Una centrale elettrica solare orbitante entro il 2030? Il progetto della Cina

centrale elettrica solare orbitante

La competizione per il dominio tecnologico nello spazio si intensifica. La Cina ha annunciato un ambizioso piano per posizionare in orbita bassa (LEO) entro il 2030 la prima centrale elettrica solare orbitante, segnando un significativo passo avanti nell’esplorazione e sfruttamento delle risorse spaziali. Questo progetto, frutto di decenni di sviluppo e ricerca, conferma la crescente centralità del Paese asiatico nella corsa tecnologica globale, superando persino gli Stati Uniti, che da quasi mezzo secolo coltivano un sogno analogo senza mai concretizzarlo.

Nel frattempo, anche in Occidente si delineano iniziative simili, seppur su scala più contenuta. Aetherflux, una start-up innovativa, sta sviluppando un progetto per creare una versione ridotta di una centrale solare spaziale, capace di dimostrare la fattibilità di questa tecnologia futuristica. Tuttavia, la visione cinese sembra essere più avanzata e con un chiaro obiettivo di lungo termine, ponendo nuove sfide strategiche a livello globale.

Una nuova era dell’energia: il principio delle centrali solari spaziali

Le centrali solari orbitanti rappresentano una rivoluzione nell’approvvigionamento energetico. Il principio è relativamente semplice: raccogliere energia solare nello spazio, dove l’irraggiamento è continuo e privo delle interruzioni causate dall’atmosfera terrestre o dall’alternanza giorno-notte. L’energia così raccolta viene convertita in microonde o laser e trasmessa verso la Terra a una stazione ricevente, che la riconverte in elettricità utilizzabile.

L’idea risale agli anni Settanta, quando la NASA iniziò a esplorarne la fattibilità. Tuttavia, i costi elevati, le limitazioni tecnologiche e i rischi associati hanno ritardato per decenni lo sviluppo pratico di questa soluzione. Oggi, con il calo dei costi di lancio e l’avanzamento delle tecnologie satellitari, questo sogno sembra finalmente alla portata. La Cina, grazie a una combinazione di finanziamenti pubblici consistenti e competenze tecnologiche avanzate, appare pronta a trasformarlo in realtà.

Il progetto cinese: ambizione e leadership tecnologica

La Cina non è nuova a progetti spaziali audaci. Dopo aver messo in orbita la stazione spaziale Tiangong e pianificato missioni esplorative su Marte e sulla Luna, il Paese ha chiaramente puntato a un ruolo di leadership globale nello spazio. Il progetto della centrale solare orbitante, sviluppato principalmente dall’Accademia Cinese di Tecnologia Spaziale (CASC), prevede una struttura modulare da assemblare direttamente in orbita. Questo approccio riduce i costi di trasporto e consente l’espansione graduale del sistema.

Entro il 2025, i ricercatori cinesi intendono testare una versione prototipale in orbita, che sarà seguita dalla costruzione della versione operativa entro il 2030. Una volta completata, la centrale sarà in grado di generare fino a un gigawatt di potenza, equivalente alla capacità di una centrale nucleare terrestre di medie dimensioni. Tale energia, trasmessa senza fili verso la Terra, potrebbe alimentare intere città o contribuire alla stabilità della rete elettrica in regioni remote o in situazioni di emergenza.

Un progetto che l’Occidente insegue da decenni

Mentre la Cina punta al primato, l’Occidente guarda al passato e alle proprie opportunità mancate. Negli anni Settanta, durante l’era d’oro della NASA, l’idea delle centrali solari spaziali era stata identificata come una potenziale soluzione alla crisi energetica. Tuttavia, il progetto fu accantonato a causa degli ostacoli tecnologici e dei costi spropositati dell’epoca. Solo negli ultimi anni, con il rinnovato interesse per l’esplorazione spaziale e l’urgenza della transizione energetica, la questione è tornata al centro dell’attenzione.

Aetherflux rappresenta una delle risposte più promettenti dell’Occidente a questa sfida. La start-up, fondata da un gruppo di ex ingegneri della NASA e imprenditori tecnologici, sta lavorando a una centrale solare spaziale in miniatura, pensata per dimostrare la fattibilità economica e tecnica del concetto. Sebbene il progetto non abbia la scala e l’ambizione della versione cinese, potrebbe fungere da banco di prova per future iniziative occidentali più ambiziose.

Sfide e opportunità di una rivoluzione energetica

Nonostante il potenziale rivoluzionario, le centrali solari spaziali devono affrontare numerose sfide tecniche e operative. La trasmissione di energia attraverso microonde o laser richiede una precisione estrema per evitare dispersioni o danni collaterali. Inoltre, i costi iniziali di sviluppo e lancio rimangono elevati, nonostante i progressi fatti con i razzi riutilizzabili. Anche la manutenzione e la gestione di strutture complesse in orbita rappresentano un nodo cruciale.

Tuttavia, i benefici sono altrettanto significativi. La disponibilità di energia costante, indipendente dalle condizioni climatiche o geografiche, potrebbe rivoluzionare l’approvvigionamento energetico globale. Inoltre, questa tecnologia potrebbe trovare applicazioni in scenari specifici, come il supporto a basi lunari o marziane, contribuendo a rendere sostenibili le missioni di esplorazione spaziale a lungo termine.

Una nuova corsa allo spazio

Il progetto cinese non è solo una questione di tecnologia, ma anche di geopolitica. La capacità di controllare una fonte di energia innovativa come le centrali solari spaziali potrebbe ridefinire gli equilibri di potere globali. Con l’Occidente ancora impegnato a recuperare il terreno perduto, la Cina potrebbe consolidare la propria posizione di leadership non solo nello spazio, ma anche nei settori strategici dell’energia e delle tecnologie avanzate.



Per gli Stati Uniti e i loro alleati, la sfida sarà non solo quella di sviluppare tecnologie competitive, ma anche di stabilire norme internazionali per regolamentare l’uso dello spazio come risorsa condivisa. Il rischio è che il dominio cinese di questa tecnologia possa tradursi in un vantaggio strategico difficile da contrastare.

Un futuro tra speranze e interrogativi

Il piano cinese di costruire la prima centrale solare spaziale entro il 2030 rappresenta un simbolo del nuovo corso dell’innovazione globale. Laddove l’Occidente ha esitato, la Cina ha mostrato determinazione e visione a lungo termine. Tuttavia, la realizzazione di questo progetto comporterà sfide enormi, sia dal punto di vista tecnico che politico.

 

Patricia Iori

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