Senza zuccheri, biodegradabile, per favorire la concentrazione o l’igiene orale: ad oggi sono decine i tipi di gomme da masticare disponibili sul mercato. Ma non tutti sanno che il chewing gum, ormai parte della nostra quotidianità, è approdato in Italia solo nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale.
La razione K
Nel 1942 gli Stati Uniti introducono la “razione K” (K- Ration). Si tratta di un pasto pensato per i militari e messo a punto dal fisiologo Ancel Keys (da qui il nome). Una razione K è divisa in tre moduli (colazione, pranzo e cena) composti da alimenti non deperibili e facilmente trasportabili. Durante la Seconda Guerra Mondiale essa includeva anche bevande solubili, carta igienica, sigarette e un pacchetto di chewing gum. Le gomme avrebbero dovuto aiutare i soldati a controllare lo stress e a mantenere bocca e denti puliti.
In effetti, il chewing gum come lo intendiamo noi è stato brevettato per la prima volta proprio da un dentista, William Semple. È a lui che si deve la messa a punto di un impasto senza zucchero a base di gomma sciolta in nafta e alcool e arricchito con gesso e radice di liquirizia. Dopo varie migliorie, negli Stati Uniti i chewing gum diventano prodotti di largo consumo, mentre fino agli anni ’40 saranno praticamente sconosciuti in Europa, Italia compresa.
A partire dal 1943, con l’arrivo dell’esercito americano, anche gli italiani scoprono l’esistenza della gomma da masticare che, insieme a cioccolata, biscotti e simili viene spesso usata come merce di scambio o donata alla popolazione. A guerra conclusa la richiesta di chewing gum sale alle stelle.
Il boom economico
Ogni regione italiana ha un suo nome per i chewing gum: cicca, cingomma, ciuìngam, gomma, fino al piemontese chiclets (da una marca di gomme a base di chicle, una pianta già utilizzata dai Maya come gomma da masticare). È nel 1956 che il chewing gum si afferma prepotentemente con il lancio sul mercato italiano della famosa gomma Brooklyn, la “gomma del ponte” creata dall’azienda dei fratelli Ambrogio ed Egidio Perfetti.
Sono gli anni del miracolo economico. Messe da parte le difficoltà del dopoguerra, ha inizio la ricostruzione di edifici e infrastrutture. A questa fase seguirà quello che per l’economia italiana sarà un vero e proprio boom. Una serie di fattori concatenati contribuiscono alla ripresa economica dell’Italia: il programma di aiuti americani noto come Piano Marshall, lo sviluppo di nuovi settori industriali, la disponibilità di numerosa manodopera, la progressiva liberalizzazione del commercio con l’estero e il conseguente aumento delle esportazioni.
L’industrializzazione sempre più concentrata nelle regioni settentrionali aumenta il divario economico fra Nord e Sud. Tuttavia, si verifica più o meno ovunque un miglioramento generale delle condizioni di vita. I consumi aumentano, includendo quantità sempre più elevate di beni durevoli come elettrodomestici e automobili. Crescono anche le spese dedicate ai divertimenti, alle vacanze e al tempo libero.
Chewing gum e inquinamento
Al giorno d’oggi l’atteggiamento dei consumatori nei confronti del chewing gum è cambiato. Sappiamo che solo le gomme da masticare senza zucchero e con specifiche formulazioni possono favorire l’igiene orale. Certo, è vero che consumare gomme può aiutare a controllare lo stress, ma pare che la “masticazione a vuoto” abbia fra gli effetti collaterali un aumento dell’acidità di stomaco. Inoltre, esse sono purtroppo una non trascurabile fonte di inquinamento. La gomma che oggigiorno le compone è a base di polimeri derivati dal petrolio e di altre sostanze non biodegradabili. Ad ogni singolo chewing gum occorrono 5 anni per decomporsi.
Negli ultimi dieci anni il consumo delle gomme da masticare è calato in tutto il mondo. Secondo alcuni, la perdita di interesse verso i chewing gum sarebbe dovuta anche all’utilizzo dello smartphone. I consumatori in fila alle casse del supermercato infatti ammazzano il tempo sui social e spesso ignorano le gomme da masticare ben esposte vicino al banco cassa.
Intanto, molte aziende stanno cercando di correre ai ripari proponendo chewing gum biodegradabili e prodotti di riciclo come le Gumshoe, in risposta ad un nuovo tipo di boom economico: quello della green economy.
Rachele Colasanti