diversi senza sentirsi fuori tempo. Sono occhi, i miei, i nostri, che si entusiasmano davanti alle foto che testimoniano questa spettacolare Bicistrada! E che sperano che da sempre più parti del mondo, e chissà, anche dalla stessa Italia, presto giungano cartoline, foto, articoli che raccontino di realizzazioni simili.
Perchè da qualche parte, bisogna pur partire: e se si parte in bici, è tutta un’altra storia! Se si parte e se si attraversa una Bicistrada lunga circa 100 km, che passa per Dortmund e termina il suo percorso ad Hamm, ogni tragitto, ogni spostamento, appaiono percorribili, affrontabili! E se partire, avviare, scommettere, significa pedalare lungo corsie larghe 4 metri, separate dal normale traffico urbano da file di alberi che proteggono tutti i ciclisti e le cicliste in transito, non si può non essere entusiasti, entusiaste e fornirsi di spirito di iniziativa e di cambiamento. Ché le macchine, si è capito che sappiamo costruirle, ed anche con le autostrade ce la caviamo. E tenendo conto dei modi con cui lo facciamo, poi, come negare la nostra intraprendenza…
Mi fermo qui. Mi fermo lì. Mi fermo ancora.
Perché la precedenza, non è mia. Questa è sempre di chi corre di più.
Ed io oggi non voglio correre: voglio solo procedere. Voglio solo partire e giungere, come se non ci fossero semafori e code e ingorghi. Come in sella alla mia bicicletta, che mi fa sentire padrona della strada e compagna del vento.
Così. Per oggi, sono questo.
Fonte: Run Like Never Before
Deborah Biasco