Antonio Ciontoli ha fatto ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado che l’ha condannato a 5 anni di reclusione per la morte di Marco Vannini.
“Troppi 5 anni”, ha scritto nella motivazione l’avvocato dell’uomo, Pietro Messina.
Se negli appelli precedenti la pena per il dipendente della Marina distaccato ai servizi segreti era di 14 anni, in Cassazione è stata diminuita a 5, derubricando così il reato da omicidio volontario a colposo. Una sentenza che poco era piaciuta alla famiglia del ventenne ucciso da un colpo di pistola in casa della fidanzata. “Non in mio nome” aveva urlato la mamma di Marco in aula e come lei tanti i residenti di Ladispoli, città della famiglia Vannini. Sono stati tanti quelli che si sono indignati della sentenza, considerata assai inferiore al fatto compiuto.
Le motivazioni della difesa
“Giuridicamente, per omicidio colposo, la condanna può essere dimezzata. Inoltre chiediamo di non riconoscere l’aggravante della colpa cosciente, oppure la prevalenza delle attenuanti generiche”, ha aggiunto il legale dell’imputato.
Questo vorrebbe dire che la Corte dovrebbe ammettere che il signor Ciontoli non sapeva che sparando avrebbe potuto uccidere il ragazzo.
Il ricorso della famiglia Ciontoli
A fare ricorso alla Suprema Corte non solo lui ma anche sua figlia Martina (fidanzata di Marco), suo figlio Federico e la moglie Maria Pezzillo, che quella sera erano presenti in casa durante l’omicidio. Niente invece per Viola Giorgini, fidanzata di Federico anche lei presente, ma assolta in Cassazione dopo una prima condanna per omissione di soccorso.
Per i fratelli Ciontoli e la madre nei primi due gradi di giudizio la condanna era stata di omicidio colposo. Ora la difesa chiede un’assoluzione piena e quindi la derubricazione del reato di favoreggiamento di un famigliare.
Il ricorso dell’accusa contro la famiglia Ciontoli
Il ricorso della difesa arriva dopo quello che aveva già fatto l’accusa. Infatti il pubblico ministero della Corte d’Assise d’Appello di Roma, Vincenzo Saveriano, aveva chiesto alla Cassazione di riconoscere l’omicidio volontario con dolo eventuale per tutta la famiglia Ciontoli coinvolta quella tragica sera del 17 maggio 2015.
Eleonora Spadaro