Cessate il fuoco: la prima richiesta nella NATO è dell’Ungheria

Cessate il fuoco: la prima richiesta nella NATO è dell’Ungheria

 

L’appello di Viktor Orbán fa dell’Ungheria il primo Stato aderente alla NATO a chiedere un cessate il fuoco per la guerra in Ucraina.

È dello scorso 24 febbraio la notizia sul “cessate il fuoco” in Ucraina del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Dopo l’ultimo “no” sull’invio di armi a Kiev, l’Ungheria è il primo Stato membro della NATO (North Atlantic Treaty Organization) a fare un appello ufficiale per l’interruzione del conflitto. Questa richiesta è la più recente rappresentazione della neutralità ungherese nei confronti della guerra e della complessità dei rapporti tra Viktor Orbán e l’UE. 

 

Il “cessate il fuoco” dell’Ungheria

L’intervento di Orbán è stato raccolto in un’intervista con la radio nazionale ungherese Kossuth Rádió dello scorso 24 febbraio, anniversario dell’inizio della guerra. Il primo ministro ha affermato che l’idea di inviare truppe militari o forze di pace sarebbe un passo logico nel coinvolgimento dell’Occidente nella guerra in Ucraina. Tuttavia, ciò di realmente necessario è un “cessate il fuoco” da mettere in atto il prima possibile.




La dichiarazione è stata data in risposta a una domanda sulla posizione di pace dell’Ungheria nei confronti della Guerra in Ucraina. Infatti, dall’inizio del conflitto Viktor Orbán non ha mai nascosto di voler mantenere amichevoli i rapporti con Vladimir Putin, pur condannando l’aggressione russa. L’Ungheria si è da sempre rifiutata di fornire armi all’Ucraina, ribadendo il desiderio di perseguire una posizione di neutralità nei confronti del conflitto.

Secondo quanto dichiara Orbán nell’intervista, nessuno può realmente vincere la guerra. Le armi e l’energia che l’Occidente sta mobilitando per sostenere l’Ucraina sono tali da rendere improbabile una vittoria russa. D’altro canto, sembra impensabile battere una potenza nucleare come la Russia. Facendo riferimento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite tenuta per l’anniversario della guerra, il primo ministro parla dell’univocità degli intenti tra l’Ungheria e il resto del mondo: frenare un’ulteriore diffusione del conflitto. Tuttavia, parlare di una pace implica fare negoziazioni che necessitano di tempo. Per questo motivo, il buon senso consiglia di cessare il fuoco. 

 

L’Ungheria tra Russia e Ucraina

Alla base delle motivazioni di Orbán c’è la necessità di non creare altre vittime e che altri Paesi non siano minacciati dalla possibilità di essere trascinati in guerra contro la loro volontà. Nell’intervista il primo ministro afferma che l’Ungheria è l’unico Paese dell’Unione Europea che non è né russo né ucraino. Infatti il riferimento coinvolge anche la questione della Transcarpazia, la comunità ungherese passata sotto il controllo di Kiev dopo la prima guerra mondiale. Le tensioni causate dalle restrizioni ucraine sull’uso delle lingue delle minoranze nazionali del 2017 hanno spinto l’Ungheria a orientarsi verso la Federazione Russa. 

 

Viktor Orbán nei confronti dell’UE

Un’ulteriore questione riguarda l’effetto sull’Ungheria dei provvedimenti presi dall’UE contro la Russia. Infatti, Orbán ha ribadito che il regime di sanzioni europee ha causato problemi economici seri al Paese in quanto completamente dipendente dalle forniture di gas russo. Tuttavia, la propensione del primo ministro a ostacolare la politica sanzionatoria dell’UE ha dei precedenti. Esempi sono la campagna anti-europeista intrapresa qualche anno fa e la persistente riluttanza nei confronti delle soluzioni dell’UE. A dicembre 2022 il primo ministro ha bloccato con voto contrario l’approvazione di un pacchetto di aiuti finanziari europei destinati a coprire il disavanzo pubblico dell’Ucraina. Lo scorso febbraio ha ostacolato le sanzioni sulle importazioni di derivati petroliferi russi in UE e le esportazioni di veicoli pesanti verso la Russia.

Anche se la politica di convincimento dei Paesi membri a inimicarsi la Russia ha avuto un ruolo centrale, le sanzioni, l’invio di armi e il processo di indipendenza energetica da Mosca  hanno consentito agli alleati UE di mettere Putin in difficoltà. Le ragioni del cessate il fuoco reclamate da Orbán sono incontrovertibili, ma l’atteggiamento del Paese allarga la frattura interna all’approccio europeo nei confronti della guerra in Ucraina

 

Stella Canonico

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