Il recente decreto legge sulle carceri – il così chiamato “decreto svuota carceri” – , annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, è stato approvato nel pomeriggio di ieri dal Consiglio dei Ministri. Dalle parole del ministro Nordio e dell’intero Cdm, il testo introdurrebbe significative modifiche per affrontare l’emergenza carceraria in Italia, ma di fatto tutte le novità erano già ben manifeste da molti mesi. Tra le principali misure del decreto svuota carceri, si prevede un importante snellimento delle procedure per la concessione della liberazione anticipata, con l’obiettivo di alleviare la situazione di sovraffollamento nei penitenziari del Paese.
Riuscirà il decreto svuota carceri a risolvere i problemi del sovraffollamento e dei suicidi?
Il decreto svuota carceri, presentato in via definitiva ieri nel Cdm, ha l’obiettivo di rendere la vita nelle carceri più umana. Queste sono state le parole del ministro Nordio che hanno accompagnato il testo di legge, approvato nel pomeriggio di ieri, mercoledì 3 luglio. Se da un lato l’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita del sistema carcerario, dall’altro non ci sono state molte parole circa i problemi più gravi che l’Italia ogni anno affronta in maniera sempre più critica: le condizioni di sovraffollamento e di suicidi nelle carceri.
Il sovraffollamento delle carceri italiane ha raggiunto livelli sempre più preoccupanti, con un tasso del 130% secondo i dati più recenti del Garante dei detenuti. Il numero di suicidi tra i detenuti è salito a una cifra record di 47 dall’inizio dell’anno, rappresentando una media di uno ogni due giorni, un incremento significativo rispetto ai 34 casi registrati nello stesso periodo del 2023.
Nordio ha sostenuto che “le misure più importanti riguardano la liberazione anticipata” con l’obiettivo di ridurre il numero dei detenuti. Inoltre, il Ministro ha menzionato anche degli accordi con altri paesi così da “far scontare ai detenuti stranieri la pena nei loro Paesi d’origine”.
Un sistema umanizzato per la gestione dei detenuti
Discostandosi totalmente dal nome di battesimo del decreto, Carlo Nordio ha precisato che il decreto non mira a “svuotare le carceri” aprendo indiscriminatamente le porte ai detenuti, ma piuttosto a introdurre un sistema strutturato e umano per la gestione della popolazione carceraria. Tra le novità del decreto, spicca l’istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere detenuti con pene residue basse o condannati per reati minori, favorendo il loro reinserimento sociale.
Il decreto svuota carceri è composto di 16 articoli. Si prevedono nuove assunzioni di dirigenti e personale di polizia penitenziaria; inoltre, sarà implementato il sistema di liberazione anticipata ordinaria attraverso una velocizzazione – e semplificazione – delle procedure; e ancora, si creeranno delle comunità specifiche in cui indirizzare tutti coloro che sono a fine pena.
Le misure che fanno la differenza – o quantomeno, dovrebbero – sono quelle che riguardano la liberazione anticipata, come ha spiegato Nordio stesso. Questo significa che la domanda di liberazione anticipata non deve essere più presentata tramite istanza dal detenuto – il detenuto doveva presentare su istanza domanda di calcolo e conseguente sconto di pena -, ma sarà il PM che indicherà i “fine pena” e in seguito il giudice di sorveglianza eseguirà il calcolo. Questa novità porterebbe benefici in materia amministrativa, così da non avere istanze giudicate irrilevanti.
Misure penali di comunità e riabilitazione
Il decreto svuota carceri prevede anche la possibilità di accesso alle misure penali di comunità attraverso l’ingresso in strutture residenziali adatte all’accoglienza e alla riabilitazione, con particolare attenzione ai detenuti tossicodipendenti o con disagio psichico. Le procedure per la concessione della liberazione anticipata saranno semplificate e potrebbero diventare automatiche per i detenuti non problematici.
Nordio ha descritto il processo come una sorta di “patto” che informerà immediatamente il detenuto dei suoi diritti e delle riduzioni di pena che potrebbe ottenere con una buona condotta in carcere.
Nuove assunzioni e aumento delle telefonate
Oltre a queste misure, il decreto svuota carceri prevede l’assunzione di mille nuovi agenti di polizia penitenziaria – 22 vicecommissari e 48 vice ispettori -, distribuiti in due tranche: cinquecento nel 2025 e altrettanti nel 2026. È previsto anche un aumento del personale dirigenziale penitenziario di venti unità. Inoltre, il numero di telefonate consentite ai detenuti aumenterà da quattro a sei al mese, eccetto per quelli condannati per reati ostativi al regime del 4bis, i quali vedranno un deciso aumento delle restrizioni. L’incremento delle telefonate, che andranno dal 4 a 6 al mese, saranno concesse per rendere la condizione dei detenuti “meno disagevoli psicologicamente”.
Inoltre, il decreto rinvia di un anno l’entrata in vigore del Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie, originariamente prevista per ottobre 2024 dalla riforma Cartabia. Questo rinvio, insieme alle altre misure introdotte, rappresenta un tentativo del governo di affrontare in modo più efficace le complesse problematiche del sistema carcerario italiano.
Reazioni contrapposte al decreto svuota carceri
Nonostante le misure adottate, il decreto svuota carceri ha suscitato reazioni contrastanti. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari della Lega ha definito il provvedimento un “grosso risultato” che snellirà la burocrazia e faciliterà il lavoro dei Tribunali di Sorveglianza, mentre voci critiche, come quella di Enrico Costa di Azione, hanno giudicato il decreto come insufficiente a risolvere l’incivile sovraffollamento delle carceri e a fermare la tragica catena di suicidi.
Carlo Nordio ha dichiarato che l’obiettivo principale del decreto è quello di umanizzare il sistema carcerario e di fornire soluzioni sostenibili per il sovraffollamento, senza compromettere la sicurezza pubblica. Il successo del provvedimento dipenderà dalla sua effettiva attuazione e dalla capacità del governo di gestire le sfide operative e strutturali che il sistema penitenziario italiano continuerà a fronteggiare.
Perché il decreto svuota carceri non risolverà effettivamente il problema
Presentato come il salva vita e il cambio radicale del sistema carcerario italiano, il decreto svuota carceri è solo l’ennesima pezza che il governo vuole proporre ma che di fatto nulla cambierà. Nonostante le parole come “umanità” che hanno decorato il provvedimento, anche questo governo è parte del problema dei continui suicidi – 49 dall’inizio del 2024 – e del sempre meno gestibile sovraffollamento – 15mila detenuti in più rispetto alla capienza.
Il sovraffollamento è la conseguenza di tutte quelle detenzioni che vengono applicate per reprimere chi protesta, chi alza la voce, chi non “rispetta” le leggi perché senza acqua né casa. Ma è la conseguenza di tutti quelle detenzioni per manifestazioni non violente, espressioni e opinioni rilasciate, prese di posizione. Il sovraffollamento è anche la conseguenza di lasciare ogni donna partorire e i propri figli dietro alle sbarre.
Non si può parlare quindi di umanizzazione carceraria, perché è uno dei più grandi ossimori a livello politico e sociale, oltre che umano. È un paradosso che evidenzia quanto la nostra società si nutra e necessiti il carcere, per demolire, annientare, cancellare ogni singolo individuo che non riesce ad essere perfettamente integrato nella classe dominante della società civile – che sia economica e/o sociale.
Lucrezia Agliani