Il 21 marzo si è celebrata la Giornata Europea della Cefalea a grappolo. Un’iniziativa di carattere informativo che ci ricorda come questa patologia non sia trascurabile.
Questa malattia non è assimilabile al comune mal di testa e presenta sintomi molto più acuti ed importanti. Attualmente, le speranze degli esperti per il miglioramento delle terapie sono riposte nello sviluppo di nuovi farmaci biologici e nei risultati incoraggianti della dieta chetogenica.
Come si manifesta il mal di testa da suicidio
La cefalea a grappolo provoca un dolore così forte da essere comunemente definita “mal di testa da suicidio“. L’epicentro del dolore si focalizza su un solo lato coinvolgendo occhio, mascella e tempia. Gli attacchi si ripetono nel tempo e possono presentarsi tra 1 e 8 volte al giorno, con una durata media tra i 20 ed i 60 minuti, fino a picchi di 180, in un lasso di tempo variabile da 1 a 4 mesi. Questa patologia è piuttosto rara e colpisce circa 1 persona su 1000 come spiega il Dott. Paolo Rossi, vicepresidente dell’European Headache Alliance al quotidiano la Stampa.
L’incidenza numerica della malattia che, secondo fonti Ansa, colpisce 7,4 milioni di Europei, non deve ingannare. Infatti le conseguenze di questa patologia sulla vita quotidiana dei pazienti possono essere devastanti. Si stima che un terzo dei pazienti cronici abbia perso il lavoro: la forma cronica è infatti la più grave delle manifestazioni possibili di questa patologia e coinvolge il 10% dei pazienti, mentre il 90% è affetto da forme episodiche.
Il punto della situazione: cosa sappiamo?
Le origini di questo ingombrante disturbo non sono ancora del tutto chiare. Si sa che colpisce maggiormente gli uomini e che esiste una qualche correlazione, anche se non diretta, col fumo (il 70% dei pazienti è fumatore). L’ipotesi può accreditata tra gli esperti è che la patologia tragga origine da una disfunzione dell’ipotalamo parte profonda del cervello che regola i ritmi biologici. Ricordiamo che questa malattia, contestualmente all’emicrania provoca vari altri disturbi tra cui: sudorazione, edema palpebrale e naso chiuso. Inoltre la forma cronica può durare 11 mesi ed è fortemente invalidante.
…E dove stiamo andando
Cosa fare dunque?
I dispositivi medici attualmente alla nostra portata sono gravati da pesanti effetti collaterali, per questo gli esperti di SISC (Società Italiana per lo Studio delle Cefalee) ripongono molte speranze nello sviluppo di farmaci di tipo biologico. Si tratta di sostanze in grado di bloccare l’azione di uno dei mediatori chimici del dolore.
Ulteriori speranze arrivano dai risultati incoraggianti riguardo l’applicazione della dieta chetogenica in un gruppo di pazienti cronici. Si tratta di un regime alimentare che privilegia gli alimenti di origine animale ed è già stata usato in passato per curare soggetti epilettici dimostratisi refrattari alle cure tradizionali. In ogni caso si tratta di una dieta da seguire soltanto sotto stretto controllo medico.
Inoltre, si sconsigliano in generale il consumo di alcol ed il riposino diurno.
Insomma per chi soffre di cefalea a grappolo si intravedono nuove speranze anche se purtroppo i pazienti si devono spesso scontrare con difficoltà di prescrizione ed un notevole costo delle cure.
Gessica Liberti