Pier Ferdinando Casini, ex democristiano, successivamente alleato di Silvio Berlusconi nel centrodestra, è ormai candidato a Bologna, al Senato in un collegio uninominale per l’alleanza di centrosinistra imperniata sul PD. Un’operazione che ha subito infastidito sia i vertici del Partito democratico bolognese che i militanti e i simpatizzanti. In particolare quelli che provengono dal vecchio PCI.
Casini, infatti, non è mai stato un uomo di sinistra. Pur essendo in Parlamento da molto tempo, non ha alcuna intenzione di mollare la politica. Così ha preteso un collegio, considerato sicuro per il centrosinistra nella Bologna “rossa”, grazie al fatto che è un esponente di punta di un partito centrista alleato al Pd, la lista “Civica Popolare”. Intanto, sui social, si è scatenata l’ironia perché nel 2012, quando Matteo Renzi non era ancora segretario del Pd e aveva fama di grande “rottamatore”, aveva fatto stampare un manifesto con la scritta: “Se vince Renzi, no a casini”. Il significato era il seguente: se Renzi vincerà le primarie del Pd, no ad accordi con trasformisti della politica, come Casini e altri.
È un collegio sicuro?
La presenza di Casini potrebbe scatenare la reazione di Liberi e Uguali. Partito che in Emilia-Romagna ha tutta l’intenzione di candidare dei “big”, nell’intento di rendere difficile la vita al PD e ai suoi alleati.
Ad esempio Vasco Errani, ex presidente dell’Emilia Romagna per ben quindici anni, a lungo apprezzato dirigente del PD, è dato quasi per certo come candidato al Senato nel proporzionale, o addirittura nell’uninominale. Ciò implicherebbe trovarsi contro Casini a Bologna. In entrambi i casi, si profilerebbe un duello sanguinoso a sinistra, anche pericoloso se l’elettorato si dividesse fra i due.
Infatti, nell’uninominale vince chi prende anche solo un voto più degli altri concorrenti. Non a caso il leader della Lega Nord Matteo Salvini, ha reagito dichiarando pubblicamente che, data la presenza di Casini a Bologna, gli è venuta voglia di candidarsi nella città felsinea, seppure nel proporzionale al Senato. L’obiettivo: portare acqua alla causa del centrodestra, che potrebbe approfittare della contesa a sinistra. Insomma, fra i due litiganti il terzo potrebbe godere.
L’ultimo recentissimo sondaggio, commissionato da Forza Italia sull’Emilia Romagna, dà la Lega come partito più forte del centrodestra. Inoltre il centrodestra, come coalizione sarebbe in crescita rispetto alle regionali del 2014 con un 33%. Mentre il PD sarebbe nettamente sotto rispetto al 2014 con il 29%. Liberi e Uguali otterrebbe una discreta performance al 9%. E’ chiaro, sono solo sondaggi, ma stanno destando già forte preoccupazioni nel PD.
Massimo Mongardi