Centinaia di bufalini uccisi perché considerati inutili nell’industria della mozzarella

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L’interesse politico, oltre a quello di associazione che operano per la tutela degli animali impiegati nella catena agroalimentare, sembra definire sempre di più l’enorme quantità di strani segreti che si celano dietro all’industria della mozzarella di bufala e che registra centinaia di bufalini uccisi perché considerati inutili.

“È noto, anche grazie alle immagini diffuse dall’organizzazione per la protezione degli animali, Animal Equality, che in Campania, in particolar modo nella provincia di Caserta, ma anche nel Cilento, esiste da sempre il fenomeno dell’uccisione deliberata e dell’abbandono dei cuccioli maschi vivi di bufalo non inseriti nella filiera della produzione zootecnica della mozzarella e privi di marchio auricolare. La produzione di mozzarella di bufala prevede l’utilizzo del latte prodotto dalle femmine le quali, per produrlo, devono essere ingravidate regolarmente per realizzare la “mozzarella di bufala”, riconosciuta come prodotto DOP”.

Sono le parole dei deputati di Alleanza Verdi e Sinistra Eleonora Evi, co-portavoce di Europa Verde, e Francesco Borrelli che, con un’interrogazione al ministro della Salute e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, hanno chiesto di intervenire per evitare questi veri e propri crimini nei confronti degli animali – che tra le altre cose causano anche contaminazione delle falde a causa dell’abbandono dei cadaveri – e di mettere in campo piani strategici per appoggiare gli allevatori che operano nel pieno rispetto della legge.

Sono sempre i due deputati a spiegare che “il numero delle nascite dei cuccioli maschi si desume dal numero delle bufale inserite nel registro zootecnico obbligatorio, i cui dati sono pubblici e ben conosciuti sia dalle Asl territorialmente competenti che dalle autorità di polizia; ci chiediamo quindi che fine facciano, ad ogni stagione riproduttiva i piccoli bufali e come vengono sostenuti i costi, non recuperabili, di tutti gli allevatori che non vorrebbero ricorrere a pratiche illegali di uccisione. Nella filiera produttiva del latte, di bufala nel caso di specie, sembra si nasconda il perpetrarsi di reati: dal maltrattamento ed uccisione di animali fino al reato di inquinamento. Basti pensare alle acque delle coste campane che in taluni orari diventano marroni, con evidenti danni anche per la stagione turistica estiva, o alle carcasse abbandonate nei terreni e che finiranno nella falda acquifera. Il Senato ha da poco avviato una indagine conoscitiva sulla situazione della bufala in Campania con l’obiettivo di studiare ipotesi di sostegno e rilancio del comparto, anche alla luce delle possibilità offerte dalla PAC – Politica Agricola Comune 2023-2027: ci aspettiamo che l’indagine aiuti a chiarire questo oscuro aspetto degli allevamenti”.

Dopo aver condotto l’inchiesta “Una bufala tutta italiana”, Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa, dichiara che “la situazione che abbiamo documentato attraverso il nostro lavoro di inchiesta è grave e insostenibile. In un sistema che ha bisogno solo di bufale femmine per produrre il latte destinato alla produzione di mozzarella e formaggi, i bufalini maschi sono un peso per il produttore e sono trattati come semplici scarti senza mercato. Questo è quello che si nasconde spesso dietro a prodotti come le mozzarelle, considerate “Eccellenze del Made in Italy”: sofferenza estrema degli animali confinati negli allevamenti intensivi, rischio ambientale e degrado”.

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