Oggi il provvedimento riguardante la decadenza della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, verrà esaminato dalla Giunta per le elezioni, un organo consiliare che avvierà l’analisi della questione. Questo passo rappresenta solo l’inizio di un processo che potrebbe durare mesi, con una decisione finale che dipenderà dall’approfondimento svolto dai nove membri dell’organismo, cinque dei quali sono espressione della maggioranza, mentre gli altri quattro provengono dalle opposizioni. I giuristi che affiancano la presidente sono pronti a contestare l’ordinanza ingiunzione attraverso un ricorso al tribunale ordinario, una mossa che potrebbe complicare ulteriormente la situazione legale e politica.
Alcuni sostengono che l’incapacità amministrativa sia la causa principale di quanto accaduto, come dichiarato dal responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli: “Chi non è capace di presentare i documenti non può governare una regione”. Al contempo, il futuro della presidenza Todde rimane incerto, con molti che temono l’eventualità di nuove elezioni anticipate e le difficoltà politiche che ne potrebbero derivare.
I dubbi del centrodestra
Nel centrodestra, nonostante alcuni alludano alla possibilità di un ritorno alle urne in seguito alla decadenza della presidente Todde, la maggior parte sembra essere divisa su come affrontare questa eventualità. Alcuni scommettono su Pietro Pittalis come candidato, ma i risultati dei sondaggi di oltre un anno fa non hanno certo alimentato grandi aspettative. Sebbene Pittalis sia un politico esperto, la sua capacità comunicativa non è mai riuscita a suscitare un grande impatto, una qualità fondamentale in una campagna elettorale.
Un altro nome che potrebbe ottenere ampio consenso tra le diverse anime del centrodestra è quello di Ugo Cappellacci, già ex presidente della Regione Sardegna. La sua lunga carriera politica e l’esperienza accumulata potrebbero fare la differenza, ma c’è il rischio che la sua figura venga percepita come un ritorno a un passato che molti elettori potrebbero considerare ormai superato. Nonostante questo, diversi esponenti nazionali stanno seriamente considerando la sua candidatura come la più idonea per affrontare una sfida elettorale.
Nel frattempo, Lega e Fratelli d’Italia rimangono in attesa, osservando l’evolversi della situazione, sperando che le difficoltà della presidenza Todde possano giovare alla loro causa nei prossimi mesi.
Il centrosinistra tra divisioni interne e possibili scenari
Nel centrosinistra il quadro non è meno problematico. Se la caduta della presidente Todde dovesse verificarsi, sarebbe difficile per la coalizione evitare il rischio di dover affrontare nuove consultazioni elettorali. Sebbene alcuni all’interno della maggioranza sembrino vedere la possibilità di nuove elezioni come una sfida difficile da evitare, la maggior parte degli esponenti teme che tale passo possa compromettere mesi di lavoro e le ambizioni future del gruppo.
In un’ottica paradossale, tuttavia, Todde rimane una figura di riferimento per la coalizione. La sua popolarità tra una parte consistente degli elettori di sinistra e tra ampi settori della società civile potrebbe garantire continuità alla sua leadership, nonostante le difficoltà. All’interno del Partito Democratico, infatti, alcuni sussurrano che il prossimo candidato potrebbe essere Gianfranco Ganau, una figura nota nel panorama politico regionale. Ma se da un lato la sua lunga carriera potrebbe essere vista come una garanzia di solidità, dall’altro potrebbe risultare troppo consolidata in un periodo in cui si cercano figure nuove e più fresche.
L’alternativa, tuttavia, potrebbe risiedere in Mauro Usai, il giovane e apprezzato sindaco di Iglesias. Con una gestione positiva della sua città e una comunicazione politica efficace, Usai è considerato uno dei volti più promettenti della politica sarda. Sebbene la sua carriera sia ancora all’inizio, molti lo vedono come una risorsa importante per il centrosinistra, anche se la sua priorità rimane quella di completare il mandato da primo cittadino.
La posizione dei moderate
Le forze moderate e indipendentiste si trovano a un bivio, con poche certezze sul loro futuro. L’attuale legge elettorale, infatti, penalizza fortemente queste realtà, rendendo quasi impossibile una loro rappresentanza autonoma. Molti tra i moderati sperano di poter dialogare con le forze maggiori per costruire alleanze che possano favorire l’ingresso nel Consiglio regionale, ma sono consapevoli che l’attuale quadro normativo non lo consente facilmente.
Anche le forze indipendentiste, pur cercando di organizzarsi in vista del futuro, sanno che l’unica vera possibilità di affermarsi risiede in una riforma elettorale che consenta una maggiore inclusività. Solo con un abbassamento della soglia di sbarramento, infatti, queste forze potrebbero pensare a un progetto ampio che rappresenti gli elettori sardi che non si riconoscono nelle attuali coalizioni. Tuttavia, anche per loro, un eventuale proseguimento della legislatura appare come una soluzione preferibile, in quanto garantirebbe stabilità e un margine di manovra più ampio per il futuro.
L’astensionismo, il grande nemico delle elezioni
Uno dei temi più preoccupanti per tutti gli schieramenti politici è l’astensionismo. Il dato relativo all’affluenza alle elezioni regionali del 2024, pari al 52,3%, ha già mostrato un calo rispetto alle consultazioni precedenti, e la preoccupazione è che un eventuale voto anticipato nel 2025 possa portare la partecipazione sotto la soglia del 50%. Un afflusso così basso potrebbe dare vita a un governo che rappresenterebbe una minoranza degli elettori, con conseguenti difficoltà nell’attuare riforme e politiche efficaci.
Questa preoccupazione è condivisa da tutti i partiti, che temono che il fallimento della legislatura possa essere interpretato come una sconfitta generale della politica sarda. Le forze politiche, quindi, sono riluttanti a rischiare nuove elezioni, anche per il timore di veder crollare ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.