Caso Lodi: si è svolto secondo ieri sera il secondo interrogatorio al ristoratore di Lodi. Per Mario Cattaneo l’accusa è di omicidio volontario. Interrogatorio di quattro ore per lui. Doveva rispondere delle incongruenze e delle falle nelle sue prime dichiarazioni. Mario Cattaneo, doveva spiegare parecchie cose, vediamo quali:
La telefonata ai carabinieri
Mario Cattaneo, quando ha chiamato i carabinieri quella notte, li avrebbe avvertiti solo della presenza di ladri nella sua attività commerciale, l’osteria Amis. Non ha fatto menzione del fatto che ci sia stata una colluttazione, e cosa più importante, ha taciuto di aver sparato ed ucciso un uomo.
Gli spari
Il ristoratore di Lodi, ha affermato che sarebbe partito un colpo durante la colluttazione con il ladro. Quest’ultimo, avrebbe tentato di strappargli il fucile dalle mani, ed in modo del tutto accidentale – secondo Cattaneo – sarebbe partito un colpo. Tale versione, sarebbe suffragata dal suo vicino di casa, che avrebbe sentito un colpo. Ma, c’è un testimone che afferma di aver sentito due colpi, non uno. I carabinieri, al loro arrivo, hanno trovato il fucile scarico e già riposto nell’armadio di sicurezza.
Le tracce di sangue
Sulla cancellata che delimita la proprietà del Cattaneo, ci sono delle tracce di sangue. È ancora da stabilire se il fluido ematico è della vittima, che lo avrebbe perso scavalcandola, oppure di un suo complice. In quest’ultimo caso, sarebbero stati veramente due i colpi sparati, e ci troveremo di fronte ad un caso di omicidio e tentato omicidio.
I fatti
Cattaneo avrebbe sparato al ladro alle spalle. Secondo gli inquirenti quindi, sarebbe stato omicidio volontario. Ad essere in pericolo non era la sua vita, i ladri stavano scappando con qualche stecca di sigarette. Secondo la legge, per difendersi dai reati contro il patrimonio, non si può sparare ed ammazzare un essere umano. Cattaneo in un primo momento aveva dichiarato cose diverse e non aveva menzionato la colluttazione. Si è difeso dichiarando che era confuso. Intanto però, restano i fatti. E i fatti dicono che un ladro è morto ammazzato per qualche sigaretta. Un ladro che era un essere umano. Sono al vaglio degli inquirenti le dichiarazioni secondo il quale Cattaneo si sarebbe difeso da Petre Ungureanu, così si chiamava la vittima, che avrebbe afferrato il fucile per disarmare il ristoratore, e che nel cadere a terra sarebbe partito un colpo. Gli inquirenti dicono che Petre è stato sparato alla schiena da distanza ravvicinata. È riuscito a fare pochi metri prima di morire.
Intanto è già stato assolto da tutta la cittadinanza. È partita una raccolta firme. Sarebbero già più di 400 a suo favore. La petizione “Io sto con Mario” divide l’opinione pubblica. Sabato prossimo ci sarà una manifestazione promossa dal sindaco di Casaletto Lodigiano in sua solidarietà. E l’italia si divide sul caso Lodi. I populisti che chiedono che la legge sia cambiata e che la legittima difesa sia estesa anche al patrimonio ( sempre che qualche stecca di sigaretta possa essere chiamata così ), non sanno che è l’Europa insieme alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani che ci impone (giustamente) questo “scomodo cavillo”. Se ne facciano una ragione i destroidi e i demagoghi della Lega, sempre pronti a cavalcare le tragedie. Ci sarebbe da chiedersi se varrebbe come legittima difesa, sparare alla schiena il commerciante che non emette scontrino. Infondo si tratterebbe di furto anche quello.