Leggendo le statistiche agli inizi del 2019, l’Italia si posizionava al terzo posto come paese europeo con il maggior tasso di disoccupazione. Durante il mese di maggio sono state evidenziate statistiche che dimostrano la diminuzione di 52 mila disoccupati tra i 15 e i 34 anni, ma al contempo vi è stato un aumento di 46 mila disoccupati nei rimanenti range di età. La situazione occupazionale italiana rimane, dunque, invariata e degna di attenzione. Per far fronte all’assenza di lavoro, migliaia disoccupati italiani si rivolgono ogni giorno ai centri per l’impiego rimanendo continuamente delusi dalla loro inefficienza.
Centri per l’impiego: cosa sono e a cosa dovrebbero servire?
I centri per l’impiego sono uffici di pubblica amministrazione gestite a livello provinciale che fungono da uffici di collocamento e offrono servizi ai cittadini. I servizi offerti da questi enti sono molti, per esempio riguardo all’aiuto nella ricerca del lavoro, svolgimento di pratiche burocratiche, assegnazione dello stato di disoccupazione, aiuto nella formazione e nell’orientamento professionale, registrazione delle assunzioni… I disoccupati dovrebbero ricevere un aiuto pratico nella ricerca consapevole e indirizzata del lavoro, entrando direttamente in contatto con le offerte proposte dalle aziende.
Riforme finite nei cassetti
Attualmente, in Italia esistono 556 strutture per l’impiego e i dipendenti sono 8 mila. Ogni anno l’Italia spende circa 600 milioni di euro per portare avanti il lavoro in queste strutture, le quali riescono a collocare effettivamente solamente il 3% delle persone alla ricerca di lavoro. Come dimostrano i dati e le statistiche, qualcosa all’interno dei centri per l’impiego non funziona o comunque funziona male. Infatti, gli 8 mila operatori dipendenti occupano effettivamente solamente 4 persona in un interno anno! Tempo fa, il ministro Luigi di Maio aveva annunciato la sua proposta di riforma dei centri per l’impiego, al fine di porre le giuste basi anche per il reddito di cittadinanza e far funzionare tutto al meglio. Inutile dire che questi buoni propositi sono rimasti tali.
Inefficienza: cosa non funziona?
Molti dei centri dedicati sono posizionati in strutture fatiscenti, privi di alcuna tecnologia e organizzazione tecnologica. Tra nord e sud la situazione non cambia. A livello organizzativo non sono previsti incontri soddisfacenti tra domanda e offerta, strategie uguali per ogni centro, catalogazione specifica per vari settori e candidati. Mancano ancora strumenti tecnologici adeguati, come per esempio procedure online efficienti e complete. In molti centri vengono assunte persone non qualificate e nonostante il numero elevato di dipendenti pubblici impiegati vi sono strutture che contano al loro interno 2/3 impiegati alla giornata. L’accoglienza risulta spesso improvvisata, le persone si ritrovano fuori dalle strutture alle sei del mattino per scrivere su un foglio il proprio nome in ordine di arrivo, al fine di entrare due ore dopo, senza neanche la certezza di essere ricevuti. Si, non avere la certezza di essere ricevuti e riprovare a presentarsi più volte durante i giorni seguenti. Anche al nord Italia ci sono situazioni degradate e di estrema lentezza. In alcuni centri vengono disposti due operatori che dalle 8:30 alle 12:30 offrono assistenza a sole 15 persone, tra lamentele e stanchezza di chi aspetta.
Asia Lupo