Nasceva il 7 gennaio del 1912 Charles Addams, l’inventore di un universo, quello della famiglia Addams, che ancora incanta e di cui, oggi come allora, si decanta.
L’infanzia di Charles: un’eco all’universo gotico degli Addams
L’invenzione della più macabra delle famiglie, la famiglia che alla morte aspira, ma che – reo il successo che ha conosciuto – mai perisce, si deve alla matita di Charles Addams, fumettista statunitense.
Ingrediente imprescindibile nella realizzazione di quella ricetta gotica sarebbe stato il black-humor, funereo senso dell’umorismo che avrebbe accompagnato Charles fin dalla più tenera età, divenendo, col passare del tempo, un’ombra che mai lo avrebbe abbandonato.
I personaggi di Mercoledì e di Pugsley Addams sembravano essere balzati fuori dallo specchio in cui il piccolo Chas – soprannome con cui amici e parenti lo avevano ribattezzato – quotidianamente si specchiava. Per via degli scherzi e delle trappole che, continuamente, tendeva a chi condivideva con lui i suoi i giorni, Charles era, infatti, considerato un ragazzino tremendo, il più tremendo del vicinato. Vittima favorita dei suoi tranelli era la nonna: Chas la spaventava al punto da farla sobbalzare dal divano.
Specchio della sua anima si facevano, in realtà, anche gli altri membri de La famiglia Addams. Il cimitero di Mountain Avenue annoverava il giovane Addams tra i suoi visitatori privilegiati: taccuino alla mano, Charles si addentrava nel camposanto e, osservato con attenzione quell’universo funereo, si dilettava a riprodurre, nero su bianco, le lapidi. Le pietre mortuarie catturavano la sua attenzione come nulla nella vita: egli amava immaginare le storie che, dietro di esse, si celavano. La sua era un’immaginazione piuttosto fervida.
Oggetto di suo interesse erano anche gli edifici abbandonati. Da un articolo del Long Island Press del 2018 si legge:
I was always aware of the sinister family situations behind those Victorian facades.
Rivolgendosi a Linda Davis, biografa che, tramite l’articolo, voleva offrire uno spaccato sulla vita del fumettista, Addams raccontava di come, all’età di soli otto anni, si era introdotto in una casa vittoriana abbandonata per disegnare scheletri sulle pareti del garage.
Charles Addams e la vita come vignetta macabra
Come fosse un pendolo ipnotico, il fascino per il lugubre aveva stregato Charles Addams alla nascita, divenendo presenza costante nella sua vita, sia privata sia professionale.
Intenzionato a fare della sua vita una vignetta macabra, e di quella vignetta macabra che era La famiglia Addams la sua vita, il fumettista cercò – e trovò – amanti i cui tratti estetici richiamassero la figura di Morticia Addams. Egli si sposò ben tre volte; fu il terzo matrimonio a consentirgli l’incontro con l’anima gemella.
Marilyn Matthews Miller era il nome della sua anima gemella. Profonda era l’affinità spirituale che legava questa donna a Charles Addams: entrambi provavano gioia nel far visita ai cimiteri ed entrambi vi riscoprivano, passeggiandovi, un forte senso di pace e di quiete. In virtù di ciò, i due decisero di scambiarsi le promesse nuziali in un cimitero per animali, il cimitero di Water Mill. Al bianco, colore tipico del vestito da sposa, Marilyn sostituiva un abito nero, accompagnandolo con un ventaglio di piume, anch’esso nero.
Allo scopo di commemorare quell’unione, il fumettista dedicò alla moglie – pubblicandola – una vignetta raffigurante i due sposi nei panni di Morticia e di Fester Addams. La figura del testimone assumeva, invece, sembianze demoniache. Lo scambio delle promesse avveniva a bordo di una zattera di legno, zattera che navigava in direzione di una palude. Ad accompagnare il disegno figurava la seguente didascalia:
The Addams Family is moving to The Swamp.
Era proprio nei pressi di una tenuta denominata The Swamp, ossia “La palude”, che la coppia avrebbe trascorso il resto dell’esistenza.
Alla loro morte, le ceneri sarebbero state sepolte nel cimitero di Water Mill, quello che era, ormai, considerato il cimitero di famiglia.
La famiglia Addams: specchio di un’anima tormentata
La singolarità della personalità di Charles Addams era divenuta di pubblico dominio fin dagli esordi della sua carriera professionale. Era il 1933 quando cominciò a lavorare per la rivista True Detective. La sua mansione consisteva nel ritoccare le fotografie dei cadaveri, al fine di rimuovervi il sangue. Stando ad alcune testimonianze, egli non era particolarmente entusiasta dell’attività di rimozione: a suo parere, la presenza di sangue avrebbe ammaliato maggiormente i lettori.
La morte lo aveva da sempre affascinato. Si diceva che nel salotto della sua dimora presenziasse, oltre a un’armatura e a diverse balestre, un tavolo da imbalsamazione. Quella passione per il macabro lo avrebbe reso immortale.
Nel 1938 appariva sul New Yorker la prima vignetta de La famiglia Addams, vignetta a cui avrebbero fatto seguito numerose altre raffigurazioni, ciascuna con lo scopo di introdurre un personaggio nuovo.
Originariamente, la famiglia non possedeva il nome attraverso il quale noi tutti la identifichiamo oggi. Tra i personaggi non intercorreva alcun legame di sangue: i disegni di Charles si limitavano a ritrarre stravaganti personaggi accomunati dalla palette monocolore del vestiario – rigorosamente nera – e dalla bizzarra routine che al tè con latte delle cinque soppiantava il tè con il cianuro.
Celebrando – e portando quasi all’esasperazione – la singolarità di quei personaggi, Charles Addams dichiarava, a gran voce, il rifiuto dell’omologazione di massa, schierandosi contro canoni, usi e costumi della società statunitense degli anni 30. L’esaltazione dell’individualità di quei personaggi si faceva, inevitabilmente ed inequivocabilmente, accettazione – e conseguente esaltazione – della sua stessa individualità e del suo essere sempre stato – come gli Addams – un personaggio fuori dal comune.
A testimoniare quanto appena enunciato avrebbe concorso l’attribuzione del proprio cognome a quella famiglia frutto d’immaginazione. Quella di Charles era un’anima frammentata in tanti piccoli pezzi, pezzi di vetro, ora fragili, ora taglienti, da ciascuno dei quali sarebbe derivato un membro di una delle famiglie più terrificanti e – pur tuttavia, se non proprio per questo – più amate al mondo.