Negli ultimi mesi abbiamo spesso sentito parlare di tematiche come censura, autocensura e libertà di stampa, chiamate in causa anche in merito alla guerra tra Russia e Ucraina. Il 13 ottobre è stata inoltre approvata dal parlamento turco la legge sulla disinformazione, che prevede controlli rigidi sull’accesso a siti internet e social network e fino a 3 anni di carcere per chi diffonde notizie false in merito a sicurezza, salute e ordine pubblico.
Censura e autocensura al tempo di Internet
In un’analisi condotta dal Berkman Klein Center for Internet & Society di Harvard, vengono documentate la diffusione geografica e le motivazioni della censura governativa. La ricerca ha verificato la possibilità, in 45 paesi, di accedere a 2046 siti, tra i quali mille dei più popolari de mondo, secondo la compagnia
d’analisi Alexa. In ventisei paesi lo studio ha individuato dei filtri che si basano su quattro temi diversi e si trovano per lo più nell’emisfero medio-orientale, dove è possibile notare che la censura attuata dai governi punti soprattutto a bloccare contenuti politici. A seguire troviamo quelli relativi a tematiche sociali e notizie riguardanti conflitti e sicurezza. Inoltre, viene impedito l’accesso alle informazioni sui social media o a sistemi per preservare l’anonimato online o a metodi su come aggirare la censura.
Questa forma di controllo è recentemente aumentata in diversi paesi come Cina, Russia, Turchia e Corea del Sud. La maggior parte degli stati presi in osservazione adotta una censura onnicomprensiva che ingloba tutti gli argomenti sopra menzionati, anche se la profondità dei filtri varia da paese a paese. Un’altra ricerca condotta dal think thank indipendente Freedom House, Freedom on the Net, nel 2022 la libertà globale di Internet è diminuita per il 12° anno consecutivo. A perdere il più alto grado di libertà sono Russia, Myanmar, Sudan e Libia. Il Cremlino ha accelerato la chiusura e l’isolamento nei confronti dei media indipendenti dal paese, per impedire la diffusione del dissenso interno.
Ma com’è la libertà di stampa in Italia?
L’organizzazione non governativa e no-profit Reporter Senza Frontiere pubblica
con cadenza annuale l’Indice della libertà di stampa, una classifica su 180 paesi basata su testimonianze concrete delle nazioni dell’anno precedente. L’obiettivo è quello di
mostrare il grado di libertà di espressione di giornalisti, organizzazioni, netizen
(coloro che partecipano attivamente alla vita di Internet) e lo sforzo dei governi
nel garantire questa libertà. Nella classifica si tiene conto di sanzioni e violenze nei confronti di chi lavora nella comunicazione, incluse le violazioni del libero flusso di informazioni su Internet. Nella scala di valutazione, un punteggio minore corrisponde ad un maggior grado di libertà d’espressione.
Vediamo la situazione del 2022.
Dai dati emerge che l’Europa sia il continente più favorevole alla libertà di
stampa, anche se i principi alla base dei meccanismi di difesa di questa libertà
vengono messi in discussione in diversi Paesi Ue. La pandemia ha giocato un
ruolo fondamentale. Il primo posto della classifica è occupato dalla Norvegia, seguita da Danimarca e Svezia. Nelle ultime posizioni troviamo Iran, Eritrea e Corea del Nord (rispettivamente 178, 179, 180). La Germania si trova alla 16-esima posizione, la Francia alla 26-esima. L’Italia si colloca invece al 58-esimo posto, con un punteggio di 68.16, dunque pare che il suo contesto comunicativo sia complessivamente buono. Il fenomeno della censura e dell’autocensura in Italia è comunque abbastanza diffuso e spesso connesso alla criminalità organizzata, che rischia di porre i giornalisti in posizioni scomode. Inoltre la diffamazione deve essere ancora depenalizzata, costringendo così coloro che lavorano nel mondo della comunicazione ad autocensurarsi. A questa tendenza ha dato una spinta notevole anche la pandemia, che ha esacerbato l’aggressività e la violenza di gruppi estremisti nei confronti dei giornalisti.
Nonostante la situazione abbastanza buona dell’Italia, la censura continua ad essere largamente diffusa in numerosi paesi del mondo e con metodi sempre più efficaci volti alla manipolazione dei media. Nei primi anni Novanta, era opinione diffusa che
l’avvento di Internet avrebbe rappresentato la morte della censura per lasciare spazio ad una circolazione totalmente libera di idee, opinioni e messaggi. Si credeva che la rete fosse uno spazio autonomo, aperto, sul quale i governi non sarebbero riusciti ad
applicare una qualche forma di controllo. Ad oggi, stando a quanto succede in
regimi autocratici come Cina, Russia, Iran, Ecuador, Turchia, possiamo constatare
che
“la promessa di Internet di un accesso aperto e indipendente alle fonti di
informazione è una realtà soprattutto per quella parte minoritaria dell’umanità che
vive in democrazie mature” (Allotti P., La libertà di stampa, 2020)
Margherita Buzzoni