Nonostante i progressi, nella regione ci sono ancora 172 milioni di persone in povertà e 66 milioni non hanno un reddito sufficiente per accedere a un paniere alimentare di base. Questa è una delle conclusioni tratte dall’ultimo rapporto annuale della Commissione economica per l’America Latina (CEPAL), che si concentra sulla crisi che affligge il Paese e che si riflette nelle “tre trappole dello sviluppo”.
Il primo si riferisce alla scarsa capacità di crescere e di sostenere le capacità produttive nel medio termine. Il secondo, da parte sua, ha a che fare con le dimensioni socioeconomiche, in particolare con la povertà, la disuguaglianza, la bassa mobilità e la coesione sociale. Infine, la terza trappola identificata è associata a una scarsa capacità istituzionale e a problemi di governance.
Tra il 1990 e il 2014, la povertà si era ridotta, passando dal 51,2% al 27,7%, risultato ottenuto grazie a una crescita economica sostenuta e a politiche sociali più inclusive. Ciononostante, dal 2014 in poi, questo ritmo si è attenuato. Aggravato successivamente dall’impatto del COVID-19, che ha portato milioni di persone sotto la soglia della povertà. Sebbene si siano registrati dei miglioramenti il quadro generale della situazione rimane ancora preoccupante.
Secondo il rapporto della CEPAL, il tasso di povertà in America Latina diminuirà di 0,5 punti percentuali nel 2024 rispetto al 2023, per raggiungere il 26,8% della popolazione regionale. La cifra più bassa dal 1990. Ciò costituisce si un miglioramento importante, ma evidenzia anche un ritmo di progresso rallentato negli ultimi anni; una situazione dietro a cui si nascondono dinamiche complesse che evidenziano la difficoltà del Paese nel sostenere una riduzione significativa e duratura della povertà.
Il rallentamento nella riduzione della povertà è attribuibile ad una combinazione di fattori strutturali. Uno dei principali ostacoli è la bassa capacità di crescita delle economie regionali. Nel 2023, il PIL della regione è cresciuto solo dell’1,8%, riflettendo un trend di stagnazione che si protrae da anni. Nel 2024, si stima che 170 milioni di persone vivono in condizioni di povertà in America Latina. Di queste, 66 milioni (10,4% della popolazione) in condizioni di estrema povertà. Un livello che rende impossibile soddisfare i bisogni essenziali come cibo, alloggio e cure mediche.
Secondo la CEPAL il Brasile à l’elemento chiave del miglioramento
Un dettaglio particolarmente interessante del rapporto riguarda il ruolo significativo del Brasile nel calo generale della povertà. La diminuzione a livello regionale nel 2023 si spiega principalmente con l’evoluzione della sua incidenza proprio in Brasile, un Paese che ha contribuito per circa l’80% alla variazione osservata nella media regionale. Politiche pubbliche mirate, come sussidi economici e programmi di sostegno sociale, hanno permesso a milioni di brasiliani di uscire dalla condizione di povertà. Influenzando positivamente le statistiche regionali. Senza il Brasile, la povertà sarebbe rimasta al 28,4%.
A livello Nazionale, Colombia, El Salvador, Paraguay e Repubblica Dominicana hanno ridotto l’indicatore di almeno un punto, mentre in Honduras e Perù è aumentato. Il rapporto rileva che in otto dei 12 Paesi, che hanno ridotto la povertà nel periodo 2021-2023, la principale forza trainante del declino è stato il reddito derivante dal lavoro dipendente.
Anche i trasferimenti pubblici – che comprendono programmi statali come consegne monetarie condizionate o incondizionate –, gli aiuti di emergenza e le pensioni non contributive hanno avuto un effetto importante. D’altro canto, la distribuzione della ricchezza è ancora più concentrata e iniqua di quella del reddito.
Il livello della spesa sociale nella regione è rimasto relativamente stabile nel 2023, con una media equivalente all’11,5% del PIL, 0,1 punti percentuali in più rispetto al 2022, sottolinea il rapporto. Al di là delle diverse realtà dei paesi in termini di divari di povertà e dei loro equivalenti in termini di valore economico, è possibile stabilire obiettivi comuni di spesa pubblica sostenibile che consentano progressi nello sradicamento della povertà.
Il mercato del lavoro ha mostrato poco dinamismo, senza variazioni nel tasso di partecipazione al lavoro tra il 2022 e il 2023, mentre il tasso di occupazione è cresciuto di 0,3 punti percentuali e il tasso di disoccupazione medio è sceso di 0,6 punti. Il rafforzamento dei sistemi di protezione sociale “in particolare della protezione sociale non contributiva, costituisce uno spazio strategico per l’adozione di un approccio integrato che può avere impatti significativi sulla riduzione della povertà, delle varie cause di disuguaglianza e dei bassi livelli di coesione sociale.
Prospettive future: un obiettivo raggiungibile?
La diminuzione al 26,8%, livello più basso degli ultimi tre decenni è certamente un segnale positivo, un elemento importante, ma non sufficiente. Il percorso verso una significativa riduzione della povertà richiede un cambiamento sistemico che vada oltre il semplice potenziamento dei dati economici. L’ostacolo rappresentativo per il Paese rimangono le sfide strutturali. La bassa crescita economica, l’elevata disuguaglianza e l’assenza di coesione sociale richiedono interventi coordinati e mirati per garantire un progresso duraturo.
La Commissione economica per l’America Latina sollecita i governi regionali a collaborare e adottare strategie a lungo termine che includano:
- Maggiori investimenti pubblici in infrastrutture e programmi sociali.
- Sostegno alle piccole e medie imprese, per promuovere la creazione di posti di lavoro stabili.
- Politiche di inclusione sociale, per garantire che i benefici della crescita economica raggiungano le fasce più vulnerabili della popolazione.
Attraverso il suo ultimo rapporto lancia un appello affinché i governi della regione adottino politiche ambiziose e innovative per affrontare queste sfide. Solo attraverso uno sforzo concertato sarà possibile trasformare il lento declino della povertà in una reale opportunità di sviluppo per milioni di latinoamericani.