La dichiarazione della Cup, il partito della sinistra indipendentista catalana, provoca un certo sconcerto di fronte agli accadimenti degli ultimi giorni. Al riguardo le dichiarazioni di una deputata del parlamento catalano non possono essere più chiare nell’affermare che lunedì prossimo il parlamento catalano “proclamerà l’indipendenza e la Repubblica catalana”
Sono parole che arrivano al culmine di una settimana incandescente che ha visto, da una parte, il popolo catalano cimentarsi in una lotta estenuante per rendere possibile il tanto agognato referendum mentre, dall’altra, le istituzioni spagnole, con a capo il Presidente del Governo in carica, Mariano Rajoy, impegnate a porre un freno ad una tornata elettorale considerata anticostituzionale.
L’intensità degli ultimi giorni è stata descritta dalla stampa estera ponendo particolare attenzione all’intervento della polizia spagnola, il cui intervento è stato evidentemente fisico nel limitare i catalani nella sibillina organizzazione delle urne. Se tale percezione da parte dei media stranieri rappresenti per il popolo e le istituzioni della Catalogna un segnale significativo rispetto alle loro aspettative di indipendentismo, non si può dire lo stesso per il governo spagnolo che sembra uscire da questo “faccia a faccia” apparentemente indebolito agli occhi del mondo. Ma questi rilievi, secondari rispetto alla rilevante posta in gioco, restano in un secondo piano, considerando soprattutto il paese di cui stiamo parlando e le cui istituzioni democratiche si considerano sufficientemente mature nell’affrontare il verificarsi di traumi e spaccature di tale portata.
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A dare ulteriore risonanza all’evento, i cui connotati sono di indubbio carattere storico, considerata la frattura che non solo si è creata con il governo spagnolo bensì, all’interno della regione autonoma, tra gli stessi catalani, è stato l’intervento del re di Spagna, Felipe VI. Il capo dello Stato ha infatti rilasciato, nella giornata di ieri, un lungo messaggio nel quale ha fermamente difeso l’ordine costituzionale dichiarando che “le autorità catalane, in maniera reiterata, cosciente e deliberata, hanno violato la Costituzione, che è la legge che ne riconosce e protegge le istituzioni storiche”. Ha inoltre aggiunto che “è responsabilità dei legittimi poteri dello Stato assicuare l’ordine costituzionale“.
E’ altresì importante evidenziare, come spesso si è dimenticato di fare in questi giorni, che tanti sono i catalani “silenziosi” che non hanno partecipato alla tornata elettorale di domenica scorsa in quanto, come molti di essi hanno dichiarato, si sentono sì catalani ma anche spagnoli.
L’atmosfera con cui si è generato l’intero processo attualmente in atto in Catalogna, da alcuni anche definito di “scissione“, non ha fatto altro che alimentare certi atteggiamenti estremisti e radicali mettendo in discussione l’operato della stessa polizia catalana, oltre che di quella spagnola. E’ infatti notizia dell’ultima ora quella secondo cui Josep Lluis Trapero, capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana appunto, risulta accusato di sedizione per non essere intervenuto nel sedare le manifestazioni dello scorso 20 settembre quando migliaia di “indipendentisti” si opposero alla polizia ed alla guardia civile spagnola.
Un quadro, come già da molti descritto, di netta contrapposizione tra un paese ed una delle sue comunità maggiormente rappresentative, ed i cui risvolti continuano ad essere ancora poco chiari, ancor di più dopo le dichiarazioni della deputata del parlamento catalano, Mireia Boya, che non ha taciuto sul fatto che lunedì prossimo il parlamento “proclamerà l’indipendenza e la Repubblica catalana”.
La sensazione che si vive in questi giorni in Catalogna, ed in generale in Spagna, non è solo relativa all’inevitabile caos che la situazione in sè ha generato ma è, soprattutto, di instabilità istituzionale di fronte ad uno stato centrale che urla a gran voce il rispetto della Costituzione spagnola e ad una comunità che reclama il proprio diritto a rendersi indipendente da uno stato in cui non si rispecchia.
Turi Ambrogio