Il governo russo da anni promuove leggi discriminatorie nei confronti del movimento LGBT in Russia. Venerdì il Ministero della Giustizia ha chiesto alla Corte Suprema di dichiarare “estremista” il “movimento pubblico internazionale LGBT”. La Corte esaminerà la causa il 30 novembre.
La richiesta di “estremismo”
Il Ministro della Giustizia ha richiesto una causa alla Corte Suprema per dichiarare “estremista” il “movimento pubblico internazionale LGBT”. La prima udienza è fissata per il 30 novembre e tanti attivisti e difensori dei diritti umani temono per la loro vita e per un’ondata di procedimenti penali nei confronti del movimento LGBT in Russia.
Questo è l’ennesimo provvedimento nei confronti del movimento LGBT in Russia negli ultimi anni, anche se in questo caso il significato dell’espressione utilizzata dal Ministro della Giustizia non è chiaro. L’accusa di “estremismo” è un’arma già utilizzata dal governo russo per etichettare i difensori dei diritti umani, i media indipendenti e gli oppositori politici. Ricordiamo in particolare che tutte le organizzazioni legate ad Alexei Navalny, il rivale numero uno di Putin in carcere per motivi politici, sono etichettate come “estremiste”.
Il Ministero della Giustizia ha giustificato la sua causa per diverse segnalazioni delle autorità che hanno individuato “segni e manifestazioni di natura estremista” nel movimento LGBT in Russia, tra cui “l’incitamento alla discordia sociale e religiosa”.
Spesso i provvedimenti che il Cremlino adotta nei confronti delle minoranze sessuali sono promosse in chiave anti-occidentale. Visti i rapporti, di questi tempi non proprio ottimi, tra Mosca e l’Occidente, la Bbc riporta che, secondo diversi analisti, la proposta di etichettare il movimento LGBT in Russia come estremista e quindi vietarne l’attività sia una mossa populista di Putin. Facendo leva proprio sulla prospettiva anti-occidentale in vista delle elezioni presidenziali in Russia nel 2024.
I provvedimenti nei confronti del movimento LGBT in Russia
La causa intestata dal Ministero della Giustizia è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti per reprimere i diritti della comunità LGBTQ+ in Russia. Da quando Putin ha dichiarato la difesa dei “valori tradizionali” come centrale nella sua politica, il movimento LGBT in Russia si è visto maggiormente violare i propri diritti.
Questa estate il Parlamento russo ha approvato una legge che vieta le operazioni chirurgiche per cambiare genere e la modifica del nome e del genere sui documenti. Un diritto che il movimento LGBT era riuscito a ricevere con diverse lotte nel 1997.
Nel 2013 il Governo ha approvato una norma che vieta “la promozione degli atteggiamenti sessuali non tradizionali” tra i minori. L’anno scorso è stata allargata anche agli adulti, vietando potenzialmente qualsiasi manifestazione a favore dei diritti umani delle minoranze sessuali in Russia. Una legge condannata immediatamente dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo perché discriminatoria e che va a ledere la libertà di espressione. Nel 2020 viene elevato a norma costituzionale il divieto di matrimoni delle coppie omosessuali.
La forma più repressiva nei confronti del movimento LGBT in Russia probabilmente avviene in Cecenia, nel Caucaso russo, dove i difensori dei diritti umani accusano la polizia di arresti illegali, torture e omicidi di omosessuali.
Questi provvedimenti sono solo alcune delle norme che mostrano la repressione dei diritti della comunità LGBTQ+ in Russia. Il 30 novembre avremo la prima risposta della Corte Suprema, nel frattempo la vita dei difensori dei diritti umani e in particolare delle minoranze sessuali in Russia è in costante pericolo.