Charles Manson e la sua “famiglia” in un nuovo documentario su Crime Investigation

Fonte immagine: hollywoodreporter.com

A distanza di quasi 50 anni, gli omicidi Tate-LaBianca continuano a calamitare la curiosità della gente. Al centro dell’interesse, un ometto alto appena 1 metro e 57: Charles Manson. La follia di quei giorni di sangue era scaturita da un’unica persona.

Ieri sera alle 22 e 55, sul canale Crime Investigation, è andato in onda un nuovo documentario sulla “famiglia” perversa che terrorizzò Hollywood nel 1969. Le ragazze perdute di Manson – questo il titolo – ripercorre gli eventi che culminarono nella strage del 9 agosto 1969. La villa di Cielo Drive, sulle colline di Bel Air, fu il teatro di un massacro senza pari.

Il documentario presenta i membri della Manson Family, ragazze e ragazzi che non si erano inseriti nella società. Ciò che sconvolse maggiormente l’opinione pubblica fu l’aspetto “normale” di quei giovani. Susan Atkins, con i suoi capelli lunghi e il suo sorriso da brava ragazza, non sembrava affatto un’assassina.
Eppure fu proprio lei a dire a Sharon Tate, poco prima di ucciderla, che non aveva alcuna pietà per lei e per il bambino che portava in grembo.

Charles Manson
Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten. Fonte immagine: gizmodo.com

 

Leslie Van Houten, ex reginetta del liceo, sembrava tutto fuorché una criminale. Guardando il suo viso dai lineamenti delicati, si stentava a credere che avesse torturato e ucciso i coniugi LaBianca.
Tex Watson, il cui vero nome è Charles Denton, sembrava il classico ragazzone simpatico e cordiale. Patricia Krenwinkel? Una ragazza come tante.

Dietro tutti questi crimini c’era un trentaquattrenne originario dell’Ohio. Charles Manson fu immediatamente al centro dell’attenzione, attirando l’interesse dei media. Nonostante l’aspetto ordinario e l’altezza decisamente inferiore alla media, era un uomo dalla personalità forte, dotato di uno spiccato carisma. Queste qualità, unite alla fragilità dei suoi adepti, avevano creato i presupposti per un lavaggio del cervello ai danni di tutti i membri della sua “famiglia”.

Manson sembrava l’unico in grado di comprendere il dolore di Leslie Van Houten per il divorzio dei genitori. Egli aveva fatto sentire bella ed apprezzata la poco attraente Patricia Krenwinkel. Era un uomo molto intelligente, che conosceva le debolezze dei suoi adepti, ed era riuscito ad entrare nelle loro menti. Aveva una grande passione per la musica, e sembrava aver trovato dei sostenitori in grado di trasformare il suo sogno in realtà. Essi erano Dennis Wilson, l’ex batterista dei Beach Boys, e il produttore discografico Terry Melcher, figlio dell’attrice Doris Day.

Le vittime della Manson Family. Fonte immagine: criminalminds.wikia.com

Melcher abitava nella villa di Cielo Drive che in seguito sarebbe diventata la residenza di Roman Polanski e Sharon Tate. Charles Manson e la sua “famiglia” erano assidui frequentatori della casa di Bel Air.
Manson sperava che Melcher gli desse una possibilità per far conoscere la sua musica al mondo intero, ma ciò non accadde. Il rifiuto, unito al delirio di Manson – che aveva interpretato Helter Skelter
dei Beatles come il preludio di un’apocalisse – portò agli eventi sanguinosi dell’estate del 1969. Anche se Melcher non abitava più lì, non aveva importanza: la vendetta di Manson era puramente simbolica.

Il processo alla Manson Family si svolse tra il 1970 e il 1971. Nonostante l’efferatezza dei delitti, le ragazze della “famiglia” continuarono a considerare “Charlie” il loro Dio.
La sua sostenitrice più accanita era Lynette “Squeaky” Fromme, che nel 1975 avrebbe tentato di uccidere l’allora Presidente Gerald Ford. Atkins, Krenwinkel e Van Houten sembravano ancora sotto l’effetto di un incantesimo: non intendevano tradire il loro Dio.

Testimone chiave al processo fu Linda Kasabian, ex membro della Manson Family. Linda fu chiamata al banco dei testimoni per ben 18 giorni di fila, fornendo i raccapriccianti dettagli degli omicidi, nonostante le occhiatacce e le parole di scherno degli imputati.

Il documentario ripercorre la follia di quei giorni di sangue, trattando anche l’impatto culturale della Family nel mondo della televisione, del cinema e della musica. La band inglese Kasabian ha scelto il suo nome ispirandosi proprio a Linda Kasabian. Allo stesso modo, il cantante Brian Hugh Warner ha adottato il nome d’arte Marilyn Manson per accostare due icone americane agli antipodi: l’attrice Marilyn Monroe e il criminale Charles Manson.




Recentemente, la figura di Manson è tornata alla ribalta con la serie televisiva Aquarius. La serie ripercorre gli eventi che portarono agli omicidi Tate-LaBianca. David Duchovny (X-Files) interpreta il detective Sam Hodiak, sulle tracce di una ragazza che si è unita alla Family. Gethin Anthony (Game of Thrones) veste i panni del carismatico e delirante Charles Manson.
È piuttosto inquietante pensare che la follia e la violenza hanno portato ad un vero e proprio fenomeno culturale.

Veronica Suaria

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