Quando tra i passeggeri di un aereo, c’è anche il sessismo

Vintage image of Rosie the Riveter by J. Howard Miller. Courtesy National Museum of American History, Smithsonian Institution
Vintage image of Rosie the Riveter, J. Howard Miller

Grazie, oh Natura, per avermi creata donna! Perché essendo donna posso andare dove mi pare, senza badare all’ora in cui sto uscendo né al quartiere in cui mi sto recando; perché posso essere accogliente, simpatica e comportarmi liberamente anche con gli uomini; perché posso scegliere il mestiere che sento mio, fatto proprio per me ed indossarne tranquillamente gli abiti: la tuta da benzinaia, il camice da infermiera, il gilet da barista, la divisa da controllora, senza essere, in nessun modo, importunata… oh sì, essere donna, in fondo, è semplicissimo!

Bene. Questa è l’introduzione di un libro che, probabilmente, non scriverò mai. O almeno, non ora.

Non fin quando un’hostess sarà costretta a far scendere un passeggero dall’aereo dopo aver udito dei suoi commenti inopportuni e sessisti; non fin quando al richiamo offeso dell’hostess seguirà la risata e la superficialità dell’uomo; non fin quando da parte dell’uomo ci sarà la convinzione di non aver detto o fatto nulla di male e, addirittura, il suo lamentarsi per un atteggiamento “esagerato” da parte della donna e dell’intero equipaggio che lo hanno invitato a scendere dall’aereo. Non fin quando avverranno episodi di questo genere come è successo a bordo di un volo della Alaska Airlines, il 9 ottobre scorso.

Ecco. Queste sono le reali storie da cui si può trarre ispirazione, questo accade, per strada, in mare e in cielo. A questo, in quanto donne, si è chiamate ad abituarsi. Perché è sempre stato così e perché… quanta strada c’è ancora da fare. Prima di essere rispettate come donne e come professioniste, senza riferimenti sessisti e maliziosi. Quanta strada c’è ancora da fare prima che gli uomini capiscano che non tutto ciò che pensano o che vogliono, è corretto dire o chiedere. Quanta strada c’è ancora da fare prima che una donna possa scegliere il mestiere che rispecchia la sua personalità, senza essere chiamata a dar conto ad una società che nulla o poco vede oltre la sua anatomia femminile.

E quanta strada c’è ancora da fare prima che le parole con cui è iniziato questo articolo corrispondano alla realtà.

 

Deborah Biasco

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