Il cattivo esempio di De Magistris

Due mesi fa il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, in arte “Giggino”, aveva attirato la mia attenzione per un tweet contro le “trivelle”, cui in nome della napoletanità contrapponeva “cozze e vongole”, affermando che il vero petrolio sono “i giovani, la cultura, i monumenti, il paesaggio e il mare”.

Nel mio articolo sull’ideologia “No Triv” gli ho assegnato la palma per la presa di posizione più demagogica, ma devo riconoscere che il populismo di De Magistris ha compiuto nel frattempo un ulteriore salto di qualità, come mostra  il comizio tenuto sabato 7 maggio al Palapartenope. Il furore tragicomico con cui arringava la folla dei sostenitori mi ha ricordato il celebre Masaniello, ma nella rivisitazione pop di “Je so’ pazzo”: minimo comune denominatore la perdita del senno, che si spera temporanea almeno nel caso del sindaco partenopeo.

De Magistris arringa la folla del Palapartenope (http://www.unita.tv/focus/lo-squadrismo-di-de-magistris-renzi-devi-avere-paura-ti-devi-cacare-sotto/ )
De Magistris arringa la folla del Palapartenope (http://www.unita.tv/focus/lo-squadrismo-di-de-magistris-renzi-devi-avere-paura-ti-devi-cacare-sotto/ )

La performance di De Magistris è stata infatti tale da legittimare l’ironica richiesta di un “antidoping” avanzata da  Gianni Lettieri, candidato del centrodestra alle prossime elezioni comunali partenopee. Dopo essersi atteggiato a vittima del sistema, reo di averlo strappato alla sua professione di magistrato (“Mi hanno strappato la toga, mi hanno strappato le funzioni, mi hanno strappato tante cose, ma l’anima e il cuore non me lo strapperanno mai”), De Magistris si è lanciato in un agghiacciante monito nei confronti del Presidente del Consiglio, esortato senza mezzi termini ad andarsene a casa e ad avere paura, fino al punto di doversi “cagare addosso”. Al di là della palese volgarità dell’affermazione, è proprio il tono minatorio ad essere inaccettabile: di cosa dovrebbe aver paura Renzi? Di una sollevazione popolare guidata dal redivivo Masaniello? Un’eventualità improbabile, certo, ma rimane l’impressione che tali volgari minacce, pur nel loro carattere indefinito e privo di sostanza, siano “indegne di un uomo pubblico”, come ha sottolineato Renzi nella sua replica.
L’attacco a Renzi non è stato peraltro l’unico momento di infimo livello nel comizio di De Magistris. Almeno un ex aequo merita infatti il tentativo di cavalcare il revanscismo neoborbonico, che ha portato il nostro “Giggino” a proclamare “Napoli capitale” di un “Sud ribelle”. Dopo le minacce ‒ nemmeno tanto velate ‒ nei confronti del Presidente del Consiglio, De Magistris ha dunque proseguito soffiando sul fuoco delle rivalità regionali, con tanto di riferimento al Granducato di Toscana del suo acerrimo nemico Renzi. Decisamente grottesco è stato inoltre l’annuncio di un cambiamento epocale dal 5 giugno ‒ data delle elezioni comunali ‒in caso di vittoria, un annuncio che suona assai strano visto che De Magistris è il sindaco uscente: di solito è infatti chi punta a scalzare dal potere la fazione avversa  ad annunciare grandi cambiamenti. Ma ancor più tragicomico è il motivo del potenziale cambiamento: in virtù di un sostanziale trasferimento di poteri alle assemblee popolari, De Magistris ha annunciato che “non conterà più un cacchio”. Insomma, la rivoluzione di “Giggino” passerebbe per un netto ridimensionamento della sua capacità di incidere sul governo della città.

Del tutto fuori luogo sono stati poi gli accenni ad un possibile martirio, con tanto di testamento spirituale: “- Il piombo fuso dovete usare. E non serve perché ci siete voi. Se mi fanno fuori ci sarete voi”. Inutile dire quanto tali parole possano risultare fuori luogo in assenza di una reale minaccia per l’incolumità del sindaco, dal momento che sono state pronunciate in una città che ha visto cadere decine di innocenti sotto il fuoco della Camorra. A rendere il comizio tutto ancor più grottesco hanno contribuito inoltre improbabili accenti profetici, compreso l’invito “amatevi, non odiate”, e banali riferimenti al potere del popolo “che scrive la storia”, con tanto di citazione di Che Guevara, per il tripudio dei centri sociali più volte arringati dal sindaco partenopeo.

Ammetto di aver sperato che De Magistris, accortosi di aver passato il segno, volesse in qualche modo correggere il tiro. Ma, forse ancora animato dallo spirito rivoluzionario del comizio, “Giggino” ha addirittura peggiorato la situazione con le sue successive dichiarazioni. Ben lungi dallo scusarsi per i toni violenti, De Magistris si è invece schermito dietro la forma del comizio, cui gli italiani, per colpa dei salotti televisivi, avrebbero perso l’abitudine. Il sindaco uscente ha quindi aggiunto che “non si può estrapolare una frase da un discorso che, seppur non condivisibile, ha un suo ragionamento, una sua passione, un suo cuore”. Insomma, per De Magistris quando si parla con il cuore si possono usare tranquillamente toni aggressivi e volgari, con buona pace dei discorsi profetici su odio e amore. “Giggino” ha inoltre precisato che non avrebbe mai usato parole analoghe in “incontri istituzionali o in dibattiti”, essendo un “uomo delle istituzioni e di popolo”. Ne emerge un De Magistris “Two-Face”: pacato uomo del sistema nella sua veste istituzionale, pronto però a rivestire i panni del capopolo ribelle in un contesto meno formale.
E l’ex PM sembra credere davvero nelle potenzialità della sua indefinita e finora impalpabile rivoluzione, tanto da ribadire che “il sistema fa bene ad avere paura di quello che sta accadendo a Napoli”. Ancora una volta la paura: sembra che De Magistris provi un certo gusto nell’incuterla, o almeno al pensiero di farlo. Ma quando si tratta di qualificare meglio questa paura, “Giggino” si fa decisamente ermetico: “quando si ha una paura forte, una scarica di adrenalina, può capitare che si possano avere determinate reazioni naturali”. Chi è che ha paura, al punto di avere una “scarica di adrenalina”? Ancora il “sistema”? E in cosa consisterebbero tali “reazioni naturali? Forse nell’accelerazione del fisiologico bisogno di evacuare? Interrogativi cui soltanto De Magistris potrebbe dare risposta. Ma una cosa risulta assai chiara: il populismo di De Magistris, lungi dall’incarnare le più alte aspirazioni del popolo, tende a strizzare l’occhio ai suoi istinti più immediati.

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