Nuove forme di vita a Chernobyl: scoperto un fungo che assorbe le radiazioni della Luna e di Marte. Sarà possibile creare colonie spaziali?
L’area contaminata di Chernobyl non ha ucciso tutte le forme di vita, ma si è rivelata un ottimo habitat per una specie particolare di fungo. Il Cladosporium Sphaerospermum é stato scoperto soprattutto nei pressi della centrale nucleare teatro della catastrofe. Ma come fa a sopravvivere una simile forma di vita in una zona così ad alto tasso di radioattività? Per scoprirlo è stato condotto un esperimento sulla Stazione Spaziale Internazionale e ciò che è stato scoperto ha del sorprendente. Il fungo è in grado di “assorbire” e schermare un’altissima quantità di radiazioni. A tal proposito si ipotizza che esso potrebbe essere utilizzato per rinforzare tute e navicelle spaziali impiegate per le missioni su Marte e sulla Luna. Oppure potrebbero essere “coltivati” per creare colonie in altre parti dell’universo. Ma quale processo attuano?
La radiosintesi del Cladosporium Sphaerospermum
Uno studio condotto dall’Università di Stanford, dell’Università della Carolina del Nord e dell’est Reserch Center della NASA dice che i funghi proliferati nei pressi della piscina combustibile di Chernobyl generano un forte effetto radiotropico. Pertanto sarebbero in grado di schermare anche il letale vento solare. Tale studio ha portato alla conduzione di un esperimento: una coltura è stata realizzata all’interno della Stazione Spaziale Internazionale. La sperimentazione ha provato che, analogamente alla fotosintesi, questi organismi sembrano eseguire radiosintesi. Essi utilizzano pigmenti come la melanina per convertire le radiazioni gamma in energia chimica.
Dopo aver esaminato le capacità di attenuare le radiazioni ionizzanti per un periodo di 30 giorni, è stato verificato che dietro ad uno strato di 1,7 millimetri di Cladosporium Sphaerospermum le radiazioni erano inferiori di circa il 2%.
Il fungo di Chernobyl su Marte: un passo avanti verso la colonizzazione umana del Pianeta Rosso?
Graham K. Shunk, dell’Università della Carolina del Nord, ha spiegato che in un solo viaggio di andata e ritorno verso Marte un individuo potrebbe assorbire il 60% del dosaggio massimo di radiazioni raccomandabile per tutta la vita. Le sperimentazioni hanno dimostrato che i funghi hanno ridotto dell’1,87% il passaggio delle radiazioni. Inoltre, esaminando un corpo ricoperto da uno strato di Cladosporium Sphaerospermum spesso 21 cm, èsstata assorbita la stessa dose che assorbirebbe un organismo su Marte. Si potrebbero trasportare tali funghi sul pianeta rosso e possono essere addirittura coltivati (in quanto si autorigenerano). Si possono anche adattare all’ambiente assemblandoli con la regolite marziana. Inoltre, la biologia sintetica potrebbe permettere la creazione di materiali compositi viventi, intelligenti e adattativi per mezzo della biostampa 3D.
I risultati dell’esperimento sono molto promettenti. Basterebbe infatti inviare in orbita una piccola quantità di questo organismo per proteggere le basi sulla Luna (protagonista di una spettacolare congiunzione in queste notti) e soprattutto su Marte (che presto sarà sorvolato per la prima volta da un drone). Ciò potrebbe rappresentare, dopo molti tentativi di insediamenti umani su altri pianeti, potrebbe essere questa una svolta?
Silvia Zingale