Due anni sono passati dall’attentato alla sede di Charlie Hebdo. Due anni sono passati dai morti, dal sangue, dalla disperazione. Anni intensi, passati a raccogliere i cocci, a ricostruire.
Ricordiamo la carneficina come se fosse avvenuta ieri. Parigi, 7 gennaio 2015. Charlie Hebdo è un famoso periodico settimanale satirico. Due anni dopo l’attentato, è impossibile incontrare anche solo una persona che non lo conosca.
Il giornale fu fondato nel 1970, e da allora è sempre rimasto fedele alla sua “raison d’être” irriverente. Le basi del massacro furono costruite nel 2006. La testata aveva pubblicato le caricature di Maometto già divulgate in precedenza da un importante quotidiano danese.
Il Jyllands-Posten, è questo il nome della testata, aveva dato il via a un gran numero di polemiche. In una di queste vignette, Maometto è raffigurato con una bomba al posto del turbante. Un affronto per il mondo islamico. Per il giornale francese non fu diverso.
Nel 2011 gli eventi presero una piega tragica. La sede di Charlie Hebdo fu distrutta da bombe Molotov. Poco dopo, sarebbe uscito un numero in onore della vittoria del partito fondamentalista islamico in Tunisia. La sede del giornale iniziò ad essere piantonata dalle forze dell’ordine.
Torniamo a quel terribile 7 gennaio. Due uomini mascherati, equipaggiati con AK-47, entrarono nella sede del periodico. Dopo aver ordinato alla disegnatrice di inserire il codice per entrare, iniziarono la strage. Dodici vittime, tra cui il direttore Stéphane Charbonnier. Il tutto accompagnato dal grido “Allāhu Akbar”, ovvero “Allah è grande”.
In seguito, i due uomini fuggirono a bordo di un veicolo. Presto si scoprì che si trattava di due fratelli, Said e Cherif Kouachi. Due jihadisti franco-algerini, tornati da poco dalla Siria. “Un attentato terroristico di eccezionale barbarie”, queste le parole di François Hollande.
Le macerie di Charlie Hebdo, quelle invisibili e quindi più dolorose, ci sono ancora. Il 7 gennaio 2015 fu il giorno in cui la satira assunse tinte spaventose. Il giorno in cui la libertà di espressione fu pagata a caro prezzo.
Qui potrete leggere l’articolo inerente al primo anniversario dell’attentato a Charlie Hebdo: http://www.ultimavoce.it/4408-2/
Veronica Suaria