Esistono al mondo assassini invisibili, creati dall’imperfezione tecnologica, dall’inesorabile finitudine del mondo, e dall’errore umano. Ma quanto potrà mai essere deleterio un semplice errore?
Era il sabato del 26 aprile 1986, all’una e 23 circa dopo la mezzanotte, ora locale. Ancora non ero in programma di nascere, i miei genitori ancora dovevano sposarsi. Sono passati decenni, ma c’è una cosa che ancora resta, persiste, come il gusto del bicarbonato sulla lingua nuda, e quel pezzetto di caramella alla menta che ti si blocca in gola, fermandoti il respiro per un secondo.
Una serie di errori umani dalle conseguenze catastrofiche. Una sequenza di catastrofi in un lasso di tempo assurdamente breve. Clamoroso incidente. Errore umano.
Superata la fredda cronaca degli eventi, sovente, le ragioni più infime, nascoste, rimangono oscure alla coscienza della popolazione locale, che ne subisce le conseguenze. Cosa si nasconde dietro alla fantomatica dicitura “errore umano?”
Chernobyl è davvero diventato, nel tempo, qualcosa che va al di la del semplice errore umano? Può davvero essere questa una banale giustificazione?
Il disastro nucleare avvenuto il 26 Aprile del 1986 rappresenta ormai il lato più oscuro della vita moderna.
Esistono realtà occulte, oscure, celate sotto chili di escrementi umani ed un fetore talmente nauseabondo da arrivare ad annebbiare il cervello.
Non chiedetemi perché mi ostino a scavare in un mare di sterco. Non chiedetemi perché mi isolo come una bambina autistica dal resto del mondo, assetata dalla mia famelica sete di verità e giustizia. Perché non so dare una risposta soddisfacente neanche a me stessa.
La sola cosa che so, ad oggi, è che esistono davvero realtà celate all’occhio umano che albergano nell’oscurità più fitta anche per decenni… E la sola idea di andare a fondo, di armarsi di pala e desiderio di un po’ di sana verità, ancora terrorizza l’animo umano.
“La potenza e la temperatura del nocciolo del reattore aumentarono in maniera esponenziale ed incontrollata, e alla prima, fortissima esplosione, che provocò uno scoperchiamento del reattore, spostando un blocco di acciaio di circa 2000 tonnellate, ne seguì un’altra, ancora più forte, e altre ancora in seguito”.
Mosca tace, nessuno, nel mondo, sa del disastro appena avvenuto.
Innumerevoli vite cancellate in un mezzo secondo dalla tremenda esplosione causata dalla sciatteria umana e, così si dice, dalla mancanza di buon senso. Possiamo davvero chiamarlo così?
Le autorità sovietiche sono impegnate, nel momento successivo all’esplosione, a minimizzare l’accaduto agli occhi del Mondo. Mosca nega la catastrofe; nessuno, nel mondo, sembra avere realmente paura.
Era giovedì 1 Maggio del 1986, quando la nube, contrariamente a quanto si era sperato, investe a pieno la penisola italiana. In Urss le vittime si contavano già ad un centinaio in un paio di ore, e nel giro di poche ore dopo sarebbero deceduti anche migliaia di capi di bestiame.
“Si tratta di un errore umano. Niente panico” “Pioggia nucleare in Italia, corriamo ai ripari”.
“Morte nucleare in Urss”.
Chi è tanto incosciente da credere che si possa banalizzare l’accaduto e ridurre il pericolo unicamente in Urss? Certo, avete capito bene.
La paura inizia a scorrere nelle vene di ogni cittadino appartenente a questa galassia. Scivola velocemente insieme al liquido organico quel terrore incontrollato, come acido da batteria, come quell’emulsione di energia che è talmente potente da ucciderci tutti… Prima o dopo. Errore umano.
Iniziano a temersi effetti cancerogeni a lungo termine a causa dell’ingresso nel ciclo alimentare dei prodotti della fissione. Errore umano. Noi non siamo il nostro lavoro, e neanche il distintivo che portiamo appeso al petto, né rappresentiamo il denaro che ci pesa all’interno del portafoglio. Siamo un puntino minuscolo ed insignificante, che danza senza sosta in questo mare contaminato da assassini invisibili.
Il dado è tratto, l’errore è umano. Non ci resta che dare inizio alle danze.
Il caos divaga tra la popolazione, intenso, denso, fuorviante, come solo la confusione mentale sa essere.
I mercati rimangono chiusi, in diverse città italiane non viene distribuito il latte fresco, e la verdura viene momentaneamente bandita dalle tavole.
Cento miliardi di lire vengono inceneriti. Manifestazioni antinucleari.
L’abuso di informazioni, come sempre, stava svolgendo perfettamente il suo compito confusionario.
I cittadini della nostra penisola, amanti del buon cibo, non sapevano più a chi dare ascolto. All’ora dell’aperitivo, un avventore esclama:
”Ma siamo davvero sicuri che le nostre mucche mangino erba? Tra gli estrogeni e il foraggio nucleare, forse è meglio il metanolo. Cameriere, mi porti subito un altro bianco, almeno muoio felice”.
Sono trascorsi più di 30 anni da quando il mondo soccombeva sotto montagne di reattività; ma la verità, al di là della banale e assolutamente non giustificabile dicitura “errore umano”, resta ancora un mistero.
Nulla è stato spiegato, nessuno sa nulla, il silenzio regna sovrano.
Se vi capita di sentire il tac tac tac tac di un picchio russo, sappiate che più che nei pressi di un grazioso boschetto, siete vicini ad una guerra nucleare.
Esistono tecnologie gigantesche, figlie legittime di quella guerra fredda che tutti conosciamo, le quali rimasero per troppo tempo sepolte nello sterco umano dell’omertà cittadina.
Che cos’era quella grossa antenna che emetteva un suono costante e martellante… tac tac tac tac… Con l’obiettivo, neanche troppo difficile da individuare, di disturbare le telecomunicazioni del mondo occidentale, captare gli eventuali movimenti missilistici americani e forse, addirittura, controllare le menti dei cittadini sovietici?
Favola, realtà, finzione, truffa… Questa antenna è proprio lì, sotto i nostri occhi, reliquia della guerra fredda, a pochi passi dalla centrale nucleare di Chernobyl. E’ forse un caso? Si tratta ancora di errore umano, quella terribile dicitura che nasconde dietro di se incredibili verità ancora nascoste.
Esistono realtà occulte, oscure, celate sotto chili di escrementi umani ed un fetore talmente nauseabondo da annebbiare il cervello.
Assassini invisibili creati dall’imperfezione della tecnologia e dall’errore umano aleggiavano in quell’aria che tutti stavamo respirando. Agenti di malattie insapore, incolore, inodore. Ma comunque terribilmente letali.
Tutto questo succedeva più di 30 anni fa, quando il mondo intero tremava sotto l’incubo di montagne di reattività tossica. Questo potrebbe succedere oggi, domani, tra una settimana.
L’emergenza nucleare è sempre dietro l’angolo, l’errore umano anche.
Elisa Bellino