La Calabria ha reintrodotto i vitalizi togliendo fondi ad una struttura di eccellenza nella cura dell’ alzheimer. La struttura si trova a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, e stiamo parlando del Centro regionale di Neurogenetica. Si tratta di uno dei più importanti centri a livello mondiale che si occupa dello studio e dell’assistenza ai pazienti con alzheimer. Amalia Bruni è la dottoressa che da 25 anni è a capo del centro. A lei va il merito di importanti scoperte sul progredire della malattia.
Il Centro regionale di Neurogenetica rischia la chiusura per mancanza di fondi. Amalia Bruni, a capo della struttura, è la dottoressa cui va il merito di aver scoperto nel 1995 la presenilina 1, ovvero il gene coinvolto nella malattia dell’ alzheimer nel suo esordio precoce.
Il centro ha curato i malati di alzheimer, circa 13 mila, provenienti da tutta Italia e non solo. Ha ospitato i familiari dei degenti e ha supportato questi ultimi lungo tutto il decorso della malattia. Un centro così importante e possiamo dire strategico, ad oggi, rischia la chiusura e il blocco totale dell’attività di ricerca.
Il ministro della salute Roberto Speranza, a febbraio 2020, auspicava la ripresa dell’attività di ricerca del centro e si impegnava affinché venisse evitata la chiusura. Ad oggi, tuttavia, quelle del ministro sono state solo parole.
Del resto, come sappiamo, c’è stata la pandemia che ha bloccato ogni tipo di iniziativa e di possibilità di ripresa del centro. Neppure adesso, tuttavia, le acque si stanno muovendo. Il centro non ha più ricominciato a portare avanti la propria fondamentale attività di ricerca.
La dottoressa Amalia Bruni ha lavorato con nomi importanti come Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986. La sua scoperta e il suo costante lavoro presso il centro di ricerca ha varcato i confini dell’Italia per arrivare fin oltreoceano, in America, Canada, Australia.
Fin dalla sua apertura il centro ha sempre avuto problemi di fondi e spesso ha rischiato la chiusura che, adesso, sta per diventare realtà. Questo perché altre decisioni, come la reintroduzione dei vitalizi appunto, hanno la priorità, mentre la ricerca è considerata come qualcosa di nessuna importanza, come qualcosa di cui si può fare a meno.
Nel marzo 2020 il laboratorio di ricerca del centro è stato staccato e assorbito, almeno sulla carta, dal laboratorio di genetica dell’Università Magna Graecia. Il problema è che questo “passaggio” è rimasto esclusivamente sulla carta e ad oggi non vi è nulla di concreto.
È davvero un disonore per l’Italia che un centro di eccellenza debba morire in tal modo soltanto per la noncuranza, o per meglio dire, per l’ignoranza di alcuni.
La dottoressa, che sta per andare in pensione, ha confidato di aver un sogno nel cassetto, ovvero quello di vedere un futuro stabile per il centro e una conseguente sicurezza lavorativa per i medici e i ricercatori che vi lavorano all’interno.
Sarebbe opportuno lanciare un appello alle autorità e a chi di dovere affinché tutto questo possa continuare ad esistere e affinché la ricerca possa fare ancora grandi passi avanti.