La celiachia in Italia è in aumento. Nel 2017 il numero di diagnosi è arrivato a 206.561 mila. Lo 0,35% della popolazione totale ha scoperto di essere allergica al glutine.
La celiachia è un fenomeno che si sta espandendo. Il ministero della Salute ha evidenziato una crescita di 8 mila diagnosi in più rispetto al 2016. Per la precisione, negli ultimi sei anni sono state registrate 57.899 nuove diagnosi, con una media di circa 10mila all’anno. E’ stato grazie alle nuove procedure che si è potuto studiare bene l’aumento di malati, permettendo di ridurre gli esami superflui e gli errori.
Chi è più colpito
Come in molte altre malattie autoimmuni, la celiachia colpisce maggiormente le donne. Infatti due terzi dei malati sono di sesso femminile.
Attraverso il monitoraggio del Ministero si è notato come in alcune Regioni d’Italia ci sia una concentrazione maggiore di celiaci.
In vetta alla classifica troviamo la Lombardia, il Lazio, la Campania e l’Emilia Romagna. Se la passano meglio gli abitanti della Valle d’Aosta e del Molise.
La Sardegna sale invece al primo posto se si considerano i malati e la percentuale di popolazione residente, seguita da Toscana e Provincia Autonoma di Trento.
La tendenza del ‘Gluten free’
Negli ultimi anni è esplosa la tendenza ‘gluten free’, ossia escludere il glutine dalla propria alimentazione pur non essendone allergici.
Una tendenza arrivata dagli States, che invoglia spesso i giovani a dimagrire senza mangiare il glutine.
Una cattiva abitudine perché, come più volte spiegato dagli esperti, per chi non ne ha bisogno escludere il glutine potrebbe essere nocivo per la salute.
Cosa è cambiato
Non è cresciuto solo il numero di diagnosi, ma sono cambiate anche le revisioni di livelli essenziali di assistenza (Lea).
La celiachia nel 2017, infatti, è stata inserita tra le malattie croniche invalidanti. Questo per permettere a chi soffre di questa patologia di essere esente a tutte le prestazioni sanitarie e avere agevolazioni per comprare alimenti senza glutine per celiaci (“che devono coprire il 35% del fabbisogno energetico totale giornaliero da carboidrati senza glutine”).
Il Governo ha deciso di riconsiderare anche la spesa massima, prendendo in considerazione il sesso del malato, l’età, l’attività fisica e le esigenze nutrizionali di chi fa uso obbligatorio di cibo ‘gluten free’.
I costi
Inoltre nel 2017 il Servizio sanitario nazionale ha speso in prodotti senza glutine circa 250 milioni di euro, con una media annua nazionale di circa 1.200 euro pro capite.
Uno dei punti focali nell’economia della celiachia è il prezzo medio degli alimenti e il costo della formazione fatta agli operatori alimentari nel campo della ristorazione.
Basti pensare che nell’ultimo anno le Regioni hanno ricevuto il pagamento di 320mila euro per i pasti ‘gluten free’ e 534mila euro per i corsi di formazione.
Eleonora Spadaro