Caso Report e vaccini. Il servizio pubblico parli del pericolo delle api

Il servizio di Report “Reazioni avverse” mi ha lasciato a bocca aperta, tanto da farmi venir voglia di non pagare il canone (ma essendo rispettoso della legge mi tocca pagarlo). Parliamo di un vaccino contro il virus del papilloma umano di cui riporto questa semplice descrizione:




Il Papilloma Virus Umano o HPV (acronimo di “Human Papilloma Virus” ) è un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose. Solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola. In una minoranza di casi invece provoca delle lesioni a livello del collo dell’utero. La maggior parte di esse guarisce spontaneamente, ma alcune, se non curate, progrediscono lentamente verso forme tumorali. Il virus si contrae generalmente attraverso rapporti sessuali, ma non si possono escludere vie indirette dell’infezione come bocca e unghie.

Di seguito potete osservare una semplice infografica fornita da Repubblica lo scorso 15 novembre 2016:

Nel caso non bastasse, potete leggere anche il sito dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica che ne parla in un suo speciale (scarica l’opuscolo).

Torniamo al servizio di Report. Vengono intervistate delle giovani ragazze che, secondo quanto si vuole raccontare, soffrirebbero di dolori a causa del vaccino. Prove? Nessuna, perché si tratta di casi “sospetti“. Mi spiego meglio. Durante il programma si parla di “segnalazioni” di reazioni avverse in seguito al vaccino, ma queste non sono certe. Infatti sul sito dell’AIFA si legge chiaro e tondo:

Le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse (ADR, Adverse Drug Reaction in inglese) costituiscono un’importante fonte di informazioni per le attività di farmacovigilanza, in quanto consentono di rilevare potenziali segnali di allarme relativi all’uso dei medicinali così da renderli più sicuri, a beneficio di tutti i pazienti.

La normativa europea sulla farmacovigilanza richiede a tutti gli operatori sanitari e ai cittadini di segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa (grave e non grave, nota e non nota).

Il Decreto del Ministero della Salute 30 aprile 2015 ha ribadito l’obbligo di segnalare tempestivamente le sospette reazioni avverse da farmaci e da vaccini e ha definito dei limiti di tempo entro cui gli operatori sanitari sono tenuti ad effettuare la segnalazione alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) dell’AIFA.

Durante il programma si è evidenziata la mancanza, da parte dei medici, delle segnalazioni. Come ha ben evidenziato il collega Coltelli di Butac, i cittadini possono inviare una segnalazione all’AIFA autonomamente. Perché Report non lo dice? Dovrebbe informare il cittadino di questa possibilità (ecco il modulo: link).

Non solo, esiste anche un sito chiamato Vigifarmaco.it (dell’Agenzia Italiana del Farmaco) dove è possibile segnalare online i casi sospetti di reazioni avverse.

Per i pigri, ecco quanto riportato sul sito dell’AIFA:

Come segnalare:

E’ possibile effettuare una segnalazione spontanea di sospetta reazione avversa secondo una delle seguenti modalità:

  • direttamente online sul sito www.vigifarmaco.it seguendo la procedura guidata
  • compilando la scheda (elettronica o cartacea) da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza oppure al Titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) del medicinale che si sospetta abbia causato la reazione avversa. Sarà cura di quest’ultimo inoltrarla al Responsabile di farmacovigilanza della struttura di appartenenza del segnalatore.

Le schede per Operatore Sanitario e Cittadino sono disponibili di seguito:

La scheda va compilata in ogni campo e inviata via e-mail o fax ai recapiti dei Responsabili di Farmacovigilanza, disponibili alla seguente pagina.

La stessa AIFA promuove online la Campagna Europea in merito a questo tema:




Esiste anche una “Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione” (scarica il PDF) che riporta le linee guida su come comportarsi, su base scientifica, per valutare queste situazioni.

Ora, dopo avervi fornito tutte queste informazioni, torniamo alle ragazze intervistate. Già nel 2015 ci fu uno studio a riguardo, intitolato “Review concludes evidence does not support that HPV vaccines cause CRPS or POTS” (scarica il PDF), che trattava proprio dei casi sospetti di reazioni avverse (“sindrome dolorosa regionale complessa” e la “sindrome di tachicardia posturale“). Il risultato? Nessun legame con il vaccino. Mi dispiace per i problemi che hanno le ragazze presenti nel video, ma finché non vi sono prove che dimostrino il legame tra il loro malessere e il vaccino potrebbero avere altri problemi (sentendo le loro storie ho pensato alla Fibromialgia, ma non sono un medico ovviamente).

Un servizio pubblico che si rispetti non dovrebbe fornire “dubbi“, bensì certezze (non ne vedo). Il problema è che certi “dubbi” generano “certezze inconsistenti” e una sponda a favore del fronte antivaccinista (nonostante abbiano ripetuto spesso nel video “non siamo contro i vaccini, ma…“).

Passiamo ora alle api e al mio post:

Tralasciando la “deformazione professionale” da programmatore e quella dei miei amici, che parlavano di API (i nostri amici insetti, ma nel mondo dell’informatica “Application programming interface“) e di BUG (“errore” nel linguaggio informatico, ma inteso anche come “insetto” in inglese), immaginate l’importanza fondamentale che hanno i nostri amici insetti.

Già, gli insetti impollinatori per eccellenza sono proprio loro, fondamentali per mantenere la biodiversità vegetale del nostro pianeta e fornirci (golosamente parlando) anche dell’ottimo miele. Bene, abbiamo un problema: la puntura di un ape non uccide, a meno che la persona colpita non sia allergica (in questo articolo del Gazzettino di Udine si parla, tra api e calabroni, di 20 morti l’anno). Di quante persone stiamo parlando? Facciamo un servizio unilaterale e allarmistico che parla dei pericoli delle “api che possono uccidere“?

Anche il miele può far male, ma rimaniamo sempre in casi ristretti. Volete fare un servizio “paura eh?” anche su questo intervistando solo vegani e “vittime” di questo alimento?

Capite, quindi, la provocazione presente nel titolo di questo articolo (sempre se avete letto tutto l’articolo, ovviamente).

 

David Puente

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