Caso BuzzFeed: perché la Russia c’entra sempre

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Buzzfeed pubblica e trascrive l’inquietante audio dell’incontro tra Savoini, collaboratore di Salvini, e tre uomini dipendenti del Governo russo. Dopo gli attacchi hacker ai siti delle ONG del Mediterraneo, gli sbarchi fantasmi con scafisti russa, le trattative con la Libia, cosa vuole la Russia da noi?

Il caso era stato anticipato qualche mese fa da un’inchiesta de L’Espresso, ma la vera bomba è esplosa con il servizio di BuzzFeed. Secondo il sito, un collaboratore di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, lo scorso 18 ottobre, avrebbe incontrato alcuni cittadini russi al fine di far giungere alla Lega 58 milioni di euro (65 milioni di dollari) a sostegno della campagna elettorale delle europee del maggio scorso. La legge italiana oggi vieta ai partiti di ricevere donazioni dall’estero, ma al momento del dialogo era possibile effettuarle tramite un cavillo, anche se con un limite massimo di centomila euro l’anno.

L’audio pubblicato da BuzzFeed




L’incontro del 18 ottobre

La pubblicazione di Buzzfeed, curata da Alberto Nardelli, consiste appunto della trascrizione completa dell’incontro e di alcuni frammenti audio che riguardano proprio l’accordo illegale, discusso all’Hotel Metropol di Mosca, mentre Salvini si trovava in visita nella città. I diretti interessati, Matteo Salvini e Gianluca Savoini, hanno già negato dicendo che nessuno ha mai preso un centesimo, senza però fornire altre spiegazioni in merito.

L’incontro riportato da Buzzfeed sarebbe durato un’ora e un quarto: mentre gli interlocutori russi definiscono Salvini il “Trump Europeo”, Savoini, con due italiani non identificati, cerca di parlare degli obiettivi della Lega e delle sue posizioni filorusse. Il contenuto della negoziazione illegale riguarda un‘importante società petrolifera russa. I sei uomini dicono che quest’ultima venderà nel corso del 2019 tre milioni di carburante all’ENI. I partecipanti all’incontro chiariscono che, attraverso una catena di intermediazioni e di ripetuti sconti a ogni passaggio, si verrà a creare un fondo nero per 58 milioni di euro. Un fondo e un coinvolgimento di cui però ENI ha negato l’esistenza, sottolineando l’assenza di accordi raggiunti in questa direzione.

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Il tweet di Nardelli di BuzzFeed che testimonia la protesta parlamentare relativa ai 49 e ai 65 milioni

Salvini e il misterioso incontro con il vice primo ministro russo

La chiacchierata ripresa da Buzzfeed prosegue puntando ai soli interessi della Lega, con Savoini che afferma che se i russi vorranno tenersi del denaro ulteriore per loro, questo non riguarderà la Lega. I russi, da parte loro, si incaricano di portare avanti la contrattazione, facendo presente che non hanno il potere di ultimare la negoziazione. I loro capi, direttamente nominati nella conversazione, sono infatti il vice primo ministro russo Kozok e l’imporante dirigente di partito Pligin. I due sarebbero stati incontrati a Mosca nello stesso periodo in cui è avvenuta la conversazione trascritta proprio da Matteo Salvini. Quest’ultimo dettaglio è stato scoperto da alcuni giornalisti e  l’interessato non ha mai smentito.

Chi è Gianluca Savoini





Per quanto riguarda Savoini, il protagonista dell’incontro, si tratta di una sorta di assistente di Matteo Salvini. Pur non ricoprendo ruoli di governo o di partito, dal 2014 accompagna l’attuale ministro dell’Interno nei suoi viaggi in Russia. In occasione poi della visita di Putin a Roma a inizio luglio, ha presenziato al ricevimento. Si definisce giornalista e sembra si occupi di impresa, lavorando soprattutto con la Russia, visto che ricopre anche la presidenza dell’Associazione Lombardia Russia. Quest’ultima, tramite i suoi social, condivide spesso contenuti filorussi poco o per nulla affidabili dal punto di vista della credibilità.

La Lega e Vladimir Putin

Putin in Italia a inizio luglio

La particolare intesa tra Vladimir Putin e la Lega non è un mistero per nessuno: solo la settimana scorsa il presidente russo in visita in Italia aveva elogiato Salvini, ricordando il sostegno della Lega contro le sanzioni in merito alle azioni in Ucraina nel 2014. Il particolare rapporto è allargato comunque a buona parte della destra nazionalista e radicale europea: il partito di Marine Le Pen ha ricevuto in passato 11 milioni di dollari da una banca russa, definiti come “prestito commerciale”.

Ma perché c’entra sempre la Russia?





La questione Buzzfeed però inizia ad assumere un profilo inquietante se si inquadra la vicenda all’interno delle recenti intrusioni russe nella vita e nella cronaca del nostro Paese. Solo qualche giorno fa, il sito russo VK è stato utilizzato da neofascisti vicini alla Lega. L’Ong Mediterranea ha poi denunciato un attacco hacker proprio da parte dei russi, che hanno cercato di impedire le donazioni tramite il sito. Da qualche tempo, poi, lontano dai riflettori e dai tweet di Matteo Salvini, si assiste ai cosiddetti sbarchi fantasma, che hanno spesso scafisti russi come attori principali: a gennaio cinquantuno curdi erano arrivati a Crotone con due scafisti russi di 25 e 43 anni.

Gli sbarchi fantasma

Un episodio simile è avvenuto poi a Otranto, nel 2017, quando novantuno migranti tra iraniani, pakistani e afghani erano giunti sulle nostre coste sempre con due scafisti russi. Episodi precedenti simili sono avvenuti inoltre a Ragusa, ancora a Otranto, a Brindisi, a Roccella Ionica, in Calabria, ad Augusta, a Siracusa: tutti hanno portato all’arresto di scafisti russi e di alcuni moldavi e ucraini. Gli sbarchi dei grandi barconi, che occupano le nostre cronache per giorni, sono in diminuzione, mentre crescono gli sbarchi fantasma. Le organizzazioni che hanno in mano il business sono spesso russe, georgiane, lettoni e moldave. 

Non da ultimo: la Russia in Libia

Sempre a proposito di migranti, ma non solo, la Russia sembra avere un ruolo (e un interesse) rilevante nella questione libica. Dopo la visita di Putin in Italia, il Cremlino ha contattato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, uno dei principali sostenitori del governo di Tripoli, ovvero il fronte avverso a quello di Haftar. La Russia si è poi impegnata per liberare sei cittadini turchi finiti nelle mani dei miliziani di Haftar. Agli occhi di Mosca però Haftar non sembra più un interlocutore privilegiato: l’obiettivo finale dei russi è infatti la stabilizzazione libica, per garantirsi il reingresso nelle commesse petrolifere, da cui è rimasta esclusa dal 2011. Qui entra in gioco l’Italia, che rappresenta per la Russia una sorta di burattino su cui esercitare la propria influenza: il nostro Paese rappresenta infatti ancora oggi il riferimento fondamentale per le trattative con le fazioni libiche.

Il gas

Questo si potrebbe tradurre nello sviluppo dei rapporti tra Gazprom ed Eni per l’accesso al gas libico, come già era avvenuto nel 2009. All’epoca le potenze occidentali inquadrarono l’operazione come un tentativo di imporre sull’Europa un asse del gas russo-libico-italiano. Da qui l’estrema cautela di Salvini sull’argomento Russia, settore energetico e Libia: meglio distogliere l’attenzione quindi indirizzando il pubblico reale e virtuale verso gli insulti alla Carola Rackete di turno.

Elisa Ghidini

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